DICEMBRE 2022 PAG. 46 - Per il rilancio necessarie semplificazioni amministrative
Guardando a quelli che saranno gli importanti investimenti che il Governo italiano pare intenzionato a confermare nel settore delle infrastrutture, ed ai progetti delle Autorità di Sistema Portuale, per rendere più competitivi ed appetibili i nostri scali merce, l’Italia parrebbe intenzionata a giocare seriamente la partita della logistica e del trasporto in chiave europea.
Vi sono però alcuni aspetti che non possono essere sottovalutati e che potrebbero mettere a repentaglio l’effettiva efficacia dei tanti miliardi messi a disposizione, per ora solo sulla carta, al fine di adeguare il nostro Paese a livello infrastrutturale e tecnologico a quello dei più avanzati competitors europei, principalmente concentrati nel Nord Europa, ma non solo, pensiamo per esempio a quello che stanno facendo Spagna e Polonia.
Tra i temi che dovranno necessariamente essere affrontati vi è senza dubbio quello delle semplificazioni normative e delle risorse umane destinate a ricoprire ruoli di controllo nei porti ed aeroporti. Pare impossibile ma proprio le riforme che dovrebbero essere più semplici da attuare, quelle a cosiddetto “costo zero”, sembrano quelle più difficili da portare a compimento, spesso incagliate in giochi di potere tra alte dirigenze dello Stato.
Pensiamo alla tanto attesa semplificazione del codice degli appalti, tante volte annunciata ma sempre rinviata o realizzata solo parzialmente. Pensiamo a tutte le procedure di autorizzazioni amministrative di tipo paesaggistico ed ambientale che spesso impiegano anni per essere portate a compimento. Pensiamo alla miopia legislativa, specialmente in chiave fiscale, che ha reso il nostro paese uno dei più temuti ed ostili a favorire nuovi investimenti. Non si può immaginare che in un Paese come il nostro, che ha sperperato per decenni risorse economiche, senza saper seriamente programmare e progettare il proprio futuro, si rifaccia ora sulle piccole e medie imprese per recuperare quelle risorse economiche che servono a rifondare la nostra economia.
In questo contesto generale è inserito un settore, quello della logistica e del trasporto, che vive, al pari di altri, una fortissima competizione internazionale basata fondamentalmente proprio sulle semplificazioni amministrative e sul dare fiducia alle imprese serie. Guardiamo per esempio alla introduzione nel nostro contesto legislativo delle Zone Economiche Speciali e delle Zone Logistiche Semplificate. In molti casi ancora solo sulla carta come nel caso di Genova, in altre già formalizzate ma spesso affidate a soggetti senza specifica competenza ed avulse da veri progetti strategici di tipo portuale ed industriale, rischiano di trasformarsi in un flop legislativo. Una vera assurdità , una sorta di bestemmia economica in un momento in cui il nearshoring post covid sta aprendo i mercati europei a riconquistare parte della filiera produttiva che fino a poco tempo fa guardava all’Asia per produrre a basso costo. Ecco perché le categorie e gli operatori devono a questo punto, con un Governo che si dice aperto al confronto, avere il coraggio di dire le cose come stanno e di battere i pugni sul tavolo per pretendere quella attenzione che nel passato, molto spesso, è mancata.
Tra i tanti disagi che il nostro comparto vive a livello di efficienza dei servizi vi è quello legato al ciclo dei controlli. In tutta Italia le carenze del personale Sanitario, Veterinario e molto spesso doganale stanno rendendo costosissimo alla merce sbarcare in Italia. Il nostro legislatore deve rendersi conto che non esistono solo i costi industriali che devono essere tenuti sotto controllo e, possibilmente, contenuti ma vi sono anche quelli ai servizi alla merce. Qui si gioca una partita importantissima di cui non vi è consapevolezza. Abbiamo porti in Italia che movimentano centinaia di migliaia di contenitori, che operano migliaia di controlli con forze ridotte allo zero. I pochi concorsi che si fanno, a livello nazionale, sono tarati su necessità più di tipo politico che sulle reali esigenze delle periferie dove, per l’appunto, si trovano porti, aeroporti ed interporti. Parlando per Genova, realtà che conosco bene, qui vengono fatti oltre il 33% dei controlli nazionali di tipo veterinario e sanitario sulle merci con personale che è stato ridotto all’osso ed una pianta organica del 50% inferiore a quella prevista. Situazioni similari sono presenti in tutta Italia, ma il Ministero della Salute pare non sentirci. Una enorme assurdità che porterà il nostro comparto a vedere sparire, a vantaggio di altri scali nel Mediterraneo molte tipologie merceologiche.
Deve esservi consapevolezza, ma questa dipende da noi operatori, da parte del decisore pubblico che non basta prevedere importanti finanziamenti per garantirne la piena redditività industriale e commerciale, non può esistere un vero piano di rilancio strategico del nostro settore senza una particolare attenzione al tema delle semplificazioni amministrative, abbattiamo il muro della inutile burocrazia, sfrondiamo i nostri codici, apriamoci ad una riforma strutturale della Pubblica Amministrazione che porti efficienza.