DICEMBRE 2020 PAG. 26 - Assologistica: tramutare in azioni i buoni propositi

 

“Nel 2021 la ripresa economica non riuscirà a ritornare fin da subito ai livelli pre-crisi. Sarà recuperata solo una parte dei volumi movimentati e di conseguenza del fatturato. Si tratterà di un anno di transizione, non privo di rischi per le aziende della logistica che paradossalmente rischiano di pagare l’impegno durato tutto l’anno per garantire la distribuzione di merci e materie prime per il sistema produttivo nazionale”. È quanto prevede il presidente di Assologistica, Andrea Gentile, che chiede al governo di “tramutare in azioni concrete i buoni propositi fin qui mostrati nei confronti del comparto”. 

Cosa non la convince nelle azioni intraprese dal governo a favore del settore?
Ad oggi nei confronti delle aziende del comparto non è stato versato in pratica un singolo euro. Molte dichiarazioni d’intenti, interventi ingenti sulla carta, ma niente di reale. Intanto le aziende della logistica, che a differenza del settore produttivo non hanno potuto chiudere le attività, attingendo alla cassa integrazione, sono alle prese con una flessione del fatturato compresa tra il 20 e il 40% e con un aumento sostenuto dei costi per garantire la sicurezza sanitaria del ciclo continuo di distribuzione.

 
Quali interventi andrebbero attivati?  
Come associazione abbiamo avanzato una serie di proposte fin dal primo lockdown nazionale per garantire un minimo di sostegno alla filiera. Ad esempio, per il settore portuale, che allo Stato non è costato niente in termini di cassa integrazione, si sarebbe potuto fare fronte alla crisi con una riduzione dei canoni demaniali o degli oneri contributivi delle aziende. La mancanza di direttive chiare da parte ministeriale rischia di bloccare i pochi presidenti che si sono mossi in questa direzione. In prospettiva, a causa del coordinamento nazionale della portualità previsto dalla riforma e mai applicato, si rischia che le AdSP comincino a muoversi in ordine sparso con applicazione di misure divergenti in porti confinati.   

La salvaguardia dei posti di lavoro come principale sfida del 2021?
Credo proprio di si. I livelli occupazionali sono stati mantenuti con l’estensione della cassa integrazione fino al prossimo 31 marzo. Sistema oneroso ma che segna un punto di certezza. Ma cosa accadrà a partire dal primo aprile? In questo impegno a trovare soluzioni alternative Assologistica è pronta a prendersi la sua quota di responsabilità. Sarà importante in questa sfida avere anche i sindacati dalla nostra parte. 

Quanto potranno aiutare le risorse del Recovery Fund?
Dipenderà da quanto saremo bravi a realizzare in concreto i bei progetti presenti sulla carta. Se per accorciare il gap infrastrutturale del paese impieghiamo quindici anni anziché due l’impegno risulterà inutile oltre che dannoso: non solo non si concentra la potenza di fuoco delle risorse finanziarie in un breve lasso di tempo ma, alla lunga, le infrastrutture consegnate con decenni di ritardo rischiano di risultare non più in linea con la domanda del mercato. 

L’espansione degli armatori lungo la catena logistica è un pericolo?
Non necessariamente, purché, e il discorso vale anche per l’autonomia funzionale in banchina, si rispettino le normative dello Stato. In caso contrario si corre il rischio che i terminal si trasformino da entità economica a sé a semplice anello della filiera. Da centro di ricavi diventerebbero centri di costi, con i relativi tagli che potrebbero incidere, ad esempio, sulla sicurezza e la formazione del personale.   

All’inizio del prossimo anno scadrà il suo mandato alla guida di Assologistica. Come giudica questa esperienza?
Bellissima. Ho avuto modo di incontrare persone e aziende di grandissima qualità. Ma lasci dire una cosa che forse suonerà banale ma che è verità che ho verificato: presi individualmente noi italiani siamo in grado si fare cose bellissime ma difettiamo nella capacità di fare sistema. Purtroppo ci confrontiamo con un contesto che frena le nostre eccellenze.