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SETTEMPRE PAG. 19 - Riconoscimento professionale dell’istruttore del mare

 

Contribuire alla crescita del cluster marittimo italiano facendo leva su un patrimonio di conoscenze accumulate sul campo, nella pratica quotidiana di chi contribuisce a formare i lavoratori del mare, primo mattone di un sistema sempre più importante per l’economia italiana. Nasce da questa premessa l’Associazione IAM (Istruttori Associati Marittimi) in rappresentanza degli interessi collettivi della categoria nei confronti delle autorità nazionali e internazionali e dei terzi e coadiuvare gli associati nella risoluzione delle problematiche legate alla loro attività.

Attiva dalla fine di agosto, l’associazione è stata costituita da 18 soci fondatori e sta velocemente reclutando adesioni (ad inizio settembre è stata superata quota 80) da tutto il comparto marittimo e non soltanto dal mondo della formazione.

“Caratteristica peculiare della nostra organizzazione è quella di essere aperta a tutti i lavoratori del cluster - spiega il suo Presidente, Com.te Gennaro Arma - La certificazione delle competenze è alla base di tutto il sistema dello shipping. È dalla consapevolezza della forte specializzazione che caratterizza il nostro operare quotidiano che puntiamo a diventare un punto di riferimento per i tavoli tecnici dove si tratteggiano i quadri normativi del settore”.

Tra i primi obiettivi dichiarati di IAM è il riconoscimento della figura professionale dell’istruttore del mare che non risulta contemplata dall’ordinamento italiano. Vero e proprio paradosso se si considera che, con una pletora di 52 centri di formazione sparsi per la penisola, gli istruttori svolgono un ruolo centrale per garantire la continuità e la competitività delle nostre flotte.

Il tema della formazione ha registrato uno sviluppo esponenziale con il recepimento delle modifiche di Manila del 2010 alla Convenzione STCW'78 - sottolinea il Cap. Modestino Manfredi, Vice presidente di IAM - Ciò nonostante registriamo una grossa falla nel sistema amministrativo che non fa rientrare gli istruttori nelle definizioni delle cosiddette ‘figure equivalenti’”.

Punto di partenza è il decreto ministeriale del 1 marzo 2017 che di fatto penalizza la categoria impedendo il rinnovo dei certificati di competenza sul mantenimento delle stesse in funzione dell’attività svolta. Un evidente controsenso se si considera che i docenti sono i soggetti che ogni giorno hanno un contatto diretto con il mondo dello shipping per quanto attiene i requisiti per la conduzione delle navi, sia dal punto di vista teorico sia pratico, considerando i requisiti previsti dalla STCW in relazione alle prove pratiche obbligatorie da superare.

“Così come previsto dall’art. 7 del decreto – continua il Cap. Manfredi – esiste tutta una serie di categorie che dovranno recarsi presso i centri di formazione dove sosterranno corsi tenuti da docenti che, stando alle previsioni dei processi autorizzativi, dopo cinque anni dalla scadenza del loro certificato di competenza, non possiedono più i requisiti previsti per il rinnovo dello stesso e conseguentemente per il rilascio di nuove abilitazioni. Inoltre, ad oggi,  si rileva la mancanza di un processo che consenta la rivalidazione delle autorizzazioni già possedute”.

Ad alimentare la contestazione di IAM ciò che è previsto e applicato in molte realtà internazionali, dalla Spagna all’UK, dagli Nuova Zelanda alle Filippine: la Convenzione STCW, infatti, prevede la figura del “maritime lecturer” come occupazione alternativa alla navigazione abilitante al rinnovo dei certificati.

“Preso atto della strutturazione del decreto auspichiamo la possibilità di ravvisare una soluzione alla problematica anche attraverso l’individuazione di eventuali ulteriori requisiti che l’autorità dovesse ritenere necessari”.

Invito al confronto diretto con le autorità competenti che IAM non riduce solo a questa singola questione, spostando, anzi, l’asticella della collaborazione più in alto.

“Siamo certi di poter giocare un ruolo di stimolo e approfondimento su tavoli tecnici che si occupano della gente di mare e della loro formazione. Possiamo - continua il Com.te Arma, -supportare al meglio i processi decisionali, offrendo al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, agli altri Ministeri e alla Commissione Europea ogni utile consultazione e contributo facendo leva sulla conoscenza quotidiana di un’attività che risulterà sempre più importante per il futuro della blue economy”.

G.G.

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