DICEMBRE 2020 PAG. 14 - Per l’interesse del Paese sviluppare il settore logistico
Ci lasciamo alle spalle un anno molto duro, segnato ovviamente dalla pandemia. Le imprese del Settore logistico e del trasporto merci hanno lavorato sempre, anche nei due mesi più drammatici del lockdown totale di marzo e aprile. Non ci siamo mai fermati, garantendo sempre la distribuzione di beni essenziali, cibo, farmaci, materie prime per le imprese manifatturiere produttrici rimaste aperte. Con volumi molto ridotti, ma a costi fissi invece pressoché immutati, le nostre imprese hanno servito innanzitutto il Paese e l’interesse generale. Con un peso notevole sui nostri fatturati, come chiaramente intuibile. Secondo i nostri dati e le nostre previsioni, a fine anno la diminuzione complessiva dei volumi movimentati dovrebbe attestarsi attorno al 10%. Ovviamente con una grande diversificazione interna alla supplychain logistica: un conto sono i porti, altro i corrieri espressi, altro ancora il cargo aereo o quello ferroviario o l’autotrasporto. Il dato occupazionale ha tutto sommato tenuto, grazie agli ammortizzatori sociali straordinari Covid.
Per il 2021 siamo ottimisti e fiduciosi. L’economia si era già rimessa in moto tra maggio e luglio. E di tale rimbalzo positivo, soprattutto della produzione industriale, ne abbiamo poi noi beneficiato, in differita temporale essendo la logistica a valle della catena del valore, tra agosto e ottobre. Mi pare anche la peak season pre-natalizia stia andando meglio del previsto. Se sapremo fare bene come Sistema Paese – tra Recovery Plan nazionale e nuovo Ciclo di Programmazione di Fondi Europei 2020 – 2027 – il 2021 potrebbe davvero essere l’anno che avvia una auspicata svolta dopo 12 anni di sostanziale stagnazione.
E’ evidente che abbiamo davanti a noi un anno denso di sfide, a partire dalla logistica legata al vaccino. Per la logistica del Pharma è la più importante sfida della storia. Ma siamo fiduciosi: l’Italia è il secondo Paese Europeo esportatore di farmaci, abbiamo know how, professionalità, eccellenze, equipment, infrastrutture per raccogliere tale sfida. Lavoreremo, come da sempre, per e con le grandi imprese farmaceutiche produttrici ed esportatrici che si sono cimentate con successo nell’epocale sfida della ricerca e produzione dei nuovi vaccini anti Covid 19. E se dovesse servire, saremo a disposizione anche dell’Esercito.
Più in generale, una grande sfida è quella che attende tutto lo shipping. Nel 2020 alcuni settori, come i vettori marittimi, sono andati meglio di altri da un punto di vista finanziario, creando anche qualche malumore. Penso che sul tema del necessario equilibrio regolatorio – dalle vicende antitrust agli aspetti fiscali - negli stessi ambiti operativi e di funzioni logistico - trasportistiche nei quali agiscono tuttavia diversi attori della filiera, vada fatta una riflessione serena ma seria. Una riflessione “istituzionale”, in chiave Comunitaria più che, o oltre che, nazionale. O la competizione è fair, oppure non è più competizione ma legge della giungla. A svantaggio di imprese produttrici e consumatori finali, oltre che di segmenti dell’impresa logistica. Poi c’è invece la dimensione “industriale” del problema. L’economia mondiale – produzione e logistica insieme, lungo tutta la catena globale del valore – va verso la disintermediazione, l’altissimo tasso di innovazione tecnologica e digitale, la sostenibilità spinta, l’esaltazione del valore dei dati informativi quasi più preziosi dei beni fisici trasportati, le integrazioni verticali che producono grandi player consolidati e leader di filiere e di mercati. Con questo mondo, il nostro settore deve fare i conti, e dentro questo mondo deve misurarsi.
Infine, un tema di grande attualità: nei giorni scorsi mi è stato chiesto se gli investimenti infrastrutturali che saranno resi possibili dal Recovery fund europeo dovranno ancora raccordarsi con la Nuova via della seta. Mi pare di vedere un po’ di genericismo sul tema. Al netto degli investimenti che Cosco ha già in corso, come a Vado, non mi risultano specifici nuovi grandi progetti infrastrutturali formalmente presentati al nostro Governo da realtà industriali cinesi o riconducibili al Governo cinese. Né mi risultano investimenti economici importanti messi a budget da Pechino per interventi puntuali sulla rete trasportistica e logistica in Italia. Suggerirei un approccio con meno slogan ed un atteggiamento meno ideologico – che sia pro o contro - nel dibattito pubblico. Che invece dovrebbe partire dalle reali necessità dell’industry logistica italiana, strumento anche per la tutela dell’interesse nazionale stesso: sostenerne la crescita dimensionale, incentivarne investimenti digitali e green, favorirne l’internazionalizzazione attraverso il supporto all’Ex Works, completare il quadro delle realizzazioni infrastrutturali utili a generare ricchezza diffusa, puntare sulla formazione permanente e sul passaggio generazionale. Senza una grande industria logistica, non saremo mai una grande Potenza logistica. Possiamo fare tutte le infrastrutture che vogliamo, ma non avremo mai la capacità di presidiare mercati internazionali e comandare la catena del valore lato trasporti e approvvigionamenti.
Guido Nicolini
Presidente di Confetra