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LUGLIO 2021 PAG. 30 - Zes e retroporti per rilanciare la portualità del Mezzogiorno

 

 

«Negli ultimi dieci anni, al netto del Covid, il PIL del Mezzogiorno ha fatto registrare un dato avvilente: -6%. Nello stesso periodo l’Italia è cresciuta del 2,4% rispetto ad una media Ue del +11.7%. La sintesi di tali dati è molto semplice: il Mezzogiorno affonda ed il Paese a stento galleggia. Su questo scenario si è poi abbattuto il Covid, con un’altra caduta verticale del PIL, più o meno omogena nelle diverse aree del Paese di altri 9 punti. Può la logistica essere un settore trainante per la ripresa, anche in chiave di coesione territoriale?».

Le tre sessioni di lavoro dei recenti “Stati della logistica del Mezzogiorno” organizzati a Napoli da Confetra hanno cercato di dare una risposta alla domanda posta in introduzione da Domenico De Crescenzo, Coordinatore di Confetra Mezzogiorno, cercando di inquadrare la situazione contingente del Sud Italia, le sue potenzialità, declinate sotto l’aspetto del “secolo della logistica”, i possibili sbocchi all’indomani dell’ufficializzazione delle risorse messe a disposizione del Paese con il PNRR.

Doveroso partire dai gap di cui soffre l’Italia meridionale, analizzati dal Prof. Ennio Cascetta secondo cui va risolta assolutamente la “bassa accessibilità” da e per quest’area della penisola per persone e merci. 

«L’AV in 10 anni ha contribuito al PIL nazionale con 42 miliardi di euro. Nelle province dotate di AV, il PIL è cresciuto in media il 5% in più rispetto a quelle sprovviste. Ma siccome l’AV finisce a Salerno, paradossalmente ha accresciuto di 10 punti il divario Nord - Sud. Urge recuperare terreno”.

Una soluzione, secondo Cascetta, potrebbe essere l’adozione del modello tedesco. Ovvero: «aumentare la velocità commerciale al di sopra dei 200 km/h utilizzando le tecnologie e con interventi mirati sulle linee esistenti».

Ad emergere è soprattutto la necessità di maturare per il Sud una nuova consapevolezza strategica negli scenari geopolitici che vedono sempre più il Mediterraneo al centro di flussi crescenti di ricchezza che bisogna attrarre sul territorio. Di fronte ai fenomeni di regionalizzazione, con l’annuncio di un ulteriore allargamento di Suez, Alessandro Panaro, Capo Servizio Maritime & Energy di SRM, invita i porti a seguire politiche di maggiore dinamismo. La portualità meridionale può guadagnare fette di mercato rispetto ai porti del Northern Range “a condizione che Zes e connessioni retroportuali decollino sul serio”.

I dati d’altro canto vengono in soccorso. Le imprese manifatturiere del Mezzogiorno già utilizzano i porti per il 57% del valore del proprio import / export, contro il 33 della media nazionale. Inoltre il 47% di tutti i volumi nazionali movimentati nei porti transita nei e dai porti del Sud.

«Fino ad ora non è stato compreso pienamente il ruolo di leva che può giocare la logistica» ha ribadito De Crescenzo. «E’ venuto a mancare un disegno di sistema, anzi spesso ci si è arroccati nella difesa di un sistema distrettuale che non riesce ad essere interprete adeguato dei fenomeni della contemporaneità».

In questo panorama il PNRR, che alla logistica destina 62 miliardi, davvero rappresenta una sorta di “ultima occasione” come evidenziato dal Vice ministro Teresa Bellanova.

«Il Mezzogiorno e le sue classi dirigenti devono vincere tale sfida, per riempire di contenuti e concretezza il vantaggio competitivo legato alla collocazione geografica del Sud al centro del Mediterraneo. La sostenibilità ambientale, ma anche economica e sociale, sarà la chiave di volta di tutte le politiche volte a riammagliare e riconnettere logistica, industria, turismo, agricoltura. Infrastrutture, innovazione, filiere produttive, territorio: ricostruiamo un Mezzogiorno protagonista anche combattendo i mali storici del fatalismo e dell’autoreferenzialità».

A concludere i lavori il presidente di Confetra, Guido Nicolini, secondo cui «non si può ridurre il dibattito trasportistico, sul ruolo strategico dell’Italia in Europa e nel Mondo, ai porti “ascellari”, all’area logistica milanese, al Corridoio Ten T Reno - Alpi ed alla Torino – Lione. Ma è altrettanto vero che il Mezzogiorno deve mettere a fuoco una sua mission geostrategica distintiva, una sua vocazione logistica, e soprattutto deve ripensarsi come una grande macro regione europea di oltre 20 milioni di abitanti che si candida a svolgere una funzione peculiare e ad alto valore aggiunto - dal punto di vista geoeconomico - per il Paese e per l’Europa».

G.G.


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