GENNAIO 2023 PAG. 32 - Il Costa Rica e l’appello a protezione dei fondali marini
Iniziano ad essere numerosi i Paesi interessati allo sfruttamento e al monitoraggio dei fondali marini e con l’avvio delle prime procedure legate all’attività estrattiva subacquea, il dibattito sulla tematica è in continua crescita. In occasione degli importantissimi lavori del sesto ciclo di consultazioni bilaterali tra Costa Rica ed Unione europea, svoltosi ad inizio dicembre e sulla base del Memorandum d’intensa firmato nel 2006, le autorità del Costa Rica hanno richiamato l’attenzione internazionale e della Comunità europea sulla protezione e tutela degli Oceani. Le consultazioni sono state un’occasione importante per affermare la volontà del Costa Rica di voler co-sponsorizzare con la Francia i lavori della III Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani nel 2025, lavorando ad un importantissimo evento che si terrà nel 2024 con i Paesi del Sud America, finalizzato a richiamare l’attenzione sulla tutela e sulla valorizzazione degli Oceani già nel corso della prossima riunione ministeriale sull’Ambiente per l’America Latina e i Caraibi dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), che si svolgerà il prossimo anno a San Josè.
L’azione internazionale del Costa Rica è incentrata sulla protezione dei fondali marini in aree internazionali, con il controllo delle attività minerarie subacquee e prestando attenzione sulla necessità di agire con cautela in merito alla Convenzione delle Nazioni Unite sulla Law of the Sea, applicando il Principio di Precauzione prima di approvare o adottare regolamenti e procedure che autorizzerebbero l’avvio della fase di monitoraggio per lo sfruttamento minerario sottomarino. I suggerimenti del Costa Rica sono stati analizzati anche durante la 27a sessione dell’Autorità dei fondali marini, svoltasi in estate a Kingston in Giamaica, e numerosi sono i Paesi che stanno seguendo e sostenendo l’azione del Paese. Il Costa Rica è da moltissimi anni un laboratorio innovativo di sperimentazione sociale e giuridica per la protezione dell’ambiente e per la valorizzazione economica sostenibile della propria biodiversità marina e terrestre. L’approvazione della Costituzione, che abolì l’esercito, consentì alle istituzioni di poter utilizzare molti fondi statali, ricavati dall’esportazione di caffè e banane, dedicandoli a rafforzare i programmi di istruzione, sanità, sicurezza urbana e conservazione della natura. Nella ricchissima fauna del Costa Rica, hanno particolare importanza le tartarughe marine, presenti con sei specie sulle sette esistenti al mondo.
Le istituzioni del Paese stanno dedicando molta attenzione alla futura gestione dell’Oceano e l’azione diplomatica segue tale visione. “Quattro paesi dell’America latina, dei tropici, hanno deciso di agire adesso e fare un primo passo per dimostrare che proteggere gli oceani è possibile”, dichiarò, nel novembre del 2021, l’allora presidente del Costa Rica, Carlos Alvarado Quesada. In tale occasione, il presidente del Costa Rica rilanciò alla comunità internazionale l’importanza politica del percorso intrapreso sul Corridoio marino del Pacifico tropicale orientale, con i governi di Panama, Ecuador e Colombia. A distanza di pochi mesi, il Paese torna a ricordare al mondo l’importanza degli oceani, in occasione dei lavori di preparazione della III Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani.
Il Costa Rica rimembra alla comunità internazionale che meno dell’1% del sottosuolo marino è stato monitorato e studiato e che non vi sono le condizioni scientifiche e le informazioni adeguate a procedere a nuove estrazioni senza valutare gli impatti sull’ecosistema marino e la tutela della biodiversità marina. La posizione del Costa Rica è condivisa dal Cile, dalla Spagna, dalla Nuova Zelanda, dalla Micronesia, dalle Fiji, dal Belgio, dai Paesi Bassi e dalla Francia.
Tale attivismo istituzionale risulta essenziale sui Paesi dell’Autorità internazionale dei fondali marini (ISA) che stanno negoziando un testo sovranazionale sul futuro minerario dei fondali marini. Attualmente, numerosi scienziati ribadiscono che le attività estrattive sottomarine presentano alti rischi. I veicoli per la raccolta emettono rumori e luci in un ambiente che normalmente è in completa oscurità e il dragaggio del fondo marino solleva nubi di sedimenti. Una delle principali questioni aperte ancora da definire è, infatti, fino a quali distanze le correnti delle profondità marine diffonderebbero tali nubi. Depositandosi nuovamente sul fondo, i sedimenti potrebbero soffocare le creature viventi che vivono anche molto lontano dall’area in cui si svolgono le operazioni. Finora sono quasi 700 gli scienziati marini e gli esperti di politiche di 44 Paesi ad aver firmato un appello che chiede di fermare tutte le attività estrattive fino a quando non sarà chiarito quali possono essere le conseguenze ecologiche. Decine di agenzie governative, nonché il Parlamento Europeo, supportano una moratoria, e diverse aziende produttrici, tra cui Ford, Samsung e Google, hanno dichiarato che non si riforniranno con i minerali recuperati dalle profondità marine.
Domenico Letizia