DICEMBRE 2020 PAG. 18 - La priorità è mantenere la propria competitività
“La parola “resilienza”, ormai sulla bocca di tutti, è per noi un must. La nostra è una categoria che ha da sempre questo approccio. Siamo anello di congiunzione tra il cliente e una molteplicità di attori lungo le diverse fasi della supply chain e abbiamo il compito di ridurre la complessità del processo logistico in conformità con le normative nazionali e internazionali. La flessibilità e la resilienza sono, dunque, nel nostro DNA e sono i nostri punti di forza. E l’impegno costante di Fedespedi negli ultimi anni, e ancor di più in questo 2020, è stato quello di suggerire ai propri associati di pensare in grande, perché il futuro è la competizione con i grandi player globali.
Fatta questa premessa, occorre dire che le difficoltà affrontate da chi lavora nelle spedizioni internazionali sono state molte in questi mesi di crisi e di portata vitale per la nostra categoria. Nel settore dello shipping (a cui è affidato il 90% della merce che si muove a livello mondiale), grazie al fenomeno dei blank sailing, le compagnie di navigazione sono riuscite a mantenere alto il livello dei noli in una congiuntura di contrazione del commercio internazionale e del traffico container a livello globale, sia in termini di volumi che in termini di valore. Questo perché le shipping line operano in tre alleanze principali e, anche grazie all’esenzione delle regole antitrust europee, riescono a controllare il mercato. Nel corso dell’emergenza hanno operato cancellando o riducendo gli spazi per i contratti in essere con gli spedizionieri per spingerli verso le procedure automatizzate di prenotazione container – il mercato spot. Procedure che seguono gli andamenti della domanda e dell’offerta, che in questo momento però è “drogata” dai blank sailing, e che eliminano unilateralmente il ruolo della contrattazione. Tutto questo a fronte di un servizio sempre più inaffidabile.
In questa situazione, la priorità per gli spedizionieri è mantenere la propria competitività. Per fare questo la nostra categoria non chiede aiuti o sovvenzioni, ma semplicemente di poter giocare a parità di regole. Sono due le richieste che avanziamo: alle istituzioni italiane di attuare velocemente veri processi di snellimento burocratico, senza i quali sono danneggiate le imprese di spedizioni e gli hub portuali italiani che subiscono perdite di traffico a favore dei porti del Nord Europa, dove le procedure di controllo e sdoganamento sono più veloci ed efficienti. L’attuazione del SuDoCo – che chiediamo da anni – ci consentirebbe di riportare i traffici nei nostri nodi logistici e rafforzare il nostro ruolo nel trasporto merci via mare. Alle istituzioni europee, invece, chiediamo di vigilare sul comportamento delle shipping line e di abolire il CBER che, insieme a speciali regimi fiscali e aiuti di Stato, permette agli armatori di fare concorrenza diretta agli altri attori della catena logistica – non solo gli spedizionieri – senza dover rispettare le stesse regole. Se dobbiamo competere, occorre che questo avvenga a parità di condizioni.”
Andrea Scarpa
Vicepresidente con delega allo Shipping