FEBBRAIO 2023 PAG. 23 - Trasformare i nostri scali in poli di sviluppo industriale
A partire dalla pandemia il mondo, anche quello della logistica, ha cominciato a correre. «Processi che precedentemente erano solo abbozzati e in via di definizione si sono imposti, anticipando i tempi. E l’Italia rischia di ritrovarsi fanalino di coda rispetto alle altre realtà europee per colpa del suo individualismo e della incapacità di fare sistema». Ne è convinto Andrea Giachero, presidente di Spediporto, che invoca un cambio di mentalità , e invita «a ragionare insieme non solo a livello associativo ma anche istituzionale, declinando il naturale campanilismo delle nostra tradizione storica in modo positivo».
Come riuscirci?
Senza negare la concorrenza, ovvio, ma collaborando, come hanno fatto in altri paesi, alla creazione di piattaforme comuni in grado di valorizzare il sistema nella sua interezza. Dopo anni oggettivamente complicati si stanno avviando iniziative importanti, prime tra tutte quelle previste dal PNRR, che possono darci la possibilità di rendere finalmente efficienti le nostre infrastrutture. Si tratta di un’occasione da non sprecare poiché possiamo mettere in campo oggi gli adeguamenti che abbiamo mancato negli anni precedenti. Un solo esempio riguardante i porti: è arrivato il momento, e ne abbiamo la possibilità concreta, di trasformare i nostri scali da mero luogo di transito della merce in poli di sviluppo industriale, anche in virtù delle novità operative apportate dalle nuove tecnologie.
In questo quadro su quali temi si concentrerà l’attività di Spediporto?
Abbiamo una serie di società controllate che stanno portando avanti iniziative che riteniamo fondamentali per poter interpretare al meglio le trasformazioni del futuro. Una di queste è Spediform il cui obiettivo è venire incontro alle difficoltà registrate dal mondo lavorativo a reperire nuove leve. La società intende colmare un vuoto proponendo percorsi formativi alle aziende che vogliono investire nella qualità del proprio personale. L’obiettivo è quello di attrarre i giovani verso una carriera da spendere nel nostro settore. Un altro progetto importante è Goas, consorzio partecipato da 21 aziende logistiche della Liguria che intende valorizzare il traffico cargo dell’aeroporto di Genova come elemento strategico per il tessuto industriale dell’area.
Quale ruolo potrebbe giocare l’infrastruttura portuale?
Il Piano Nazionale di settore ha promosso quello di Genova da aeroporto di interesse a aeroporto di prima fascia. Di fatto è stato riconosciuto implicitamente la sua valenza di riferimento per un territorio che pur nelle difficoltà morfologiche è posto in una posizione centrale per l’Europa: basta orientare una cartina del vecchio continente è tutto risulta più chiaro. In più abbiamo finalmente la possibilità di migliorare quelle infrastrutture di collegamento che andavano adeguate anni fa.
Cosa si aspetta dagli interventi in corso?
Ci sono in gioco il terzo Valico, la Gronda, il nodo ferroviario, il varco di Ponente, la diga, l’elettrificazione delle banchine e altro ancora. Tutte opere che possono promuovere il territorio sotto l’aspetto dell’industria logistica. Non sarà un processo facile da affrontare poiché le congestioni determinate dalle deficienze infrastrutturali per un certo periodo saranno accresciute dalle difficoltà dei lavori in corsi. Proprio per questo dobbiamo essere proattivi, non lamentarci e lavorare di concerto, cercando di capire che è iniziato un percorso virtuoso che dovrà essere portato a termine per il bene di tutti. In questo quadro diventerà essenziale sfruttare la possibilità offerta dalla zona logistica semplifica per cui stiamo ancora aspettando la nomina del commissario straordinario. È uno strumento che permetterà , anche attraverso l’interclusione della zona doganale, l’effetto reshoring. Abbiamo due milioni di metri quadri da poter mettere a servizio della portualità con dei collegamenti che prevedono i fast corridor: un’ottima occasione per decongestionare gli hub e creare nuovi flussi di operatività .
Red.Mar.