LUGLIO 2022 PAG. 54 - FOCUS PESCA
IL MEDITERRANEO NUOVO CENTRO DI SVILUPPO DA VALORIZZARE, PRESERVARE E PROTEGGERE
di Alessandro Mazzetti
Il Mare ha sempre rappresentato un fattore di sviluppo, d’aggregazione e di confronto oltre che naturale trait de union tra i vari popoli. Naturalmente a questa realtà storica non si sottrae il Mediterraneo che proprio per le sue caratteristiche e peculiarità uniche diviene uno dei mari più importanti del mondo sin dagli albori. In fondo l’indizio principale lo ritroviamo proprio nel suo nome: “Mediterraneo”, ossia mare tra le terre. Un distesa d’acqua così vasta capace di accludere a se gli altri mari che lo costituiscono come l’Adriatico, lo Ionio, il Ligure, il Tirreno, l’Egeo, insomma dal Mar di Alborán a quello di Levante.
Una lunga striscia d’acqua capace di collegare ben tre continenti tra loro: Europa, Asia e Africa. La ricchezza di corsi d’acqua dolce, il clima mite e temperato, la ricchezza di colture a ridosso delle coste ha fatto sì che molti popoli dell’entroterra si riversassero lungo le sue antiche sponde. Tutti i più importanti imperi dell’antichità dovettero garantirsi non solo lo sbocco al Mediterraneo, ma almeno il suo parziale controllo. Per cui il mare ha sempre rappresentato una continua fonte di sviluppo complessivo ben lontana dalla mera sussistenza alimentare.
Oltre alla pesca il Mediterraneo è stato anche da sempre la principale via di confronto con diverse nazioni e culture, acceleratore commerciale e quindi di sviluppo sociale ed economico. In fondo non è certo un segreto constatare che le città più ricche e più floride sono proprio quelle con accesso anche se indiretto al mare. Proprio la creazione di porti consentiva un più rapido sviluppo complessivo poiché cerniera tra terra e acqua. Grazie alla pesca le città marinare mediterranee avevano maggiori possibilità di sopravvivenza anche durante lunghe e non rare carestie. In pratica potremmo riscrivere la storia dei popoli semplicemente studiandone le città marittime, i loro porti, i loro collegamenti e le loro tradizioni.
Oggi il mare è divenuto il centro pulsante economico mondiale poiché nell’attuale società , non definibile più come Neo-Liberista, ma più propriamente post-neo- liberista visto i grandi stravolgimenti avvenuti con i recenti lavori di Suez, la percorribilità delle rotte artiche e le poderose accelerazioni storiche, economiche e geopolitiche, il commercio è il cuore di questo sistema nel quale le merci si spostano per oltre l’80% per via mare. Perciò non sorprende che questo secolo oltre ad essere dedicato alla Green Economy è stato soprannominato anche il secolo della Blue Economy.
Infatti ad una più attenta analisi ci si accorge che è praticamente impossibile scindere l’elemento green da quello economico, poiché sono praticamente costretti a viaggiare a braccetto. Proprio l’importanza storica, economica, politica del mare costringe l’occidente e non solo ad una maggiore attenzione sui nuovi sistemi propulsivi con capacità meno inquinanti. In fondo è assolutamente logico cercare di preservare al meglio una risorsa così preziosa come il Mare che, come detto, è fonte di sviluppo sociale economico e tecnologico. Proprio per questo rimane persistente l’idea per gli stati rivieraschi del Mediterraneo di farne un parco marino, naturalmente non impedendone la pesca, mestiere antico e fonte di reddito e sviluppo da più di 5000 anni. Anzi se ci soffermiamo a leggere la cartina geografica dell’Europa e dei suoi mari con gli occhi dello storico, ci si accorge che proprio questi con i suoi porti hanno costituito le prime vere ed importanti reti di comunicazioni tra gli Stati.
Infatti, se il Mediterraneo per secoli ha unito gli stati del sud Europa all’Asia e all’Africa, l’Oceano Atlantico e il Mar Baltico hanno unito tutte quelle realtà politiche ed economiche che andavano dalla penisola Iberica alla Scandinavia. Infondo le Repubbliche Marinare italiane e la Lega Anseatica ne sono una riprova. Per cui proprio attraverso questa preziosa risorsa potremmo riscrivere una nuova storia dell’Unione europea. In fondo è bene ricordare che la bandiera della marina mercantile della Gran Bretagna non è altra che quella di Genova. Oltre a poter riscrivere la storia comunitaria attraverso i suoi porti e i suoi mari oggi potremmo addirittura pensare ad una politica estera comunitaria basata non più su parametri tradizionali, ma utilizzando proprio la sua proiezione navale e marittima. Una politica estera europea suddivisa quindi per mari, ossia: mediterranea, atlantica e baltica.
Anche la pesca ci consente di cogliere, pur nelle sue differenze tratti di continuità storica, politica ed economica, come l’esempio dello stoccafisso nordico e del baccalà meridionale. Pesci praticamente identici fondamentali per la sussistenza ed il commercio della popolazione europea diversificati nella sostanza solo dal processo di conservazione. Per cui si comprende come sia essenziale in ambito comunitario iniziare a ragionare seriamente su tali ambiti così centrali come la blue e la green economy, non solo in senso strumentale, ma anche e soprattutto come possibili linee guida per rilanciare il progetto Europa proprio partendo da quel settore, ossia la pesca, che ha la peculiarità di essere un naturale collante storico con la sua tradizione, ma anche un’importante linea di sviluppo economico e tecnologico.
Naturalmente quando parliamo del settore pesca non ci riferisce solo a quella tradizionale fatta di barche e reti, ma in senso più ampio si considera anche le saline, la pesca del corallo e delle spugne. Il rapporto sviluppo tecnologico, quello economico e quello sociale sono assolutamente inscindibili dal concetto di mare e quindi di un sistema realmente sostenibile in senso ambientale. Un esempio su tutto lo possiamo ritrovare anche in campo medico scientifico. Infatti con il progredire della tecnologia si è riusciti a giungere a profondità inimmaginabili sino a qualche tempo fa dove sono state scoperte delle molecole inesistenti sulla terra emersa con cui si stanno studiando una serie di nuovi antibiotici. Anche in questo quadro di lettura si comprende come un più corretto sviluppo tecnologico maggiormente interessato a preservare il mondo mare sia una strada obbligata.
Anche la transizione energetica va nella stessa direzione. Infatti ultimamente si stanno sviluppando dei sistemi a propulsione elettrica che comunque al momento presentano ancora alcune difficoltà e complessità , ma oramai questa strada è aperta e bisognerà aspettare solo alcuni decenni perché si possa escludere dal processo il litio. Attualmente pur conservando il sistema dei motori endotermici si è provveduto ad impiegare massivamente il Natural Gas Liquid con interessantissimi risultati. In primis la combustione a gas consente sostanzialmente le stesse prestazione del più antico motore a diesel, in secundis questo nuovo sistema produce una quantità assai inferiore di CO2.
La transizione energetica ha oramai preso vita anche se ci vorranno ancora molti anni per vederla completata, ma i primi risultati sono assolutamente incoraggianti. Nel frattempo il vasto impiego del NGL (Natural Gas Liquid) è un buon compromesso visto il basso impatto ambientale.
Naturalmente la transizione energetica non si può consumare in pochi anni essa è storicamente un processo lungo che abbisogna di diversi lustri, ma già i primi risultati sono notevolmente interessanti e fanno molto ben sperare. Per cui sembrerebbe per quanto detto difficile pensare ad un futuro europeo senza ragionare seriamente di pesca di blue e green economy poiché tali questioni sono inscindibili tra loro. La pesca proprio come antica arte o se vogliamo mestiere ha insito in se taluni aspetti che legano inscindibilmente il passato al futuro ed è proprio a quest’ultimo si dovrà pensare con eccezionale attenzione a causa anche delle trasformazioni in corso in ambito del diritto internazionale come la realizzazione delle ZEE (Zone Economiche Esclusive) previste sin dall’accordo di Montego Bay del 1982, ma che solo recentemente si è iniziato ad attuare. Infatti è più che ragionevole pensare che le aree di pesca verranno incluse nelle suddette ZEE, per cui bisognerà fare attenzione a cercare di tutelare la pesca anche in queste zone.
Naturalmente parlando di mare non si può non constatare che proprio per la sua importanza e complessità rappresenta opportunità economiche imprescindibili divenendo il centro degli interessi di tutti gli operatori economici più importanti. Bisognerà quindi pensare a creare delle sinergie strategiche di questo articolatissimo mondo capace di valorizzare, preservare e proteggere il suo ecosistema attraverso un serio sviluppo di idee concrete ed ecosostenibili pur rilanciando lo sviluppo tecnologico e la crescita economica. In questo quadro i mari europei, ma a maggior ragione proprio il Mediterraneo che come detto ha la grande capacità di unire non solo l’Europa all’Asia e all’Africa, ma anche l’Atlantico all’Indo-Pacifico, assumono un’importanza strategica in linea con gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Essere al passo coi tempi diviene elemento imprescindibile per essere competitivi nel mercato mondo da un lato e di coesione europea dall’altro. In questa chiave di lettura l’elemento mare con la sua pesca, le blue e la green economy divengono pilastri fondamentali per la futura politica di sviluppo e di coesione europea tramutandosi in fattori di sviluppo per tutti gli operatori pubblici e privati che vedono in questa possibilità / necessità la via per un reale rafforzamento della crescita commerciale, tecnologica ed economica di interi settori.
Bisognerà creare delle sinergie strategiche capaci di valorizzare, preservare e proteggere l’ecosistema mare attraverso un serio sviluppo rilanciando lo sviluppo tecnologico e la crescita economica. In questo quadro i mari europei a maggior ragione il Mediterraneo, che come detto ha la grande capacità di unire non solo l’Europa all’Asia e all’Africa, ma anche l’Atlantico all’Indo-Pacifico, assumono un’importanza strategica in linea con gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Quindi il mare con la sua pesca, la blue e la green economy divengono pilastri fondamentali per la futura politica di sviluppo e di coesione europea.
Una coerente rete logistica chiuderebbe un quadro così complesso ed articolato, ma imprescindibile per il nostro futuro, soprattutto ora che i tassi di crescita degli scambi commerciali rilanciano con forza il Mar Mediterraneo che è a tutti gli effetti un mare dall’importanza oceanica.