AGOSTO 2021 PAG. 32 - Concorrenza al ribasso ha dilaniato l’autotrasporto
“Bene i controlli della Polizia Locale di Modena sul mancato rispetto delle norme nel settore dell’autotrasporto, ma sarebbe sbagliato limitare la fotografia dei problemi che gravano sul settore alle scorciatoie (intollerabili sia chiaro) praticate da alcuni vettori stranieri. Del resto va rilevato che, nei controlli specifici modenesi, sui 12 autisti fermati 11 erano stranieri per stessa ammissione della Polizia Locale, non vi è dunque da stupirsi se le ben 11 sanzioni hanno riguardato lavoratori non italiani”. A parlare è la portavoce di Ruote Libere, Cinzia Franchini. “Da tempo ormai la concorrenza al ribasso che ha messo in ginocchio il settore dell’autotrasporto è infatti praticata da aziende italianissime che tentano, spesso con successo, di aggirare in ogni modo la normativa per praticare prezzi sempre più stracciati ai committenti – spiega ancora Cinzia Franchini - Se pensiamo dunque che il problema sia legato agli autotrasportatori stranieri, non abbiamo capito la dimensione e la portata di quello che sta accadendo nel nostro settore. La normativa stringente e superata viene continuamente bypassata e i committenti non si fanno alcuna domanda davanti a servizi offerti a costi irrisori rispetto ai carichi di lavoro e ai costi aziendali. E’ evidente che questo contesto rappresenta sempre più un terreno fertile per la criminalità organizzata che può estendere il suo controllo su aziende che non riescono più a stare in un mercato così inquinato e che vengono usate come semplici ‘lavanderie’ di denaro riciclato. In tutto questo il vero argine dovrebbe essere rappresentato da una vera rete tra imprenditori, favorita da un ruolo attivo da parte delle associazioni di categoria. Invece abbiamo viceversa a che fare con un settore sempre più diviso e con associazioni impegnate a sopravvivere a loro stesse intercettando e drenando una parte dei cospicui aiuti che il governo assegna al mondo dell’autotrasporto”.
Immaginare di ampliare il decreto flussi migratori per sopperire alla mancanza di autotrasportatori attraverso la disponibilità di forza lavoro a basso costo dall’estero sarebbe come pensare di risolvere il problema dei colpi in appartamento depenalizzando il reato di furto. La mancanza di uomini e donne disposti a intraprendere la professione dell’autotrasportatore dipende principalmente dalla corsa al ribasso del costo del servizio che ha ridotto alle condizioni in cui si trova oggi un settore strategico per l’economia del Paese. Non è certo facendo entrare nel mondo dell’autotrasporto nuovi “schiavi”, disposti a lavorare a condizioni stracciate per aziende italianissime, che si risolve la questione della carenza di autisti. Su questo argomento di recente attualità è intervenuta nuovamente Franchini specificando: “Chi lavora trascorrendo intere giornate alla guida sulle strade sempre più dissestate del nostro Paese, accettando di sottoporsi a un quotidiano percorso a ostacoli fatto di burocrazia, norme obsolete che regolamentano l’attività di lavoro, vessazioni di ogni tipo dalla mancanza di servizi ai tempi biblici per i carichi sempre più spesso senza alcun riconoscimento economico, per finire con le umiliazioni da parte del Governo mascherate da riconoscimenti di facciata in piena pandemia, merita di avere una retribuzione adeguata - continua Cinzia Franchini - Viceversa ampliando la platea di coloro che lavorano disposti a tutto, magari con la promessa di un futuro nel nostro Paese, aggrava la piaga della illegalità e della concorrenza selvaggia e acuisce i nodi che vorrebbe sciogliere. Fanno sorridere infine gli appelli strumentali di qualche imprenditore in cerca di visibilità sulla impossibilità, a detta loro, di trovare personale per guidare i camion delle proprie aziende ad una paga di 3.000 euro al mese. Dipendenti e piccoli artigiani dell’autotrasporto meritano rispetto e non devono essere strumentalizzati per battaglie sulle politiche di immigrazione che nulla hanno a che vedere con la difesa del loro lavoro e di quello che resta dei loro diritti”.
Paola Martino