APRILE 2021 PAG. 42 - NEWS OBOR
Montenegro, nessuna risorsa europea per la “trappola del debito”
Con un’esposizione di circa un miliardo di dollari con la Export-Import Bank of China il Montenegro, ex repubblica jugoslava candidata ad entrare nell’Ue, rappresenta il tipico esempio di “trappola del debito” legata ai progetti della BRI con cui Bruxelles non è intenzionata a confrontarsi. Vanno in questa direzione le dichiarazioni di un portavoce europeo raccolte dal South China Morning Post secondo cui l’Ue non è disposta a sobbarcarsi il ripianamento della cifra record, a fronte delle richieste giunte dal nuovo governo di Pogdorica che sta tentando di invertire la rotta nei rapporti con la Cina rispetto al dicastero precedente. Sottolineando la preoccupazione per gli effetti socioeconomici e finanziari degli investimenti di Pechino nell’area, il rappresentante europeo ha ricordato come il progetto dell’autostrada di collegamento tra il piccolo paese balcanico e la Serbia rappresenti con i suoi 23,8 milioni di dollari per chilometro, uno dei più costosi al mondo. Oltre un’iniziativa che risolleva il dibattito sulla dipendenza economica degli stati balcanici rispetto alla Cina. L’Ue, questa la conclusione, continuerà a sostenere il progetto di adesione del Montenegro ma solo offrendo collaborazione per far rientrare il problema del debito pubblico, passato dal 65,9% all’80% del Pil, attraverso misure di consulenza e supporto tecnico.
Anche Pechino vara il piano “industria 4.0”
Il ministero dell’Industria e dell’Informazione tecnologica cinese ha pubblicato un nuovo piano che stabilisce entro il 2035 la completa digitalizzazione del settore manifatturiero. Il “piano 4.0” di Pechino prevede l’introduzione di apparecchiature smart, nuovi dispositivi e software con l’obiettivo contemporaneo di svecchiare un comparto strategico della produzione internazionale e difendere l’economia del paese dalle intenzioni ampiamenti annunciate da parte americana di favorire il decoupling (ovvero il ritorno entro i confini nazionali) di parte delle sue attività industriali. Il piano d’azione prevede entro il 2035 che il 70% delle apparecchiature di produzione intelligenti e il 50% dei software industriali dovranno essere realizzati “in-house”. Nell’ambito dell’azione prevista dal governo cinese si punterà a formulare o rivedere 200 standard nazionali per la produzione intelligente e creare più di 120 piattaforme Internet industriali. L’iniziativa è una risposta ad una delle criticità messe in evidenzia dalla pandemia: evitare interruzioni lungo le supply chains globali. Necessità strategica che non precluderà la possibilità di una cooperazione internazionale: il ministero ha infatti invitato multinazionali e gli istituti di ricerca stranieri a partecipare al piano, nell’ambito delle iniziative previste dalla BRI e dall’accordo RCEP.
Cina, prevista crescita sostenuta del commercio internazionale
L’interscambio commerciale cinese dovrebbe registrare una forte crescita dopo il primo trimestre di quest’anno, nel contesto di una ripresa economica globale e interna. Sono le conclusioni cui giunge un report del think tank britannico Oxford Economics secondo cui “lo slancio delle esportazioni rimarrà robusto nel secondo trimestre nonostante la probabile contrazione della domanda legata alla pandemia verso la fine di quest’anno”. Secondo i dati raccolti da Oxford Economics i viaggi interni e la logistica “sono tornati alla normalità già a marzo” in previsione di un’accelerazione ulteriore nel corso del 2021. Le previsioni del report confermano i dati ufficiali divulgati da Pechino secondo cui il primo trimestre dell’anno ha registrato un aumento del 29,2% dell’interscambio commerciale rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. In particolare, le esportazioni sono cresciute del 38,7% e le importazioni del 19,3%. Nello stesso periodo il commercio della Cina con i Paesi lungo la Belt and Road (BRI) è aumentato del 21,4% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 2,5 trilioni di yuan (circa 0,38 trilioni di dollari). Anche le importazioni e le esportazioni del Paese in Vietnam, Indonesia e Polonia hanno raggiunto una crescita relativamente rapida. Continua, intanto, il boom dell’export italiano in Cina. Secondo le dogane cinesi dopo un primo bimestre in cui è stata registrata una crescita del 63% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, il mese di marzo ha ulteriormente rafforzato il trend con un +69%. In valori assoluti in marzo l’Italia ha esportato merci e servizi per quasi 2,94 miliardi di dollari, e nei primi tre mesi, per 7,4 miliardi di dollari, più della metà dell’export dell’intero 2020. In crescita anche il livello delle importazioni (+48%). Nel complesso anche gli altri paesi europei hanno seguito l’andamento italiano, sebbene in misura meno netta: la crescita per l’Ue è stata del 33%, con un +28% per la Germania, +30% per l'Olanda e +37% per la Francia. Da sottolineare, ad ogni modo, come in termini assoluti un paese come la Germania esporta circa quattro volte l’Italia (28 miliardi nei primi tre mesi), con una bilancia commerciale attiva. L’export totale europeo raggiunge i 73 miliardi di dollari contro importazioni per 110 miliardi di dollari.