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LUGLIO 2022 PAG. 24 - Ex Works, sostenibilità, digitalizzazione e PNRR: la logistica cala il poker

 



Sono trascorsi 4 anni da quando SRM e Contship Italia hanno deciso di intraprendere un percorso di conoscenza approfondito della logistica indagando sulle necessità e i comportamenti espressi dalle aziende manifatturiere italiane. Ogni anno l’indagine “Corridoi ed efficienza logistica dei territori” interessa un panel di 400 imprese localizzate nelle regioni dell’Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto e che importano e/o esportano via mare attraverso container. Oltre alle scelte che ci permettono di definire “i corridoi logistici” (quali sono i principali mercati di approvvigionamento e di vendita e attraverso quali porti le imprese importano/esportano) e quelle relative alla gestione della logistica (outsourcing, e trasporto nell’ultimo miglio), l’indagine si focalizza altresì su alcuni aspetti particolarmente attuali e che rappresentano elementi critici per lo sviluppo della logistica italiana. Osserviamo alcune risultanze dell’ultima edizione.

Il primo di questi aspetti riguarda la modalità contrattuale utilizzata per gestire il trasporto della merce una volta uscita dall’impresa. Ci riferiamo all’utilizzo degli Incoterm. Le alternative sono varie e si va dall’Ex Works (forma contrattuale che attribuisce tutti i costi e rischi dell’operazione di trasporto al compratore), alla DDP (Delivered Duty Paid), in base a cui tutti i costi e i rischi dell’operazione sono a carico del venditore.

 L’indagine ha ripetutamente dimostrato un eccessivo utilizzo della resa Ex Works specie in export da parte delle imprese. In altre parole, l’azienda manifatturiera italiana, a causa anche delle limitate dimensioni che la contraddistinguono, tende a cedere completamente al compratore la gestione dell’intero processo di trasporto della merce con la conseguenza che l’importatore estero (spesso) si rivolge ad un fornitore logistico non italiano. Il risultato è meno lavoro e meno potenzialità di sviluppo per gli operatori logistici italiani. Al 2021 il 53% delle imprese (più della maggioranza) ha optato per l’Ex Works. Considerato l’ampio utilizzo della resa Ex Works nel caso delle esportazioni, si è chiesto quali siano le motivazioni sottostanti tale scelta. La risposta è molto chiara, con il 73% (in aumento rispetto al 55% del 2020) delle imprese che dichiara di considerarlo un modo efficace di “mantenere basso il prezzo”, evitando in questo modo di integrare nell’offerta i costi di trasporto a destinazione. Alta anche la percentuale di imprese (23%, dal 43% dell’indagine del 2020) che utilizza l’Ex Works in export, in quanto è un modo di “trasferire all’acquirente i rischi connessi al trasporto della merce.” Si apre a tal proposito una riflessione strategica sul fatto che i processi di logistica e trasporto siano ritenuti un “costo” e non un “valore” per la competitività del prodotto stesso. Se all’Ex Works aggiungiamo la percentuale di imprese che opta per la resa FCA (Franco vettore), si raggiunge il 60%. Questo ultimo dato se pur in calo rispetto al 79% del 2020, resta comunque molto elevato e rimane un fattore di criticità per la logistica italiana, la cui risoluzione necessita probabilmente anche dell’intervento degli operatori pubblici che incentivino un minore utilizzo dell’Ex Works in export.

 Altro elemento di forte interesse e che non può non coinvolgere anche il sistema logistico è la sostenibilità. Al di là della crescente importanza che le politiche internazionali (dalle Nazioni Unite con l’Agenda 2030 all’Unione Europea con il Recovery Plan) stanno attribuendo a questo fattore, le stesse imprese manifatturiere ormai ne stanno capendo la strategicità. Infatti, alla domanda se le stesse includano o meno la sostenibilità all’interno della propria governance, ben il 35% ha dato risposta affermativa, dato in crescita rispetto al 27% del 2020 e al 16% del 2019. Ciò indica che l’offerta di sostenibilità da parte delle imprese manifatturiere sta aumentando nel corso del tempo. Allo stesso tempo cresce la domanda di sostenibilità percepita dalle imprese: il 54% delle imprese (in crescita rispetto al 37% del 2020 e al 18% del 2019) ha dichiarato che i propri clienti attribuiscono un valore alto o molto alto alla sostenibilità. Tra i top factor della sostenibilità troviamo il riciclo dei prodotti (valido per il 32% delle imprese), la riduzione delle emissioni (per il 27%) e l’ottimizzazione delle risorse (per il 15%). Inoltre, il 93% delle imprese considera rilevante la possibilità di ottenere certificazioni di sostenibilità, anche se ad oggi solo il 37% le utilizza già e ne è pienamente soddisfatto. In sostanza, il ruolo della sostenibilità nel mondo manifatturiero sta crescendo di importanza ed è logico pensare che le stesse imprese logistiche dovranno adattarsi a tale esigenza.

Di pari passo con la sostenibilità cresce di importanza il tema della digitalizzazione. La digitalizzazione è allo stesso tempo un fattore di competitività per le imprese (in quanto genera un forte aumento di efficienza specie nei processi logistici delle imprese) e un fattore di sostenibilità (con la progressiva dematerializzazione dei processi). È un tema su cui l’Unione Europea, con il Recovery Plan ha puntato ben 133 miliardi del proprio budget pluriennale. È anche un tema a cui le imprese attribuiscono crescente importanza: nel 2021 l’82% delle imprese ha attribuito un’importanza alta o molto alta alla digitalizzazione, dato in aumento rispetto al 68% del 2020. La percentuale arriva al 98% se consideriamo le imprese che danno al fattore un’importanza quantomeno media. Particolarmente importante è la digitalizzazione dei processi relativi alla distribuzione e alla vendita della merce, anche se i vantaggi sono chiari e notevoli in tutta la supply chain, in quanto tenere sotto controllo con l’aiuto delle risorse digitali ogni aspetto della catena produttiva e logistica delle imprese può condurre a guadagni di efficienza, riduzione degli errori, upgrading qualitativo e conseguentemente ad un aumento della customer satisfaction per l’impresa.

Veniamo infine al PNRR (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza). Con il Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027, l’Unione Europea ha stanziato 1.074 miliardi di euro per la ripresa economica, di cui la maggior parte finalizzati alla creazione di un’economia resiliente/inclusiva (35%), sostenibile (33%) e digitale (13%). Allo stesso modo il nostro PNRR si basa su tre assi strategici: Transizione ecologica (31% delle risorse), Digitalizzazione e Innovazione (22%), e Inclusione sociale (10%). È interessante capire se tale piano sia valutato positivamente o negativamente dalle imprese manifatturiere italiane. In particolare, ad esse è stato chiesto se ritengono le risorse e le modalità di investimento previste nel PNRR adeguate ad affrontare le attuali sfide della logistica (Competitività, Digitalizzazione, Sostenibilità). Ne è emerso che solo il 10% delle imprese considera il PNRR totalmente inadeguato, sia in termini di risorse impiegate che di struttura degli investimenti. Il 36% invece dà un parere totalmente positivo, considerando sia le risorse che gli investimenti adeguati, il 28% ritiene che solo le risorse siano adeguate, mentre il 21% considera appropriata solo la struttura degli investimenti. Il 5% esprime incertezza. Pur essendo questo un periodo fatto di incertezze nel breve termine, fortemente influenzato dalla dinamica pandemica, in un certo qual senso un periodo di transizione, alcuni elementi di medio-lungo termine sono chiari e si stanno ormai ben definendo, quali la crescente domanda di sostenibilità e di digitalizzazione, nonché tutte le strategie ben definite all’interno del PNRR e dei piani internazionali. Considerando questo scenario, è stato chiesto alle imprese su che tipologia di investimento si focalizzeranno maggiormente nei prossimi 5 anni. La risposta è “Resilienza”: il 41% punterà su strategie finanziarie, organizzative e tecnologiche per far fronte a shock improvvisi. È evidente che in questa scelta ha inciso da un lato l’esperienza COVID, con i numerosi problemi che ha causato alle imprese di specifici settori, ma anche l’attuale Piano Nazionale che vede la parola “Resilienza” citata all’interno del proprio nome. Il COVID ha anche spinto le imprese a dare maggior importanza al tema della salute, per cui un buon 21% darà priorità a questa tipologia di investimenti. Il 18% attribuisce maggiore importanza alla digitalizzazione.

Come tutti i periodi di transizione, questo attuale non è certo un momento facile per le imprese logistiche e manifatturiere. Alcune opportunità/criticità (la questione Ex Works) e alcune tendenze (sostenibilità, resilienza e digitalizzazione) sono chiare. Spetta da un lato alle imprese fare un passo deciso verso queste tendenze e dall’altro alle istituzioni supportare il contesto italiano a superare determinate sfide anche attraverso investimenti che vadano nella giusta direzione aumentando la competitività del nostro complesso logistico-manifatturiero.

Per chi volesse approfondire, la Survey è scaricabile dai siti di SRM e Contship Italia.

Dario Ruggiero

Senior Researcher SRM

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