APRILE 2021 PAG. 39 - Biogas carburante alternativo per trasporto stradale e navale
«La scelta di produrre energia elettrica per cogenerazione dal biogas prodotto dagli impianti per la gestione della frazione organica presenta molte criticità sotto l’aspetto dell’efficienza. Le problematiche legate alle difficoltà a stoccare l’energia, nei confronti della quale mancano tecnologie efficaci, inducono verso soluzioni alternative: una potrebbe essere l’impiego del biogas come carburante». Luigi Vartuli, Amministratore di Ionio Fuel, società che ha presentato un progetto per la realizzazione di un deposito GNL nell’area industriale della città di Crotone, basa la sua proposta su indicazioni precise.
«Ad oggi, in particolare, nel Nord Italia esistono circa 1.600 impianti di questo genere: una massa critica, che attraverso l’immissione in rete o il trasporto per liquefazione, sarebbe in grado di alimentare in modo cospicuo la domanda crescente di carburante a bassi livelli di emissione nel settore del trasporto navale, ferroviario e stradale, oltre a fornire energia per gli impianti industriali».
Secondo Vartuli la proposta è pienamente fattibile «sia a livello tecnologico, sia a livelli di costo». Quello che manca, a differenza che nel Nord della penisola, è la rete di supporto degli impianti per la gestione della frazione organica, unica soluzione per superare il ritardo di un’importante area del paese nella gestione dei rifiuti, oltre a contribuire allo sviluppo dell’economia circolare e all’abbattimento dei costi, economici e ambientali, correlati al trasporto dei rifiuti verso gli impianti del Nord.
«L’obiettivo per il futuro è quello di poter garantire al territorio dei veri e propri polmoni energetici, basati esclusivamente su gas biologico e capaci di immettere il prodotto in rete per compensare gli scompensi in termini di domanda/offerta di energia».
Un traguardo ambizioso che, sotto l’aspetto tecnico, il deposito di GNL progettato da Ionio Fuel sarebbe in grado di raggiungere in tempo brevissimi. La struttura, infatti, è stata concepita con caratteristiche multifunzionali: «Il deposito può acquisire sia il metano fossile dal mercato, sia, eventualmente, il biogas proveniente da un futuro sviluppo della rete. Allo stesso tempo potrebbe fungere da punto di riferimento per la distribuzione di carburante alternativo per le navi, sfruttando la posizione baricentrica del porto di Crotone, o per il trasporto stradale e ferroviario, quest’ultimo al centro dei grandi progetti infrastrutturali messi in campo per il rilancio del Meridione».
Su quest’ultimo punto, in merito alla recente presentazione del progetto di fattibilità tecnico economica sull’Alta velocità ferroviaria Salerno – Reggio Calabria, Vartuli lancia un allarme circa l’isolamento che il territorio crotonese rischia in termini di connettività complessiva rispetto al resto dell’Italia. Il documento, in particolare, prevede una serie di opere per la connessione del porto di Gioia Tauro alla rete ferroviaria nazionale. Intervento che se non supportato con apposite misure per migliorare i collegamenti della provincia di Crotone rischia di danneggiare fortemente un possibile sviluppo autonomo dello scalo portuale del capoluogo pitagorico.
«Il collegamento di Sibari con Taranto tramite collegamenti di Alta velocità e Alta Capacità è l’unico modo per rendere autonomo il porto di Crotone da Gioia Tauro, nell’ottica di un transito delle merci verso l’Adriatico. Ad oggi tutti i progetti che riguardano l’area sono diretti dal nodo autostradale di Sibari verso Taranto e su una direttrice che unendo Catanzaro e Lamezia Terme, lascia Crotone nel guado. È stata sì prevista l’elettrificazione e il raddoppio dei binari dell’attuale linea monorotaia, la quale, lambendo l’area litoranea, nega un mare meraviglioso agli stessi paesi costieri ma l’intervento non tiene conto di un dato di fatto: solo con la realizzazione di un collegamento diretto all’Alta Velocità , con infrastrutture stradali e industriali, la città potrà intraprendere un percorso virtuoso di rinnovato sviluppo”.