MARZO 2022 PAG. 34 - La logistica dell’arte è essa stessa un’arte
La dicotomia della logistica dell’arte sta in una divaricazione dei numeri tutta legata alla peculiarità del suo campo operativo. A fronte di un fatturato complessivo compreso tra i 70 e i 75 milioni di euro (cifra da singola media realtà operante nel comparto industriale) il valore della “merce” movimentata è spesso inestimabile. Nel senso letterale dell’espressione. Spostare arte, si potrebbe dire, è essa stessa un’arte. E presuppone un corpus di competenze, dotazioni tecnologiche, flessibilità nell’affrontare spedizioni ognuna con caratteristiche uniche che nell’ultimo biennio Alvise di Canossa, presidente dell’associazione Logistica Arte, sta cercando di valorizzare rispetto ad un contesto economico e soprattutto normativo che stenta a tenere il passo con le sue enormi potenzialità. «Rispetto al 2019, ultimo anno utile, il settore ha recuperato fino a circa il 70% dell’attività pre-Covid, avendo registrato una flessione fino al 95% nell’anno più duro della pandemia».
Quali sono le priorità per uscire definitivamente innescata dalla crisi pandemica?
A prescindere dai risultati economici c’è tutta una serie di temi nuovi che investono il livello istituzionale, soprattutto sotto l’aspetto funzionale. Tra questi l’ottimizzazione della pubblica Amministrazione risulta centrale per restituire efficienza non solo al mercato dell’arte museale ma anche al comparto commerciale costituito da antiquari, galleristi, case d’aste, oltre che da privati e collezionisti. La priorità rimane la trasparenza del mercato. Come associazione proponiamo un modello economico vero, corretto e trasparente. Anche alla luce delle nuove tecnologie – dagli NFT alla digitalizzazione – che, se non opportunamente codificate, possono complicare il quadro di riferimento.
Gli sforzi associativi sono stati premiati con la partecipazione al tavolo ministeriale...
Il ministro Franceschini ha capito la necessità di aprire un confronto costruttivo con gli operatori. Stiamo esaminando passo dopo passo metodologie e funzionamento delle normative cercando di evitare di trasferire le richieste sul tavolo legislativo. Per questa strada mancano i tempi tecnici. Meglio invece una rilettura delle circolari. Un’operazione che permette di ricorrere alla correzione delle procedure esistenti ma disapplicate. Tra le questioni più importanti da affrontare anche una maggiore trasparenza sulle procedure di import e export. L’obiettivo non deve essere modificare il mercato per renderlo più libero ma permettere semplicemente una ripresa della circolazione delle opere d’arte.
Perché quest’ultimo aspetto è importante?
Da una ricerca recente emerge come la conoscenza dell’arte italiana in alcuni periodi specifici, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, per fare un esempio, sia molto limitata. Questo deriva dalle difficoltà esistenti nel far circolare le opere nei circuiti ufficiali. Servono soluzioni che permettano all’arte di poter esprimere tutta la sua potenzialità.
La Legge 893 va in questa direzione?
Sul restringimento della norma in merito alle responsabilità penali e legali dei movimenti di opere d’arte, così come per le questioni legate a trafugamento, truffa e dolo, nessun tipo di critica. La legge però rende più complicato il libero mercato laddove un collezionista deve giustificare la provenienza di un bene posseduto nell’ambito familiare da sempre attraverso la presentazione di atti formali che spesso non sono disponibili. Sono aspetti che vanno considerati approfonditamente per non pregiudicare le operazioni di chi opera in modo corretto.
Nell’ambito del PNRR ci sono risorse che possono essere mobilitate per il settore?
La risposta è nì. La digitalizzazione è un driver strategico per le nostre attività ma il vero problema sta nella nostra dimensione. Le 23 aziende che compongono l’associazione a fronte di movimentazioni per 40 miliardi di euro assicurati fattura non più di 75 milioni. Troppo poco rispetto alla logistica industriale. Certo nell’abito del piano va verificato se ci sono attività di nostra competenza. Il percorso che dovrà caratterizzarci non può che passare dalla qualità certificata dei nostri servizi. Solo così potremo abilitare le opportunità di un mercato non ancora sfruttato al meglio delle sue possibilità.
Giovanni Grande