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NOVEMBRE 2022 PAG. 30 - Italia ed Eu devono proiettarsi sul mare per il proprio destino

 


Nonostante la crisi dei noli, quella dei container, l’energetica e per finire quella determinata dal conflitto in corso in Europa lo scambio internazionale continuerebbe a crescere come riportato dai dati del nono rapporto “Italian Maritime Economy” presentato recentemente da SRM. Una realtà che non ha certo dell’incredibile se si considera la necessità di approvvigionamento delle nazioni e dei complessi industriali che di fatto hanno reso i processi di marittimizzazione il cuore pulsante del sistema economico internazionale. In questo quadro, che muta rapidamente a causa di molteplici fattori, l’elemento marittimo e navale diviene il centro nevralgico del sistema, capace non solo di articolarsi e svilupparsi autonomamente, ma anche di esercitare grandissime pressioni su nazioni, organizzazioni internazionali ed interi continenti. Proprio la dimensione navale e marittima ed il conseguente retroterra terrestre delle reti logistiche interconnesse consentono la realizzazione di pressioni fortissime sia in ambito di Soft Power che di Hard Power. In questa dimensione il nostro Mediterraneo si conferma Mare strategico d’importanza oceanica capace non solo di essere il trait de union tra Atlantico e Indo Pacifico, ma anche realtà economica preponderante visto il continuo incremento del tasso di scambio capace di risultati superiori a quello dei più blasonati oceani. Per tali motivi si comprende come tutte le nazioni emergenti abbiano grandi interessi e mire nel Mare tra le Terre. Infatti non è certo un caso che Cina, Turchia e Russia già da diversi anni e ben prima dei nuovi lavori di Suez abbiano cercato di potenziare la propria proiezione navale e logistica nell’antico mare. In fondo se ci si sofferma ad analizzare l’attuale cartina geografica mediterranea ci si rende conto che proprio la logistica e il suo sviluppo consente di cambiare la proiezione geografica, geoeconomica e geopolitica del Mediterraneo. Non è certo questo il luogo preposto per soffermarsi a spiegare meglio questo fenomeno che comunque rimandiamo allo studio comparso nel mese di settembre su Rivista Marittima, ma ci si limiterà ad ricordare cosa ha detto il geopolitico Parrag Khanna secondo il quale la forza (politica ed economica n.d.r.) di una nazione è determinata dalla sua capacità di connessione. Ebbene queste interconnessioni logistiche indubbiamente mutano i valori geopolitici dei luoghi. Per cui nonostante la crisi dei noli, dei container, la guerra russo-ucraina il Mediterraneo rimane e continua ad essere il luogo del desiderio delle potenze emergenti e di quelle dominanti per accrescere la loro proiezione o per consolidarla. Allora si comprende come anche il Mar Nero, quello Rosso e porzioni dell’Oceano Indiano e Atlantico divengano sia parte che proiezione del piccolo Mediterraneo centro strategico oltre che tattico di qualsiasi strategia talassocratica. Non è certo un caso che il disegno energetico russo da baltico si sia dovuto tramutare repentinamente in mediterraneo grazie al graditissimo aiuto offerto dall’amico turco (sull’argomento si veda l’articolo sempre su Porto&Interporto di gennaio 2020) che con la sproporzionata richiesta di ZEE turco-libica ha di fatto interrotto la realizzazione del progetto EastMed capace da solo di fornire quel NGL indispensabile per controbilanciare l’offerta russa. Un gasdotto che avrebbe comunque rilanciato il ruolo italiano non solo in ambito europeo, ma più genericamente internazionale poiché proprio il mezzogiorno italiano avrebbe avuto il ruolo di rigassificatore europeo. Naturalmente questo sarà possibile non solo grazie alla realizzazione del suddetto gasdotto che parrebbe aver ripreso i lavori di realizzazione, ma anche e soprattutto grazie allo sviluppo di una coerente e strategica rete logistica nazionale che veda proprio nel mare, nei suoi porti e nelle reti ad essi collegati il perno della ripresa economica, sociale, ma soprattutto geopolitica. È del tutto evidente che chi controlla il mare e il suo commercio è chiamato ad incidere nelle sorti del mondo. Ora naturalmente non si può non registrare la parcellizzazione del settore marittimo e navale nazionale un dato in totale controtendenza con ciò che accade nel mondo visto i continui raggruppamenti nei vari settori. Per cui per rilanciare il ruolo economico nazionale oltre a dover inevitabilmente partire dal nostro mezzogiorno bisognerà accorpare, raggruppare i tanti settori che si sono sino ad ora mantenuti in una sorta di limbo a comparti stagni. Una necessità ineluttabile che però adesso diviene possibile grazie alla realizzazione del Ministero del Mare il quale avrà nel lungo periodo non solo il ruolo e lo scopo di accorpare a se le antiche peculiarità del compianto Ministero della Marina Mercantile, ma che dovrà essere il perno per il rilancio economico e politico del Belpaese. In questo quadro tutto il settore verrà chiamato a prestare il proprio indispensabile contributo in primis proprio quegli expertise che dovranno formare la classe dirigente nazionale la quale storicamente è sempre stata molto lontana dalle logiche talassocratiche come ben delineato dal pregevole lavoro di Marco Valle, Patria Senza Mare, edito da Sings Book e uscito quest’anno. Il ruolo marittimo e navale nazionale sarà anche indispensabile per fornire all’Ue quell’esperienza e cultura imprescindibile per dotarsi anch’essa di un super Ministero del Mare comunitario poiché è chiaro che se l’Europa non si deciderà a proiettare la propria dimensione attraverso i mari e gli oceani rimarrà una realtà secondaria del destino del mondo senza avere la possibilità d’incidere concretamente. Per far ciò gli Stati nazione dovranno abbandonare il secolare egoismo per finalmente proiettarsi in una dimensione veramente europea. In fondo parafrasando proprio il lavoro dell’amico Valle potremmo definire l’Ue una comunità senza mare e quindi per chi scrive anche senza destino. Ci si prospetta una grande opportunità, ma per coglierla tutti dovremo portare il nostro prezioso contributo di competenza e professionalità.

Alessandro Mazzetti


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