MAGGIO 2022 PAG. 42 - Il dominio della Cina sul mare e sulla logistica internazionale
Nel corso della seconda giornata del Festival Internazionale della Geopolitica di Jesolo, tra gli autorevoli relatori si sono alternati Francesca Mariotti, direttore generale di Confindustria; Giulio Terzi di Sant’Agata, ambasciatore e già ministro degli Affari esteri e la giornalista Marta Ottaviani, autrice di “Brigate Russe”, che hanno analizzato come l’Italia sia tornata al centro del Mediterraneo e come il Mediterraneo sia tornato al centro del mondo. Un panel importante anche per analizzare l’influenza della Cina nel Mediterraneo e descrivere il pericolo di una Via della Seta frutto di un legame commerciale privo del rispetto democratico e dello stato di Diritto. Motivata dalla necessità di assicurarsi ingenti risorse energetiche, di diversificare i suoi paesi fornitori e della necessità di voler intensificare la collaborazione produttiva e l’accesso ai mercati europei, la politica estera di Pechino nell’area del Medio Oriente, del Nord Africa e nel Mediterraneo è cambiata notevolmente: gli investimenti diretti cinesi nella regione sono aumentati in molti settori manifatturieri, oltre che in molte infrastrutture strategiche come i porti nei quali la Cina ha acquisito partecipazioni in molte realtà del Mediterraneo. La visione di Pechino mira a rafforzare anche la capacità della Marina cinese in tutto il Mediterraneo. Nel corso dell’importante dibattito, l’ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata ha ribadito: “Vi è un aspetto rilevante che viene sempre dimenticato, di grandissima importanza. La presenza della Cina comunista con la sua capacità economica e militare. La marina militare cinese è divenuta la più grande del mondo. La Cina si sta dotando di un grande allestimento militare con nuove portaerei e dove si proietta tale capacità ? Sulla Via della Seta che finisce nel Mediterraneo e tocca 140 Paesi del mondo”.
Il Mediterraneo è divenuto un’area di importante interesse strategico, geopolitico ed economico per la Cina. La politica estera cinese si articola su diversi meccanismi di cooperazione non formale che coinvolgono importanti paesi: Italia, Grecia, Portogallo, Spagna, Cipro e Malta. Nel corso degli anni, la Cina ha lanciato diverse iniziative, tra cui, nel febbraio 2013, una conferenza che riuniva a Roma rappresentanti dei ministeri dell’Agricoltura dei sei paesi e Cina con l’ambizione internazionale di rafforzare la cooperazione agricola tra i partecipanti. Un’azione diplomatica che corrisponde alla volontà di realizzare un insieme di relazioni bilaterali accomunate da logiche strategiche diverse per gruppi di paesi, coerentemente con la visione cinese non unitaria dell’Europa, al di là della retorica delle relazioni con l’Europa e della necessità di interloquire con le istituzioni comunitarie su focus e tematiche di loro competenza. Inoltre, da diversi anni le autorità di Pechino hanno avviato un grande piano di investimenti destinati alle infrastrutture sia portuali che terrestri dei Paesi europei che affacciano sul Mediterraneo. D’altronde, già nel 2008, il gigante statale cinese dei trasporti marittimi China Overseas Shipping Group Corporation aveva acquistato importanti partecipazioni azionarie dell’Autorità Portuale del Pireo, in Grecia, che oggi ammontano a quasi il 70%. Il porto, per la sua posizione strategica, è diventato il primo centro commerciale cinese nel Mediterraneo e, ad oggi, grazie a cospicui investimenti cinesi, è diventato il secondo porto più affollato della regione mediterranea. Il porto si è andato a configurare come la principale via d’accesso per i prodotti cinesi nel mercato europeo, anche grazie agli investimenti cinesi volti a migliorare le condizioni dei collegamenti su rotaia, che permettono ai beni asiatici di raggiungere l’Europa centrale più velocemente. La Cina è divenuta una realtà complessa a cui prestare attenzione poiché punta ad una visione geopolitica e ad un dominio economico, sempre più importante, in tutto il Mediterraneo, dai Paesi del Nord Africa agli attori costieri della regione. I contatti con la regione nordafricana sono iniziati molto prima dell’annuncio della nuova grande strategia cinese della “Via della Seta”, in risposta alla necessità di Pechino di aumentare ed espandere il bacino d’influenza del proprio export e aumentare il proprio accesso alle risorse naturali del continente. Dinamiche che meritano attenzione e che, come ha ribadito l’Ambasciatore Giulio Terzi durante i lavori del Festival della Geopolitica di Jesolo, non possiamo sottovalutare o ignorare.
Domenico Letizia