APRILE 2023 PAG. 12 - Assoporti, alla Fiera di Monaco progetto di sistema nazionale
Il cambio dei paradigmi geo-economici può aprire nuove prospettive di sviluppo per la portualità del Mediterraneo. In particolare per quella italiana, favorita da una geografia che la mette al centro dei flussi commerciali crescenti che passano da Suez. Ne è ben consapevole l’associazione che riunisce gli scali marittimi della penisola che ha scelto la Fiera di Monaco per presentare il proprio progetto di sistema nazionale. «Si tratta di uno degli appuntamenti dedicati alla logistica più importanti al mondo» conferma il presidente di Assoporti, Rodolfo Giampieri. «Al di là della presenza delle singole realtà regionali, ognuna impegnata a illustrare la sua realtà specifica, abbiamo reputato utile lanciare un messaggio comune e di sistema della portualità italiana che si presenta insieme anche con l’Agenzia ICE perché l’Italia, con tutti i suoi porti, è pronta a cogliere con grande decisione le nuove opportunità offerte dal mercato».
Come è cambiato in questi anni il quadro di riferimento del settore portuale?
La crescente centralità del Mediterraneo nell’economia globale è un dato di fatto. Pandemia, guerra in Ucraina, crisi energetica stanno contribuendo a modificare il corso della globalizzazione cambiando in un certo modo le regole del gioco. Si registra un accorciamento delle filiere logistiche. Le imprese vogliono riprendere il controllo delle varie fasi della produzione riscoprendo, rispetto al modello just in time, l’importanza delle scorte di magazzino. Si tratta di processi che devono essere assecondati con intelligenza, rendendoli meno difficoltosi. Questo significa che il nostro sistema logistico-portuale può senz’altro recuperare margini operativi all’interno del sistema di competizione internazionale.
Quale ruolo può giocare la portualità italiana in questo nuovo Mediterraneo?
In un certo senso siamo già attrezzati per affrontare la sfida. Non dimentichiamo che gli armatori italiani in settori strategici come il ro-ro e il ro-pax sono leader a livello mondiale mentre all’orizzonte si staglia il nuovo fronte importantissimo nella competizione globale del futuro rappresentato dall’Africa. La prossimità geografica con quest’area rende i collegamenti dai nostri porti essenziali non solo per l’interesse dell’Italia ma di tutto il continente.
Questo contesto imporrà anche un nuovo rapporto con i territori retroportuali?
Il discorso deve andare di pari passo con la consapevolezza dell’importanza della logistica per l’economia italiana. Dalle nostre banchine transita gran parte dell’import-export nazionale. In una filiera complessiva che vede i porti in una posizione di primo piano bisogna capire che le attività non si concludono solo con una nave che parte o arriva. Serve integrazione con i sistemi retroportuali, puntando sempre più alla ferrovia come elemento per raggiungere i mercati di destinazione, mentre logicamente la gomma è più protagonista per i mercati di prossimità . Questo discorso è ancora più importante se si considera che a differenza del Nord Europa l’Italia non vede la presenza di porti-nazione, tipo Anversa, Amburgo o Rotterdam, ma è caratterizzata da una distribuzione più diffusa lungo le sue coste, con realtà grandi e altre minori che convivono nello stesso sistema.
Gli elementi che possono contribuire a questo processo di rinnovamento?
L’informatizzazione, innanzitutto. Si tratta di una rivoluzione che porta con sé altri elementi di potenziale avanzamento. Non solo più velocità ed efficienza nelle fasi operative ma anche necessità di lavoro qualificato, presenza di giovani e maggior orientamento alla parità di genere. Apre uno scenario che di fatto trasforma alla radice il conetto classico di porto.
Quali le priorità che perseguirà l’associazione?
A livello europeo bisognerà lavorare per far capire la portata dei cambiamenti in atto e assorbire le naturali tensioni che ne possono derivare. L’obiettivo, in un quadro strategico che finora si è identificata quasi sempre con i modelli di sviluppo del Nord Europa, è favorire un riequilibrio dell’asse verso il Mediterraneo. L’altro, a livello nazionale, è favorire insieme al governo lo sviluppo di scelte di collaborazione reciproca tra i porti italiani, a favore dello sviluppo dell’intero sistema, evitando complicazioni che non fanno il bene della crescita economica che siamo chiamati a cogliere.