OTTOBRE 2020 PAG. 38 - Energia dalle dighe portuali grazie ad un brevetto italiano
Produrre energia sfruttando il movimento delle onde sulle dighe portuali. Il brevetto italiano Rewec3, già in fase di prossima sperimentazione a Civitavecchia e Salerno fa un ulteriore passo in avanti, puntando a rendere completamente green lo scalo turistico di Roccella Jonica. È quanto previsto dal progetto Gre.Ene.Log. finanziato dalla Regione Calabria con fondi europei Fesr per l’installazione lungo il nuovo molo dello scalo dei “cassoni tecnologici” in grado di tramutare in energia elettrica il moto ondoso.
«L’intervento avrà un valore di circa 5 milioni di euro e si pone da un lato l’obiettivo di valorizzare in chiave ambientale l’unico porto turistico compreso nell’area tra Crotone e Reggio Calabria, dall’altro di estendere, come esempio di “best practice” a livello nazionale e internazionale un brevetto interamente pensato e realizzato in Italia», spiega Lorenzo Surace, dirigente dell’area infrastrutture del Comune di Roccella Jonica.
Scalo turistico – peschereccio da 450 posti barca, realizzato tra gli anni ottanta e novanta del Novecento, la struttura ambisce a diventare punto di accesso al grande patrimonio culturale della Locride, garantendo servizi marittimi a basso impatto ambientale in un’area che può vantare i maggiori riconoscimenti previsti, tra cui la “bandiera blu” e le “cinque vele”.
«L’utilizzo di Rewec3 porterà benefici anche alla popolazione locale - sottolinea Surace - L’energia prodotta dal sistema andrà ad alimentare anche un tratto di circa 4 chilometri della via marina del comune. In attesa dell’ottenimento del VIA siamo fiduciosi di far partire i lavori entro la fine del 2021”.
Inventato da Paolo Boccotti e prototipato da Felice Arena, entrambi docenti dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, Rewec3 si basa su un concetto all’apparenza semplice: trasformare le dighe portuali da infrastrutture passive in attive. A rendere possibile l’obiettivo una modifica strutturale ai normali cassoni di cemento armato che vengono dotati di una speciale camera d’aria.
«Semplificando, il cassone contiene una camera d’aria dove l’acqua può muoversi, attivando un pistone», sottolinea il Prof. Ing. Felice Arena. «Il moto ondoso fa variare la pressione dell’aria all’interno della struttura attivando delle turbine autorettificanti. In grado cioè di ruotare nello stesso verso, sia quando il polmone d’aria è compresso sia quanto è decompresso. Questa catena produce energia elettrica che può essere impiegata per il funzionamento di uno scalo come Roccella Jonica o come quota parte di quella che serve in uno scalo commerciale».
Già in fase di sperimentazione in altri scali il sistema Rewec3 è stato inserito da Renzo Piano nel progetto per la nuova diga foranea di Genova mentre potrebbe presto varcare i confini nazionali grazie all’interesse mostrato dalle autorità del Principato di Monaco.
«Si tratta, ovviamente, di una soluzione che dipende dall’intensità del moto ondoso. Con la possibilità potenziale di produrre fino a cinque chilowatt-ora per ogni metro lineare abbiamo calcolato che in condizioni operative normale la produzione di energia possa raggiungere circa 8mila chilowatt-ora nel corso di un anno - conferma Arena - L’aspetto tecnico più vantaggioso è costituito dalla relativa semplicità della piccola modifica strutturale da applicare al cassone. La sfida principale è quella di ottenere un rendimento ottimale, rispetto alle caratteristiche ondose dell’area marittima».
Ad oggi le migliorie sul Rewec3 riguardano la sperimentazione di turbine, da 15- 20 chilowatt, capaci di operare al meglio nel Mediterraneo. Un mare che se da un lato risulta “poco energetico”, a causa della sua “discontinuità produttiva” in termini di energia ondosa, dall’altro non è caratterizzato da quegli eventi estremi (le onde da 35 metri tipiche della Scozia, per intenderci) che potrebbero danneggiare il dispositivo.
Cosimo Brudetti