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DICEMBRE 2020 PAG. 8 - Ragionare sulle prossime sfide della portualità italiana


 

 «L’insegnamento arrivato da quest’anno così difficile è che non bisogna dare niente per scontato. Abbiamo dovuto fare i conti con un sistema consolidato, che negli anni ha garantito una sostanziale stabilità di traffici, e da tutto il contorno di rapporti e procedure che attorno a tale sistema si sono sviluppati. E a un certo punto abbiamo dovuto renderci conto, di fronte al disastro che stavamo fronteggiando, che servivano flessibilità, capacità di reagire presto e in modo efficiente». Il presidente di Assoporti, Daniele Rossi, comincia a tratteggiare così il bilancio dell’annata che ci mettiamo alle spalle. E pensa alle prossime sfide che dovrà affrontare la portualità italiana, chiamata a rimboccarsi le maniche in vista della ripresa dei traffici e «a mettere a frutto la maggiore consapevolezza sviluppata in questi mesi, rispetto alle risorse a disposizione e alle problematiche da affrontare». «Va rivisto l’impianto normativo che governa il sistema portuale, si deve procedere all’ammodernamento delle AdSP, rendere definitivo l’uso di quelle tecnologie che nel momento peggiore della crisi ci ha permesso di mandare avanti le nostre banchine in collaborazione con tutti gli attori della filiera. Si tratta di un salto culturale che dobbiamo compiere tutti insieme, un nuovo atteggiamento di fronte al mondo che verrà. In un paese storicamente diviso abbiamo imparato il valore del “fare squadra”: è da qui che si deve partire per un programma strategico di crescita per tutto il paese». 


Lei ha da sempre puntato ad una revisione del Codice degli appalti. Negli ultimi tempi molti spingono per un “decreto semplificazione” dedicato ai porti e alla logistica. Qual è la scelta preferibile?
Non credo che le due cose si escludano a vicenda. Ciò che è non più evitabile è un ragionamento serio sulla realizzazione delle opere pubbliche: una media italiana di circa 13 anni rispetto ai 3-4 anni del resto dell’Europa dimostra che qualcosa non va per il verso giusto. Sotto questo aspetto il Recovery Fund rappresenta una sfida enorme perché entro il 2026 i soldi messi a disposizione dovranno essere tutti spesi. Considerando le spinte contrarie che arrivano dai paesi “sovranisti” e il funzionamento all’unanimità delle procedure europee non possiamo correre rischi a causa di un sistema normativo troppo rigido. Sia chiaro, non si tratta né di volontà arbitraria di liberalizzare le gare pubbliche né di aggirare le norme ambientali: semplicemente le opere devono potersi realizzare in tempi ragionevoli. Sullo strumento più adatto non mi pongo problemi. Conta centrare l’obiettivo.         


Per Bruxelles i porti italiani sono chiamati a pagare le tasse. Quale linea converrà seguire per difendere le prerogative della nostra portualità?
Assoporti ha sposato l’impostazione seguita dal MIT e, corroborata da eminenti giuristi, sulla diversità del caso italiano rispetto al Nord Europa, considerato dalla Commissione come un modello acquisito una volta per tutte. Le AdSP della penisola non fanno business, sono delegate dallo Stato anche per quanto riguarda gli aspetti fiscali. Ciò su cui non bisognerà mollare nemmeno di un millimetro, in tema di replica, sarà l’esclusione delle banchine italiane dalla materia degli aiuti di Stato. Sulla riscossione delle tasse sarà sempre possibile trovare un accordo ma se, specie in un periodo di grandi investimenti pubblici, si entra in quel campo minato non si sa dove andremo realmente a parare.      


Il settore delle crociere è quello che ha subito maggiormente le conseguenze della crisi pandemica. In quale direzione bisognerà muoversi nel breve termine?   
Se la portualità tutta ha vissuto un “annus horribilis” per il settore delle crociere il discorso delle criticità è moltiplicato in modo esponenziale. È per questo che, almeno fino alla ripresa più o meno normale delle attività, serve un sostegno pubblico per garantire la sopravvivenza del cluster. Superato questo periodo il comparto sarà trascinato dalla voglia di viaggiare, di fare turismo che la pandemia non può aver cancellato. Ovviamente quando parlo di sostegno mi riferisco, ad esempio, a tutte le facilitazioni e le agevolazioni che il sistema portuale può garantire alle compagnie. Poi, insieme, sarà necessario mettere mano ad un adeguamento delle attività crocieristiche alla “nuova normalità”. 


Cosa suggerisce?       
Intanto, sarà necessario ricostruire l’immagine delle crociere sotto l’aspetto della comunicazione: le navi, già oggi, sono uno dei luoghi più sicuri in cui passare il proprio tempo. Poi bisognerebbe modificare le strategie commerciali, guardando con più attenzione alla valorizzazione delle risorse culturali e ambientali della nostra penisola. Non ha più senso concentrare le rotte su pochi porti, come Civitavecchia o Venezia, rischiando l’effetto congestionamento. Insieme ai territori andrebbero analizzate e sfruttate tutte le enormi potenzialità turistiche dell’Italia guardando a quei porti meno frequentati che però hanno capacità di accoglienza e possibilità e voglia di investimenti.   


Qual è stato il ruolo di Assoporti nel fronteggiare la pandemia?
Anche e soprattutto grazie all’uso della tecnologia Assoporti è stato il luogo di coordinamento di tutta la portualità italiana. I presidenti delle varie AdSP si sono costantemente tenuti in contatto tra di loro e con il MIT per costruire una linea comune in grado di risolvere i problemi e garantire la piena operatività degli scali. Tra le eredità positive della pandemia c’è proprio questa possibilità di riunirsi online, più volte al mese, che dovremo sfruttare anche in futuro. Avere una strategia comune, riuscire a rafforzarla costantemente, è il modo migliore per affrontare come sistema il rapporto come terminalisti, compagnie, big player della logistica.      


Cosa si aspetta dal 2021?
Un sano ritorno alla normalità. L’anno prossimo sarà quello della parziale ripresa che ci permetterà di prendere lo slancio per il consolidamento nel biennio successivo. Dovremo muoverci con responsabilità e competenza, nella piena consapevolezza della posta in gioco.

Giovanni Grande

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