AGOSTO 2022 PAG. 15 - Commercio mondiale, l’Italia tra i Paesi più performanti
Nel 2022 la crescita del commercio mondiale a prezzi costanti è prevista al 2,1%, inferiore al 5.6% previsto nello scenario precedente l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. È quanto emerge dal “XIX Rapporto: Evoluzione del commercio con l’estero per aree e settori” realizzato da ICE Agenzia in collaborazione con Prometeia.
“La produzione e il commercio internazionali – si legge nel rapporto – hanno pienamente recuperato nel 2021 e i flussi del commercio internazionale hanno superato i livelli pre-Covid, per quanto l’impatto della pandemia e la successiva ripresa siano stati diversi tra settori e paesi, con l’Italia tra i Paesi più performanti. Il 2022 ha poi posto una nuova sfida per l’economia globale, un conflitto che mette a repentaglio prima di tutto vite umane, ma anche crescita ed equilibri geopolitici di medio termine. A questo è attribuibile il rallentamento delle stime di crescita in volume delle importazioni nel mondo”.
Per quanto riguarda i mercati, il tasso d’incremento più sostenuto nel 2022 si avrà negli emergenti asiatici, le cui importazioni sono stimate in crescita del 6%. Le attese sono relativamente positive anche per i paesi MENA e per quelli dell’Africa meridionale, le cui importazioni cresceranno nell’anno in corso rispettivamente del 4,2 e del 3,8% per poi accelerare ulteriormente nell’anno successivo. Tassi d’incremento intorno al 4% sono stimati anche per l’area Nord America, Oceania, Israele (+3,7%) e per l’America latina (+4,1%). Sarà infatti meno impattata dallo shock energetico la domanda di import del Nord America, potendo contare su una maggior resilienza grazie all’indipendenza energetica raggiunta nell’ultimo decennio.
Tra le altre aree, quelle dell’euro e degli altri paesi europei, stabile la prima e in leggera crescita la seconda, sono relativamente le più penalizzate per via dell’impatto dello shock energetico sul potere d’acquisto di imprese e consumatori e della maggior esposizione diretta ai paesi in confitto.
La contrazione più ampia è relativa ai paesi Emergenti europei, che includono il mercato russo (previsto in riduzione del -22,7%) e quello ucraino (per cui la stima dell’involontaria caduta della domanda è del -27,0%). Il contributo più importante alla crescita delle importazioni mondiali continuerà in ogni caso a provenire da Stati Uniti e Cina, la domanda addizionale dei quali peserà per circa il 30% dell’incremento totale.
“I prossimi anni potrebbero essere importanti per una ridefinizione delle dinamiche di internazionalizzazione delle imprese più colpite, il cui andamento sarà guidato da fattori economici e geografici. Nuovi equilibri negli scambi internazionali, con filiere più corte, o caratterizzate da specifiche affinità, potranno delinearsi rafforzando il sistema produttivo nazionale”.
Con un tasso di crescita reale del commercio internazionale che resta positivo, per gli esportatori italiani il 2022 si prospetta dunque un anno di ulteriore sviluppo sui mercati esteri, per quanto in un quadro di cambiamenti dovuti a fattori esogeni al mercato, ma anche un’opportunità per riorientare parte dei flussi, diversificare i mercati di sbocco e innovare l’offerta, tenendo conto delle grandi sfide che guideranno la crescita nei prossimi anni: salute, green e digitale.
La sfida per ciascuna impresa sarà quella di trovare le aree più compatibili al proprio modello, a partire verosimilmente da quelle più vicine, perché più accessibili e meno interessate da tensioni. Ritorna uno scenario più volte evocato nelle diverse fasi della globalizzazione, quello di un commercio internazionale comunque intenso perché ormai imprescindibile per l’interconnessione dei vari sistemi produttivi nazionali, ma allo stesso tempo organizzato lungo filiere più corte e selettive; uno scenario di blocchi regionali organizzati anche in funzione di alleanze politiche e affinità culturali tra i partner. I nuovi equilibri geopolitici nei rapporti di scambio possono rappresentare oggi il banco di prova delle imprese per mettere a terra su mercati più congeniali e stabili la loro offerta di innovazione collegata alle mega-transizioni in corso.