Header Ads

LUGLIO 2021 PAG. 22 - I porti laziali possono colmare lo spazio vuoto nel MTCS

 


Le filiere complesse dei porti e retroporti italiani vanno analizzate adeguatamente. In un sistema portuale che necessariamente non può gravitare solo su Genova e Trieste c’è la necessità di “legare” insieme i cluster produttivi del Sud e del Nord Italia. «Nel vuoto che c’è tra Livorno e Napoli i porti laziali possono giocare un ruolo di collegamento e valorizzazione di un territorio che dal farmaceutico all’agroalimentare può contare su distretti di elevata qualità». È così che Pino Musolino, presidente dell’AdSP del Mar Tirreno Centro Settentrionale, immagina il futuro dei porti di Civitavecchia, Gaeta e Fiumicino, destinatari di una quota cospicua delle risorse riservate alla portualità dal PNRR.

Quali opere saranno finanziate con le risorse del Piano?

Ci sono interventi infrastrutturali assolutamente necessari per garantire l’operatività di Civitavecchia come il completamento degli ultimi 300 metri di antemurale che ci permetterà di avere più banchina e una migliore accessibilità nautica. Ovviamente, spiccano i 40 milioni per il cold ironing che per uno scalo a fortissima vocazione turistico-passeggero rappresenta un elemento di grande innovazione. È ovvio che il PNRR non rappresenta la panacea di tutti i nostri mali: piuttosto va considerato come l’inizio di un percorso di modernizzazione dei nostri tre scali.

Le altre priorità?

Risulteranno essenziali tutti gli interventi previsti per il collegamento dell’ultimo miglio ferroviario. Con le altre opere inserite nel Piano, come la Falconara - Orte, e tutta una serie di collegamenti su ferro che non sono di nostra competenza, ma servono come il pane, dovremmo essere in grado di affrontare i prossimi anni con una maggiore tranquillità. Potremo finalmente essere più competitivi sul mercato mettendoci alle spalle tutte le difficoltà che hanno impedito ai porti laziali di giocare un ruolo di rilievo per l’economia nazionale. E non mi riferisco solo all’asse verticale, tra Napoli e Livorno, ma anche a quello orizzontale verso la Orte - Ancona.

Per Fiumicino e Gaeta cosa è previsto?

Fiumicino al momento è un porto in fieri. Cominceremo a costruire entro la fine di quest’anno il nuovo scalo commerciale compreso lo spostamento del porto canale. Gaeta è una realtà interessante, ha cominciato ad espandersi e sta ottenendo un discreto favore da parte da parte dei mercati, vuoi per la sua posizione geografica vuoi per gli adeguamenti infrastrutturali messi in campo. Nel complesso stiamo recuperando il tempo perduto rispetto ad una regione che per molto tempo non ha particolarmente investito e creduto nei suoi porti.

Il segreto di questo nuovo dinamismo?

C’è una grande disponibilità e supporto da parte della Regione. Stiamo vivendo un momento favorevole ma non possiamo perdere ulteriore tempo. Ricordiamoci che le opere vanno chiuse entro il 2026 perché l’Ue non ci concederà ulteriori prove di appello. La vera prova non sarà aver pensato o scritto un bel piano, ma renderlo effettivo e concreto. Poi io ho una convinzione: i porti si sviluppano sulle spalle delle donne e degli uomini che ci lavorano. E il sistema portuale del Lazio ha la fortuna di avere un articolo 17 di altissima qualità, con una formula organizzativa e una forma mentis imprenditoriale che raramente si può incontrare negli altri porti italiani. Quindi diciamo che partiamo avvantaggiati.   

Il futuro del sistema portuale nazionale?

Ci sono 16 giocatori, ognuno con le proprie caratteristiche, ognuno con le proprie specificità,  che devono supportare lo sviluppo del Paese. Personalmente credo nella necessità di una regia complessiva nazionale. I porti non devono fare per forza tutto. Piuttosto dovrebbero guardare alle vocazioni territoriali, mettersi al servizio dei rispettivi cluster industriali. Basta con la politica dei campanili. Ragioniamo in un’ottica di sistema. È arrivato il momento di cambiare registro. Non possiamo sprecare l’occasione che abbiamo davanti.

Immagini dei temi di Bim. Powered by Blogger.