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GENNAIO 2021 - PAG. 14 - Sagar Mala project, il futuro logistico dell’India

 

L’annuncio nel 2013 dell’iniziativa Belt and Road da parte della Cina ho indotto fin da subito l’India a prendere contromisure per scongiurare l’isolamento marittimo nell’Oceano Indiano. Il rischio di essere bypassata dalle “nuove vie della seta” ha visto accelerare i piani di Nuova Dehli in ambito infrastrutturale per promuovere e implementare la dotazione logistica del Paese. È in questo clima che, a partire dal 2015, è stato lanciato il Sagar Mala project, punto di arrivo delle varie proposte avanzate, a partire dall’inizio del secolo, per rendere più efficiente il sistema portuale indiano.

Obiettivo dell’iniziativa è sviluppare un modello portuale e logistico in grado di mettere a frutto una linea di costa di oltre 7mila chilometri con più di 200 scali (tra cui 12 classificati come maggiori e 180 minori) attualmente sottoutilizzata, sebbene dal settore marittimo passi oltre il 90% del volume totale del commercio indiano.

Il piano, nello specifico, prevede l’adeguamento dei porti esistenti e la creazione di nuovi porti in grado assecondare le esigenze del gigantismo navale, la promozione della navigazione costiera e interna come principale modalità di trasporto per merci e persone, l’integrazione attraverso corridoi industriali delle principali aree produttive, l’istituzione di zone economiche speciali.

Sagar Mala ingloba ben 577 progetti per un investimento stimato nel periodo 2015 – 2035 di circa 130 miliardi di dollari attraverso la modalità della collaborazione pubblico/privata. Nello specifico sono previste risorse per 20 miliardi per la modernizzazione dei porti, 36 miliardi per interventi in grado di rafforzare la connettività, 68 miliardi per i collegamenti porti-zone industriali, 1 miliardo per lo sviluppo delle comunità costiere. Stando ai dati del governo indiano al 30 settembre 2019 un totale di 121 progetti sono stati già completati mentre 201 sono in via di implementazione.

L’obiettivo del programma è quello di portare entro il 2025 la capacità di gestione delle merci nei porti dagli attuali 1,5 miliardi di tonnellate a 2,5 miliardi anche attraverso il miglioramento dell’efficienza operativa nei 12 scali principali del paese. Tra i punti previsti: automatizzazione delle banchine, servizi logistici ad alto valore aggiunto, realizzazione di uno “sportello unico” digitale per le procedure burocratiche.

Al momento è stata individuata anche l’ubicazione dei 6 mega porti previsti dal piano, le cui procedure di approvazione sono a diversi livelli di completamento: Sagar Island, nello stato del West Bengala; Paradip Outer Harbour, in Odisha; Sirkhazi e Enayam, nel Tamil Nadu; Belikeri, nel Karnataka; Vadhavan, nel Maharashtra.

Centrale nella strategia indiana l’insediamento delle cosiddette zone economiche costiere (CEZ) direttamente collegate ai porti per un investimento di 73 miliardi di dollari. Le 14 CEZ, incentrate sul sistema di produzione “Make in India”, copriranno diversi distretti costieri, articolati in ulteriori unità produttive, e saranno collegate a corridoi che attraverseranno tutto il territorio (previsti l’istituzione dei corridoi industriali Delhi-Mumbai, Chennai-Bangalore, Visakhapatnam-Chennai, Amritsar Delhi Kolkata e quello economico Mumbai-Bangalore). Anche in questo caso l’obiettivo è ambizioso: aumentare le esportazioni di 100 miliardi di dollari e creare 150.000 posti di lavoro entro il 2025.

Altro modello di sviluppo previsto dal programma quello avviato nel 2017 con la ZES di Jawaharlal Nehru Port a est di Mumbai, il cui sistema portuale gestisce il 40% della movimentazione import/export indiana. Diverse aziende del settore telecomunicazioni, automotive e IT si sono già insediate nell’area, cui si affiancheranno a breve i centri industriali Smart Industrial Port City (SIPC) a Paradip e Kandla e le unità di occupazione costiera (CEU) a V.O. Chaidambarnar Port Trust e Kamarajar Port Limited.

Giovanni Grande


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