OTTOBRE 2022 PAG. 16 - Nuove norme per il sistema interportuale italiano
«Al sostegno finanziario che in questi anni non è mancato va aggiunto ora un diverso ordinamento normativo». Parte da qui l’analisi sullo sviluppo futuro del sistema interportuale italiano di Matteo Gasparato, presidente di UIR – Unione Interporti Riuniti e dell’Interporto di Verona, a margine dei dibattiti pubblici che si sono susseguiti al recente Green Logistic Expo. «C’è un tema, legato alle complicate trafile burocratiche che oggettivamente frenano lo sviluppo del settore, che va affrontato in modo organico: penso che un inquadramento della figura giuridica dell’interporto potrebbe contribuire a sbloccare la situazione».
Quali sono i principali ostacoli di cui parla?
La questione urbanistica è senza dubbio la più delicata. Non essendo soggetti dotati di potestà normativa, a differenza delle autorità portuali, i vari interporti sono costretti ogni volta a sottoporsi ad una trafila amministrativa che riguarda comuni, provincie e regioni, con i relativi piani territoriali di competenza e l’assoggettamento a tutte le autorizzazioni che ne discendono. Senza dimenticare le difficoltà che emergono sulle questioni legate alla prevenzione, si pensi al rapporto con i Vigili del Fuoco, e alle tassazioni locali. Portiamo avanti questa battaglia da almeno un ventennio: le leggi esistenti sono datate e la stessa riforma portuale che stabilisce un coordinamento tra porti e retroporti sotto la regia della AdSP è lacunosa in merito alle modalità di applicazione. Dal nostro punto di vista un inquadramento nazionale degli interporti semplificherebbe tutti questi processi.
Come UIR quali sono le altre priorità che state perseguendo?
L’associazione sta portando avanti un importante sforzo di assistenza agli interporti per portare a termine quelle opere infrastrutturali necessarie per assicurare la competitività sul mercato. I recenti potenziamenti delle strutture di Padova e quella prevista per Verona ne sono un esempio virtuoso. In generale, i temi su cui siamo principalmente impegnati riguardano il miglioramento degli accessi stradali, la digitalizzazione delle operazioni, essenziale per garantire una operatività quanto mai più fluida, la realizzazione di spazi attrezzati per l’autotrasporto, con particolare attenzione al lato della sicurezza.
Per quanto riguarda sostenibilità ed energia?
La scorsa primavera abbiamo presentato un rapporto con Nomisma frutto di un lungo lavoro di analisi svolto su questi temi. Possiamo dire di essere stati dei precursori. Da anni stiamo portando avanti un impegno importante nella promozione di carburanti alternativi come il GNL e l’idrogeno. Inoltre, siamo fortemente impegnati a interloquire con operatori economici e istituzioni nel perseguimento di tutte le strategie per abbattere i costi esterni legati al trasporto.
Quali novità dall’Interporto di Verona?
Una importante riguarda l’aggiudicazione di un progetto europeo denominato “Veneto Intermodal”, in collaborazione con Regione e AdSP di Venezia, che ci permetterà di finanziare quasi completamente la progettazione del quarto modulo ferroviario. Con quest’ultimo Verona potrà organizzare finalmente convogli con standard europei da 750 metri. Gli altri impegni riguardano la sicurezza nei parcheggi, la riorganizzazione dei dati nel cloud, il rifacimento della fibra. A breve sarà possibile sviluppare un’area da 1,5 milioni di metri quadri su cui insedieremo attività logistica. Il termine di un lungo processo di cui si parla dalla fine degli anni settanta.
Come procede l’attività di Zailog?
Posso considerarla, anche con un po’ di orgoglio personale, uno dei nostri fiori all’occhiello. L’idea di creare una società dedicata allo studio dei bandi europei si è rivelata vincente. Siamo riusciti a sviluppare competenze strategiche fondamentali che ci hanno permesso di attingere a risorse che spesso in Italia non si riescono a sfruttare. Tanto che stiamo collaborando con altre realtà importanti del nostro sistema interportuale come supporto.
G.G.