DICEMBRE 2022 PAG. 56 - Terminal Napoli, il salotto che si apre sul centro città
Cicli di pianificazione più brevi, navi caratterizzate da capienze maggiori, attenzione alle politiche ambientali. L’industria crocieristica è cambiata nell’ultimo biennio per i noti fattori esogeni. E questa trasformazione si riflette anche a terra, nell’attività dei terminal che devono gestire i flussi di passeggeri. Tra questi c’è anche il Terminal Napoli, che come spiega a PORTO&interporto il suo Ad, Tommaso Cognolato, rappresenta un unicum nel panorama nazionale: «Oltre alle navi da crociera, gestiamo nell’edificio storico della Stazione Marittima, il più grande centro congressi al centro della città, un albergo con 67 camere e un centro commerciale con 50 esercizi».
Qual è stato l’andamento dei traffici in questo 2022?
È stata una stagione di ripresa. Pur non raggiungendo ancora i livelli del 2019, con uno scostamento di circa il 30%, chiudiamo l’annata con 465 approdi e circa 1,1 milioni di passeggeri. La vera impennata nei numeri si è registrata a partire dai mesi di luglio e agosto con l’allentamento delle norme di sicurezza sanitaria. Fino a quel momento aveva prevalso l’incertezza dovuta all’evoluzione della pandemia e alle diverse misure sulla mobilità all’estero messe in campo dai vari Paesi. Venuti meno questi fattori, con un mercato americano favorito per un certo periodo dalla debolezza dell’euro sul dollaro, è prevalsa la voglia di ritornare ad una vita quanto il più possibile normale. A meno di crisi non pronosticabili il 2023 dovrebbe essere l’anno del recupero definitivo.
Come è cambiata l’industria crocieristica nel frattempo?
Complice anche l’instabilità geopolitica si sta registrando un diverso approccio sulla programmazione. I calendari prima venivano definiti con almeno un biennio di anticipo mentre oggi si sta ancora lavorando a quello dell’anno prossimo. Questo ovviamente rende i tempi strettissimi e fa venire meno i margini di flessibilità per eventuali modifiche degli itinerari. In questa situazione, paradossalmente, si può arrivare anche a negare richieste di attracco perché non ci sono posti a disposizione.
Rispetto a questo contesto quali saranno le risposte di Terminal Napoli?
Abbiamo confermato le linee di investimento su rafforzamento del personale e delle infrastrutture. La pandemia ha insegnato molto in termini di procedure da implementare: continueremo e intensificheremo la formazione dei nostri operatori in merito ai rapporti con i passeggeri e all’uso di tutta una serie di dispositivi di sicurezza sanitaria. Sul lato infrastrutturale perseguiamo un doppio obiettivo. Il primo riguarda la necessità di rendere più fruibile il terminal rispetto al sempre maggior numero di passeggeri ospitati dalle navi di nuova generazione. Sotto questo aspetto la sfida è poter gestire in piena efficienza e velocità gli enormi flussi nella transizione tra nave e porto. C’è poi l’aspetto della maggior efficienza sul piano energetico che affronteremo attraverso una radicale revisione e manutenzione degli impianti e il loro relativo adeguamento.
Siete interessati anche al cold ironing?
Senza dubbio. Abbiamo già intrapreso una interlocuzione con l’Autorità portuale e la società che dovrà occuparsene per discutere di tutte le questioni tecniche. Elettrificare le banchine non è un processo semplice, comporta la definizione di tutta una serie di passaggi, dall’ubicazione della cabina primaria alla selezione della fonte di energia che vanno attentamente vagliati. Come terminal siamo pienamente coinvolti nei tavoli tecnici per programmare un sistema che sia valido e funzionante sin da subito.
Come saranno le crociere nel futuro?
Considerando gli ordini nei cantieri navali è in atto una rivoluzione in termini di settorializzazione. In parole povere il segmento delle unità medie, quelle attorno ai 3mila passeggeri, è destinato a scomparire, sostituito da navi “mass market”, in grado di ospitare fino a 6mila persone, e “luxury” o “extra luxury”, fino a un massimo di 1.500. Dal punto di vista dell’esperienza turistica sta cambiando anche l’approccio alla fruizione dei territori. I turisti sono interessati a un contatto più stretto con la vera cultura e lo “stile di vita” del posto che si visita. Napoli, a differenza di altre grandi realtà turistiche italiane, si offre in modo quasi naturale a questo tipo di tendenza. Girare nel centro storico, poter guardare direttamente gli artigiani in azione, si tratti di preparazione della pizza o di pastori del presepe, permette di soddisfare questa domanda. Ovviamente anche le strutture come terminal e porto devono adeguarsi. La sfida è di smettere i panni del non-luogo, di mera funzione di passaggio.
Come riuscirci?
Il primo passo è rendere più fluido il passaggio tra porto e città. È questo il tema dei prossimi anni che potrà trovare una soluzione concreta con il completamento dei lavori della metropolitana. A quel punto una parte del traffico sarà assorbito rendendo più semplice l’afflusso e il deflusso dall’area portuale e mettendo all’angolo qualsiasi residua tentazione di considerare lo scalo come “parcheggio” delle città. In quest’ottica anche le nuove tecnologie potrebbero rendere più razionale il processo. Intanto, dal prossimo gennaio passeremo alla completa digitalizzazione dei dati per chi accede al terminal. Un ulteriore passo per garantire sicurezza e velocità nelle operazioni.
Quindi, quale ruolo per la Stazione Marittima rispetto alla città?
La vera posta in gioco è completare il progetto originario di Bazzani che concepì la struttura nel 1936 come cerniera tra contesto urbano e chi arriva via mare; come quinta per la grande piazza che insiste su Palazzo S. Giacomo. L’obiettivo è creare uno spazio di transizione tra gli elementi liquido e solido fruibile per i turisti e per i cittadini napoletani. La Stazione Marittima, al pari dell’aeroporto e della stazione ferroviaria non è solo uno dei principali luoghi di ingresso in città ma il punto di contatto con una cultura e una realtà che vanno vissute nella loro concretezza.
Anche il molo S. Vincenzo potrebbe rientrare in questa visione?
Certamente si. Bisognerà perseguire lungo il percorso seguito finora nell’ottica di una sua restituzione ai napoletani e ai turisti. Ci sarà molto da lavorare, nel reciproco rispetto dei ruoli, per garantirne la piena fruibilità. L’idea guida dovrebbe essere quella della piena valorizzazione dei monumenti cui va restituito un ruolo attivo nella vita delle città. Insieme alla nuova stazione del Beverello, alla metropolitana e alla Stazione Marittima si sta configurando un nuovo polo attrattivo per Napoli. Da parte nostra, sul medio termine stiamo lavorando con l’ente portuale per ottimizzare e aumentare la capacità ricettiva dell’area. Non posso sbilanciarmi ma a breve ci saranno novità al riguardo. Punteremo a dare una motivazione in più per venirci a visitare.