OTTOBRE 2021 PAG. 32 - Così la pandemia ha cambiato il ruolo “supply chain director”
Cresce la centralità del Supply Chain Director nel business. Sempre più importanti le competenze manageriali e digitali. Comunicare, motivare, creare consenso e collaborazioni le soft skills più richieste - Data Scientist, Risk Manager e Omnichannel Strategist i profili più ricercati nelle funzioni supply chain - I risultati dell’indagine “Il ruolo attuale e prospettico del Supply Chain Director” di Keystone Executive Search, la linea di business di Randstad dedicata alla ricerca e selezione di profili executive
L’emergenza Covid ha evidenziato l’importanza della supply chain per la tenuta del sistema produttivo e ha accelerato l’evoluzione del Supply Chain Director, che oggi è una figura più strategica e coinvolta nelle decisioni di business, nei processi produttivi, nelle relazioni con i fornitori e nelle strategie commerciali.
Il boom dell’eCommerce ha stimolato lo sviluppo di una strategia omnicanale, spingendo l’integrazione fra i diversi stadi della filiera e la collaborazione fra supply chain e altre funzioni aziendali come il marketing e le vendite per soddisfare i nuovi bisogni degli utenti. Operare in una situazione di incertezza e restrizioni ha accentuato l’attenzione alla sicurezza e alla sostenibilità e fatto emergere la necessità di ragionare anche a breve termine, per intercettare in anticipo trend e impatti, ma allo stesso tempo prendere decisioni in tempo reale. Per rispondere a queste sfide il Supply Chain Director - oltre alle competenze specifiche del settore, ormai date per scontate – deve avere competenze digitali, soprattutto di analisi dei dati per prendere decisioni, e competenze manageriali. Le “soft skills” più richieste saranno la capacità di comunicare cosa serve al business, motivare e coinvolgere il proprio team, creare collaborazioni con altre unità aziendali e creare consenso. Nelle funzioni supply chain cresce la richiesta di Data Scientist, Risk Manager e Omnichannel Strategist.
È quanto emerge dall’indagine “Il ruolo attuale e prospettico del Supply Chain Director” di Keystone, la linea di business dedicata alla ricerca e selezione di profili executive di Randstad, primo operatore mondiale nei servizi per le risorse umane, coordinata da Simona Amati, Partner di Keystone, e Marco Bonomi, Founder & Senior Advisor di Chain Accent. La ricerca è stata condotta intervistando i supply chain manager di alcune delle più importanti imprese attive in Italia sull'evoluzione del ruolo nel contesto post pandemico e sui profili e le competenze più richieste nella funzione.
“Dalla ricerca emerge come in molte aziende, su settori di business diversificati, il ruolo della funzione Supply Chain sia diventato più centrale, anche se una buona parte degli intervistati ammette che ancora non ne venga riconosciuta la rilevanza strategica che meriterebbe - afferma Alessandra Dealessi, Operation Manager di Keystone Executive Search - Per acquisire o sviluppare questo ruolo chiave, il Supply Chain Director è chiamato a far evolvere le competenze, affiancando a quelle tecnico-professionali del ruolo, skill digitali, manageriali e di processo. Soprattutto deve accrescere la sua capacità di collaborare con le altre funzioni, proponendo sinergie e offrendo il proprio contributo nell’ottimizzazione dei processi di produzione e vendita. Le imprese, dal canto loro, devono iniziare a inserire la supply chain all’interno della “cabina di regia”, quale attore principale nelle scelte strategiche del business”.
Le priorità di investimento nella supply chain
Durante l’emergenza gli investimenti nella supply chain sono diventati più strategici e meno legati al funzionamento della macchina operativa. I principali criteri per individuare le priorità di investimento indicati dai manager intervistati sono l’aderenza alla strategia di business, l’impatto sul cliente e la capacità di differenziarsi dalla concorrenza e di prendere decisioni in tempo reale. Questi requisiti sono soddisfatti perlopiù dagli investimenti in innovazione, che rappresentano il 70% della spesa con punte del 100% in alcune imprese, mentre agli investimenti tradizionali è dedicato solo il 30% delle risorse a disposizione. In futuro la maggior parte dei progetti finanziati saranno iniziative end-to-end, che coprono cioè tutti gli stadi della filiera (dai materiali al cliente finale), e progetti ibridi in grado di integrare la pianificazione centrale con le attività locali e i processi dell’ultimo miglio.
Profili e competenze più ricercate nella supply chain
Per affrontare le sfide del mercato post pandemico saranno necessarie competenze diversificate che difficilmente potranno essere presenti in un unico ruolo. Il Supply Chain Director sarà un profilo meno tecnico e più manageriale, con importanti competenze soft, come la capacità di visione, di motivare e coinvolgere, comunicare e creare consenso. Serviranno anche figure professionali in grado di svolgere le mansioni tradizionali ma con competenze nuove, come l’orientamento al digitale e la conoscenza dei temi legati alla sostenibilità. A crescere maggiormente sarà la richiesta di Data Scientist, capaci di analizzare i dati e i modelli previsionali per mettere l’azienda nelle condizioni di prendere decisioni in tempo reale, Risk Manager, con abilità nella gestione della relazione strategica con i fornitori, e profili digital capaci di progettare una strategia omnicanale. Nella selezione dei candidati perderanno importanza o verranno date per scontate la conoscenza delle soluzioni operative, mentre saranno decisive la capacità di problem solving, di motivare il team, di prendere decisioni e assumersene rischi e responsabilità, sviluppare collaborazioni e guidare il lavoro degli altri.
Le strategie per sviluppare i talenti
Per attirare e trattenere talenti in possesso di tutte le competenze che richiede la funzione supply chain, ingaggiarli e favorirne lo sviluppo di carriera, i manager intervistati da Keystone puntano innanzitutto sull’immagine di un’azienda che cresce, investe nei giovani ed è attenta ai valori della sostenibilità e dell’inclusione. Poi sulla valorizzazione del ruolo, a cui è assicurata una centralità sia attuale sia in prospettiva, la disponibilità di strumenti di lavoro sofisticati, il coinvolgimento in progetti strategici e prospettive di carriera internazionale.
Il percorso per diventare Supply Chain Director
Il percorso ideale che, secondo i manager intervistati, dovrebbero svolgere i candidati che aspirano a diventare Supply Chain Director inizia con una laurea in materie tecnico-scientifiche e prosegue con esperienze di lavoro in diverse funzioni aziendali, seguite da una consolidata esperienza professionale nella funzione supply chain e da un master o un corso di specializzazione durante la carriera. Fondamentale la conoscenza e l’esperienza pratica delle logiche digital e omnichannel e la capacità di gestire un team, mentre rappresentano un ulteriore valore aggiunto un’eventuale esperienza all’estero e in società di consulenza.
Francesco S. Salieri
A proposito di Randstad
RANDSTAD è la multinazionale
olandese attiva dal 1960 nella ricerca, selezione, formazione di Risorse Umane
e somministrazione di lavoro. Presente in 38 Paesi con 4.715 filiali e 34.680
dipendenti per un fatturato complessivo che ha raggiunto nel 2020 20,7 miliardi
di euro - è l’agenzia leader al mondo nei servizi HR. Presente dal 1999 in
Italia, RANDSTAD conta ad oggi oltre 2000 dipendenti e 300 filiali a livello
nazionale. RANDSTAD è la prima Agenzia per il Lavoro ad avere ottenuto in
Italia le certificazioni SA8000 (Social Accountability 8000) e GEEIS-Diversity
(Gender Equality European & International Standard) volta a promuovere
politiche di uguaglianza di genere e di valorizzazione delle diversità.