GIUGNO 2021 PAG. 21 - Sicilia, hub nel Mediterraneo per l’economia del Nord Africa
«Il successo della “autostrade del mare” nasce anche dalla necessità di creare legami stabili con un mercato, come quello siciliano, composta da sei milioni di persone. È un caso in cui sulla base di scelte strategiche efficaci l’insularità, che sotto altri aspetti può rappresentare un limite, è stata coniugata come un possibile elemento di sviluppo». E partendo da questo assunto che Mauro Nicosia, presidente di Confetra Sicilia immagina il futuro logistico dell’isola. «Un hub, centrale nel Mediterraneo, che può rappresentare uno dei principali punti di accesso al mercato europeo per l’economia in crescita del Nord Africa».
Una visione che nulla concede alla tradizionale dicotomia isola-continente…
Le oggettive difficoltà sulle condizioni geografiche della Sicilia sono state al centro di un dibattito annoso non sempre affrontato con il rigore scientifico che meriterebbe. Ovvio che la separazione dalla terraferma incida sotto l’aspetto operativa. Tuttavia ci sono opportunità da cogliere. Il lavoro svolto dalla nostra organizzazione in questo primo biennio dalla sua istituzione va proprio in questa direzione: creare relazioni territoriali con tutti gli enti che partecipano e contribuiscono alla definizione dei piani strategici per il prossimo futuro.
Quali sono le priorità logistiche della Sicilia?
L’assunto di partenza è il potenziamento dell’esistente. Individuare le basi su cui poggiare una attenta e ragionevole politica di sviluppo. In questi anni i principali scali dell’isola hanno intrapreso il sentiero di una progressiva specializzazione, penso a Palermo con le crociere e Augusta per le rinfuse, per limitarsi a qualche esempio. Esistono dunque asset che si stanno strutturando. E’ giusto partire da lì e da un’attenta analisi del contesto.
Qual è questo contesto da tenere in conto?
Storicamente l’isola rappresenta la propaggine del mercato europeo nel Mediterraneo. Una realtà che ha avuto finora solo una valenza meramente geografica: una suggestione mai tradotta in reale capacità attrattiva. Credo che sia arrivato il tempo di fare i conti con questa condizione e le enormi prospettive di crescita economica che presenta la sponda sud. Di fronte alla crescita della manifattura che si prospetta nei prossimi anni nelle aree più prossime del continente africano dobbiamo porci la questione di diventare punto di riferimento, centro nodale per l’ingresso di questi prodotti in Europa attraverso il nostro sistema di autostrade del mare.
Attraverso quali strumenti?
Innovazione tecnologica e digitalizzazione sono pilastri da cui non si può prescindere. Lo sviluppo dello sdoganamento in mare, l’elettrificazione delle banchine, la promozione di un sistema di interscambio modale con il trasporto aereo possono essere la chiave di volta per la valorizzazione di quel corridoio scandinavo - mediterraneo che vede nella portualità siciliano uno sbocco fondamentale verso mercati in grande crescita.
Anche sfruttando le ZES?
Intanto dovremmo almeno avviarle attraverso la nomina dei commissari. Personalmente credo che il loro impatto potrà essere positivo solo a due condizioni. La prima è che la loro attrattività sia basata non tanto sulla dotazione economica ma sui processi di semplificazione. La seconda è l’integrazione con le zone franche portuali. In questo modo diventerebbero un vero volano di sviluppo.
Quale ruolo per l’isola nella transizione ecologica?
L’individuazione del GNL come primo step verso lo sviluppo di ulteriori soluzioni green, sia a livello di trasporto marittimo che terrestre, rende ineludibile la realizzazione di un sistema di depositi costieri. Anche perché l’assenza sul territorio di distribuzione per autotrazione sta limitando il rinnovo delle flotte per le aziende siciliane, anche in presenza di incentivi. Riguardo la strada, aggiungerei, l’isola potrebbe rappresentare anche un interessante banco di prova per la sperimentazione delle smart road. La necessità di rivedere l’assetto della Catania-Palermo può fornire l’occasione per sperimentare questo tipo di processi innovativi. Con un autotrasporto sempre più orientato verso la digitalizzazione rischiamo di far circolare mezzi sempre più avanzati su infrastrutture obsolete.