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OTTOBRE 2020 PAG. 41 - La BRI finanzia il nuovo porto di El Hamdania in Algeria


L’accordo di cooperazione economica e tecnica firmata lo scorso 11 ottobre tra il ministero degli Esteri dell’Algeria e l’Agenzia cinese per la cooperazione internazionale allo sviluppo rappresenta il primo passo per l’inserimento del paese nord africano nella BRI. L’accordo, a margine di una visita di una delegazione di alto livello del Comitato Centrale del Partito comunista cinese, conferma la strategia di penetrazione di Pechino nel continente africano, di cui l’Algeria si candida ad essere uno dei gate di collegamento. La formula è la stessa: ingresso per le merci del paese asiatico in cambio di infrastrutture e prestiti finanziari. Secondo l’organo di stampa ufficiale algerina “Aps”, riportata da Agenzia Nova, la missione dei delegati cinesi ha offerto l’occasione per “promuovere e sviluppare le relazioni tra i due paesi, in particolare nei settori delle infrastrutture, lavori pubblici, trasporti, commercio e investimenti, oltre all'istruzione superiore, alla ricerca scientifica e alle nuove tecnologie”, senza infine dimenticare “il coordinamento e la solidarietà tra i due Paesi nell’ambito della lotta alla pandemia di Covid-19”.

Al centro della presenza cinese nel paese la costruzione del porto in acque profonde di El Hamdania, che si candida a diventare, entro il prossimo decennio, uno degli scali marittimi più grandi al mondo, per un costo complessivo stimato di sei miliardi di dollari. Struttura che si pone in diretta concorrenza con il vicino marocchino Tangermed, in una corsa alla connettività euro-mediterranea-africana che vede il regno di Rabat in grande vantaggio anche per gli ingenti investimenti in corso per sviluppare collegamenti ferroviari ad alta velocità per le merci.   

Una volta completato, i lavori di realizzazione sono stimati in poco più di sette anni, El Hamdania sarà in grado di ospitare unità fino a 240mila tonnellate. “Per la Cina, si tratta di un’opportunità di sviluppare catene di valore dall’Africa all’Europa invece di svolgere un ruolo secondario nella filiera produttiva a guida francese che si estende dal Marocco all'Europa”, ha spiegato ad Agenzia Nova il professor Michael Tanchum, senior fellow presso l’Istituto austriaco per la politica europea e di sicurezza (Aies). Innescando una competizione logistica per la creazione di un corridoio commerciale fino a Lagos, in Nigeria, non solo con il Marocco ma anche con la Tunisia.

Il progetto di El Hamdania risale al 2012 ma non è andato oltre la localizzazione del sito e delle strutture logistiche ad esso collegate rischiando di diventare il grande rimpianto per la politica algerina. I lavori per la realizzazione che dovrebbero iniziare il prossimo anno prevedono tre fasi successive. Stando a uno studio realizzato dalle autorità di Algeri il porto avrà una estensione di 310 ettari mentre circa 1.916 ettari saranno destinati a interporti, zone di custodia temporanea per i container, snodi autostradali verso il Sahel.  

Quattro anni fa, quando il costo stimato dell’opera era di circa 3,3 miliardi, anche in seguito alla crisi economica che attanagliava il paese per il crollo del gettito derivante dal petrolio, il governo algerino aveva optato per un finanziamento dell’opera a completo carico della Cina. Idea cui si è rinunciato, complice anche il timore della “trappola del debito”, in favore di un cofinanziamento  con un prestito del Fondo nazionale di investimento algerino e della banca cinese Exim Bank. Alla periferia del porto, concepito come un adeguamento al presente del sistema portuale nazionale che risale agli anni sessanta, inoltre, sorgerà una città industriale orientata all’export che sarà collegata a una rete di autostrade e di ferrovie in grado di raggiungere il cuore del continente africano in meno di otto giorni.

 

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