FEBBRAIO 2023 PAG. 21 - Un sistema logistico efficiente con regole altrettanto efficaci
Il ruolo della logistica come termometro dell’andamento dell’economia è messo a dura prova da uno scenario sempre più complicato e difficile da decifrare. «Fare previsioni anche di breve periodo con un conflitto in corso a poche centinaia di chilometri dai nostri confini e con l’emergere di una contrapposizione sempre più serrata tra Stati Uniti e Cina diventa arduo: gli ultimi mesi hanno dimostrato come minimi stress su alcuni asset strategici come il gas o il grano possono pesantemente incidere su tutti i pronostici che si possono fare con i pochi dati a disposizione». Ciò nonostante, Umberto Ruggerone, presidente di Assologistica, rispettando l’avvertenza di cui sopra, vede un 2023 in recupero. «Ad oggi assistiamo a numeri interessanti, non tutti omogenei ma che indicano una possibile ripresa dalla metà dell’anno».
Cosa bisognerà fare per facilitare questa possibile tendenza?
Corre l’obbligo di fare dell’Italia un paese più efficiente sotto l’aspetto della logistica e molto si sta già facendo grazie ai fondi messi a disposizione dal PNRR. Dal punto di vista strutturale, dalle ferrovie ai porti, vedo interventi importanti. Meno, mi sembra, si stia facendo sul tema delle normative. E un sistema infrastrutturale davvero competitivo ha bisogno anche di un sistema di regole altrettanto efficace per garantire accesso ed efficienza alla rete.
Il federalismo differenziato impatterà sul sistema logistico nel suo complesso?
Il sistema deve essere quanto il più possibile omogeneo. La storia ci insegna che le reti logistiche più efficienti sono state quelle che hanno uniformato al meglio le varie modalità operative. Altro tema è la necessità di assicurare a determinate realtà regionali una pianificazione più puntuale degli investimenti e l’allocazione delle risorse per favorire insediamenti logistici realmente al servizio delle richieste del mercato che dipendono, ovviamente, dalla produzione e dalla distribuzione a seconda della morfologia dei territori. Alcuni dati: in Italia ci sono 44 milioni di metri quadrati di magazzini per la logistica; 15 di questi sono nella sola Lombardia. Ora è chiaro ed evidente a tutti che se il 30% della logistica del nostro paese è in una sola regione e se il 78% delle merci che transitano nel porto di Genova hanno un’unica direttrice che è sempre la regione Lombardia, allora diventa chiara la necessità di politiche ad hoc di natura macro-regionale. È impensabile che le scelte strategiche sul futuro del terzo cluster logistico d’Europa siano lasciate alle competenze dei comuni.
Quale ruolo per la logistica italiana a livello internazionale nei prossimi anni?
Io credo che l’Italia debba riconoscere la sua funzione di propaggine all’interno di un mare che per tutta una serie di fattori sta tornando a giocare un ruolo centrale per l’economia globale. Ma la posizione geografica favorevole non basta, bisogna adeguare i servizi affinché non un singolo porto in particolare ma tutto il sistema degli scali italiani riesca a cogliere questa nuova opportunità . Ad esempio a livello doganale è stato fatto moltissimo ma bisogna mettere la merce in condizione di essere sbarcata dalle navi e trasbordata direttamente sui treni. Cosa che nei porti italiani capita molto raramente o in poche straordinarie realtà .
Più corridoi doganali?
Certo che si. Ma anche maggiore capacità di spostare merce dalle banchine ai retroporti o direttamente alla destinazione finale. I porti italiani hanno una straordinaria storia perché sono sorti su delle coste particolarmente complesse ed è chiaro che non possono avere gli spazi che hanno altre portualità nel mondo. Ecco, da qui deve partire la nostra sfida: la modernità di uno scalo si misura anche dalla sua capacità di spostare su ferro le sue merci e non mi sembra che tutte le realtà italiane siano adeguate sotto questo punto di vista.
Quale 2023 per Assologistica?
Punteremo sul lavoro, in tutte le sue sfaccettature. Regole, formazione, qualità e quantità del lavoro che la logistica può offrire al Paese. Ci focalizzeremo su questo tema anche perché il 46% delle aziende del cluster non riesce a reperire manodopera qualificata, intendo sia white collar sia blue collar, pur essendo l’unico settore che aumenta i dati occupazionali a due cifre.
M.D.C.