AGOSTO 2021 PAG. 56 - Digitale, la trasformazione radicale delle nostre vite
Siamo abituati a collocare convenzionalmente all’inizio del millennio – più o meno il momento in cui internet diventa veloce e ubiquo e le tecnologie e gli apparati digitali si sviluppano su vasta scala – l’avvio di ciò che altrettanto convenzionalmente definiamo rivoluzione digitale, ossia quel fenomeno che una prevalente narrazione ama ormai definire quale “quarta” rivoluzione industriale.
Il tratto distintivo della rivoluzione digitale, ce lo ricorda una ormai copiosa letteratura, è il progressivo e tumultuoso passaggio dalla millenaria dimensione materiale del mondo, ad una inedita e per larga parte ancora ineffabile dimensione immateriale.
Questa transizione si candida – come ben vediamo da un anno a questa parte attraverso la lente malauguratamente fornitaci dalla pandemia globale, che sta fungendo da acceleratore di processo – a trasformare radicalmente le nostre vite. Il lavoro e la scuola; l’economia e la finanza; il tempo libero e la comunicazione; e poi la mobilità , i consumi, finanche le indagini investigative e l’amministrazione della giustizia: non c’è ambito del nostro habitus socio-antropologico che non sia esposto a un radicale cambio di parametro. In questi ultimissimi anni il fenomeno della smaterializzazione ha assunto una ancora nuova fisionomia, finendo per espandersi dagli ambiti sociali ed economici, ai più minuti aspetti delle nostre vite individuali. Inoltre, il processo è mutato verso qualcosa di diverso rispetto alle utopistiche attese iniziali della rete, verso una transizione che alla digitalizzazione ha aggiunto un connotato di “datizzazione”, ossia di trasformazione delle nostre vite in dati.
Potremmo dire che non c’è ormai un tratto delle nostre esistenze che non sia toccato, in misura più o meno ampia in ragione delle nostre soggettive inclinazioni, da questo fenomeno. I processi di formazione e conoscenza; la maturazione di opinioni e convincimenti; la definizione delle nostre tavole valoriali; conseguentemente, la formazione dell’opinione pubblica e i processi di costruzione del consenso; e poi le relazioni umane, le attitudini di consumo, le propensioni all’acquisto, le preferenze di gusto; persino la strutturazione delle nostre reti amicali e dei nostri affetti.
Questo gigantesco fenomeno della progressiva smaterializzazione delle nostre società e delle nostre esistenze individuali; questo progressivo costruirsi di un nostro “io digitale” entro la cornice di una nuova società sempre connessa, nella quale i dati orientano, più o meno consapevolmente, le nostre scelte, richiede innanzitutto una risposta di ordine politico, nel senso più ampio e più nobile del termine. Abbiamo dinanzi a noi una grande sfida dai tratti inediti: come riformare le nostre secolari democrazie, come conferire loro nuova efficienza, trasparenza e affidabilità ; come consolidarne i fondamenti di libertà , eguaglianza e giustizia su cui le abbiamo costruite, di fronte all’avanzata di nuovi processi di concentrazione del potere culturale, economico e sociale.
La rivoluzione in atto non è, dunque, questione che possa riguardare esclusivamente gli ambiti professionali e specialistici di volta in volta più coinvolti. Essa pone innanzitutto un problema politico che interroga la forma e l’evoluzione dei nostri regimi democratici. È un dato che la Comunicazione della Commissione UE del 3 dicembre 2020 (Piano d’azione per la democrazia europea) coglie in pieno. Non si tratta soltanto di ripensare il quadro normativo, modernizzare il contesto tecnologico, aggiornare analisi e strumenti di intervento sui mercati, compiti in sé già molto sfidanti. Si tratta soprattutto di rimodellare l’agire delle istituzioni per adattarlo ai ritmi e alle forme della seconda rivoluzione digitale.
Si tratta di guidare tecnologia e innovazione nell’interesse della collettività . L’Autorità – istituzione di garanzia di nomina parlamentare preposta alla regolamentazione e alla vigilanza di tutto il settore della comunicazione – per la sua parte, sente forte questa necessità ed è consapevole di costituire uno snodo istituzionale essenziale sul fronte dei grandi temi evocati.
Da AGCOM
Relazione Annuale 2021