Header Ads

DICEMBRE 2020 PAG. 22 - Finalmente gli Interporti “asset strategici del paese”


 

Il 2021 sarà l’anno della definitiva consacrazione degli Interporti italiani, quali infrastrutture strategiche nazionali e servizi essenziali.
Ho la netta sensazione che, a livello istituzionale e nel Paese, si sia ricreato lo spirito che portò negli anni ‘80 all’approvazione della prima legge di vera programmazione nazionale per lo sviluppo del sistema interportuale italiano, la legge 240/90, quando il nostro Sistema Paese si dotò, primo in Europa, di una legislazione di avanguardia in materia di infrastrutture dedicate al trasporto intermodale. 


Non dimentichiamo che tale normativa e le successive hanno permesso, tra l’altro, con un intelligente meccanismo finanziario di poter sviluppare concretamente le dotazioni e le attrezzature interportuali, nella prospettiva di poter realizzare la “rete” italiana degli interporti. Oggi che la discussione della nuova legge sugli Interporti, primo firmatario Rotelli, è in fase avanzata in Parlamento e che la materia è diventata prioritaria nell’azione del Governo, come è testimoniato dall’impegno del ministro de Micheli e del sottosegretario Margiotta, possiamo essere ottimisti. 


Finalmente, abbiamo visto utilizzare per gli Interporti italiani dall’esecutivo la definizione di “asset strategici del paese”. Poi abbiamo festeggiato i trent’anni di anniversario della legge 240 nel migliore dei modi, con un bando da circa 50 milioni di euro che il Ministero e tutta la struttura tecnica ha già ripartito i fondi tra gli interporti partecipanti, con una rapidità di tempi mai vista prima.
I numeri parlano chiaro: i 23 interporti aderenti all’associazione che presiedo, UIR - Unione Interporti Riuniti, occupano oltre 32 milioni di metri quadri di aree per la logistica e 5 milioni di metri quadri di magazzini. I 50.000 treni arrivati/partiti nel 2018 hanno permesso di movimentare oltre 65 milioni di tonnellate di merci (più di 2 milioni di TEU).


Con queste cifre il sistema degli interporti italiani è un assoluto protagonista della Logistica in Italia che potrà rivestire un ruolo strategico in futuro per lo sviluppo del comparto logistico e del sistema industriale italiano come - se ce ne fosse stato bisogno - è stato dimostrato anche in questo periodo di emergenza sanitaria. Nella fase più acuta della pandemia, abbiamo rappresentato le uniche strutture di supporto al Sistema logistico dimostrando di essere essenziali e organizzati.
Ebbene , dal 2021 mi aspetto una vero salto di qualità. In Europa, la rete interportuale italiana già rappresenta una vera eccellenza. Sono sicuro che la nuova legge in discussione contribuirà a valorizzare un Sistema che oramai viene riconosciuto da tutti come un asset strategico.
Però, occorre preservare e conservare gli investimenti che sono stati fatti nel corso degli anni con fondi pubblici a sostegno della creazione di una rete che, senza adeguati finanziamenti, rischia invece di deperire senza alcuna programmazione logistica pubblica. Si potrebbe pensare di estendere il meccanismo finanziario concesso ai porti o pensare di replicare il sistema di cofinanziamento pubblico, già previsto da altri Paesi, che permette di finanziare fino all’80% degli investimenti nei terminal intermodali.


Penso che nel 2021 con questo spirito si arriverà a soluzione anche a temi, che sono delle inutili “zavorre” e non consentono di far decollare le nostre strutture, in tema di normativa ambientale sugli ampliamenti degli interporti esistenti.
Penso anche che vadano affrontate in una ottica diversa questioni come IMU, in analogia a quanto avviene nelle aree portuali, sia delle riduzioni di aliquote di imposta TARI.
Inoltre, con Rete Ferroviaria Italiana bisognerà proseguire nel percorso di finanziamento per le opere con destinazione ferroviaria che per natura non possono essere ripagate dal mercato se non in un periodo temporale insostenibile per le società di gestione degli interporti, ma che fanno parte della messa in opera strategica del passaggio della merce dalla modalità gomma al ferro e viceversa.
Concretamente, bisogna riconoscere che in questi anni molti interporti non sono riusciti a sviluppare una delle funzioni fondamentali, quella intermodale, per la quale sono stati concepiti. La cause sono molteplici, ben conosciute e soprattutto assolutamente indipendenti dalle volontà, o dalle capacita, delle società interportuali che hanno invece investito in costose attrezzature intermodali e ferroviarie. Per questo sarà prioritario cercare di eliminare, ove possibile, i “colli di bottiglia” infrastrutturali sulla rete ferroviaria che limitano la possibilità di organizzare dei treni intermodali dai porti e dagli interporti del sud Italia verso quelli del nord, sia favorire una maggiore integrazione con il sistema dei porti italiani e la sua associazione Assoporti, con la quale negli ultimi anni il rapporto è divenuto molto proficuo e costruttivo. Come abbiamo sperimentato di recente in UIRNet S.p.A. per la quale abbiamo creato insieme la Cabina di regia riguardante la Piattaforma Logistica Nazionale, presieduta da Zeno D’Agostino, Presidente della ADSP di Trieste.

Matteo Gasparato
Presidente Unione Interporti Riuniti

Immagini dei temi di Bim. Powered by Blogger.