MARZO 2022 PAG. 48 - Carenza di forza lavoro nel settore marittimo globale
L’ICS - International Chamber of Shipping, segnala che l’attuale interruzione della catena di approvvigionamento sarà aggravata da una carenza di forza lavoro nel settore marittimo globale a causa dell’invasione russa dell’Ucraina.
Dal Rapporto sulla forza lavoro dei marittimi, pubblicato nel 2021 da BIMCO - Baltic and International Maritime Council, e ICS emerge che 1,89 milioni di marittimi stanno attualmente operando su oltre 74.000 navi della flotta mercantile mondiale.
Per mantenere i livelli degli scambi, questi marittimi devono poter salire e scendere liberamente dalle navi (cambio equipaggio) in tutto il mondo. Tuttavia, i voli da e per la regione sono stati cancellati, rendendo tutto questo sempre più difficile. I timori per la sicurezza dell’equipaggio e l’aumento dei premi assicurativi per l’invio di navi in Ucraina o in Russia hanno anche scoraggiato gli armatori dall’inviare navi in questi paesi e sembra che alcuni equipaggi abbiano abbandonato le loro navi in Ucraina preoccupati per la sicurezza.
Della totale forza lavoro marittima mondiale, 198.123 (10,5%) marittimi sono russi (71.652 ufficiali e 126.471 comuni) e 76.442 (4%) sono ucraini (47.058 ufficiali e 29.383 comuni). Insieme rappresentano il 14,5% della forza lavoro globale.
L’allarme di ICS arriva prima di una riunione straordinaria delle Nazioni Unite, sotto gli auspici dell’Organizzazione marittima internazionale (IMO), in occasione della quale l’industria presenterà un piano in 8 punti su come garantire il benessere dei marittimi, incluse le richieste agli stati di garantire ai marittimi l’accesso alla loro retribuzione e la creazione di corridoi sicuri per le navi che lasciano i porti in Ucraina.
Parlando prima di un discorso agli stati membri dell’ONU in una riunione convocata d’urgenza dell’IMO, Guy Platten, Segretario generale ICS, ha dichiarato: “Il conflitto in Ucraina sta avendo un impatto significativo sulla sicurezza dei marittimi e della navigazione nell’area. Come con il COVID, i marittimi sono esposti a problemi non imputabili a loro. Diverse navi sono state colpite da proiettili, i marittimi sono stati uccisi e feriti e i marittimi di tutte le nazionalità sono intrappolati su navi ormeggiate nei porti. È della massima urgenza che la loro evacuazione da queste aree di pericolo sia assicurata da quegli Stati che ne hanno il potere. L’impatto sui marittimi innocenti e sulle loro famiglie non può essere sottovalutato. ICS sostiene pienamente la creazione di un corridoio marittimo per consentire l’evacuazione in sicurezza delle navi che attualmente non sono in grado di lasciare le acque territoriali del Mar Nero e del Mar d’Azov. Devono poter lasciare l’area del conflitto ed evitare ulteriori incidenti umanitari”.
Lo shipping è attualmente responsabile di quasi il 90% del commercio globale e, secondo l’Observatory of Economic Complexity (OEC), Ucraina e Russia, da sole, rappresentano un quarto di tutte le esportazioni globali di grano, mentre la Russia controlla il 12,5% delle esportazioni di petrolio greggio. Inoltre, Lloyd’s List stima che le esportazioni di greggio e prodotti petroliferi dalla Russia siano già diminuite di 1,5 mln di barili al giorno, rispetto ai livelli stimati in precedenza di circa 7 mln di barili al giorno prima dell’invasione dell’Ucraina.
ICS ha già avvertito del pericolo di una carenza di lavoratori marittimi e che, se non si interviene per aumentare i numeri, aumenterà il rischio per le catene di approvvigionamento globali. Tutto ciò è aggravato da restrizioni di viaggio draconiane, causate dalla pandemia, che hanno bloccato i cambi di equipaggio e comportando la permanenza in mare di centinaia di migliaia marittimi oltre i periodi contrattuali.
Da un’indagine effettuata da ICS risulta che a bordo di una nave in media vi è un mix di almeno tre nazionalità e, talvolta si arriva anche fino a trenta. Inoltre, a bordo di una nave si parlano almeno tre lingue diverse.
Paola Martino