Header Ads

OTTOBRE 2020 PAG. 28 - MOSE: impenetrabile cintura di castità per il porto lagunare


 

 Causa COVID la conferenza stampa di Pino Musolino sui suoi 3 anni e mezzo di presidenza dell’Adsp MAS e qualche minuscolo coriandolo di tempo da Commissario l’abbiamo seguita in streaming, a tutto schermo anche per cercar di capire, oltre l’ottima esposizione, i veri sentimenti di questo past president molto probabilmente  in procinto di lasciare, forse per altri porti o per altri mestieri, quella “sua Città” più volte ricordata in più occasioni come meta ambita, quasi un traguardo raggiunto, dopo anni da emigrato prima in nord Europa e poi a Singapore sua ultima dimora prima del gran rientro in laguna.
Con la partenza di Musolino si chiude, almeno lo si auspica, una delle stagioni meno felici e più complesse per la portualità lagunare il cui più evidente demerito è quello di non essere stata adeguatamente rappresentata, a differenza di altri porti anche viciniori, nelle stanze del potere, laddove cioè si approvano e si realizzano progetti a favore di nuove infrastrutture e l’incremento dei livelli occupazionali. Ebbene la nascita dei tanti, forse troppi Comitati e movimenti spontanei come  Venezia Lavora con Vladimiro Tommasini detto Igor, presidente della Cooperativa dei Portabagagli o la Venice Port Community rappresentata dal neodesignato presidente di Federagenti e presidente di Assoagenti Veneto, l’imprenditore Alessandro Santi o dei “Si Grandi Navi” contro i “No grandi Navi” o del dormiente “Cruise Venice”, ma solo per citarne alcuni, rappresentano, con tutta evidenza, il  profondo disorientamento di una comunità portuale ibrida e per tanti aspetti ancora in fase embrionale, ancor priva e, in questi ultimi anni costantemente alla ricerca, di quell’istituzionale  riferimento che l’AdspMAS dovrebbe aver saputo e dovuto offrire con risposte esaurienti a quel mondo imprenditoriale e ai tanti cittadini che ancora credono in questo grande motore economico che si identifica nel sistema portuale di Venezia-Chioggia.


Dopo anni il “report” di fine mandato, spesso condito da toni autoreferenziali, ha finalmente  risposto a tante domande e non solo di natura tecnica ma anche comportamentale. In che senso? Per esempio, tra gli addetti ai lavori o tra i tanti followers delle reti, ci si chiedeva del perchè il presidente del porto, frequentemente, con una valanga di tweet volesse, commentando con una punta d’orgoglio, far sapere al mondo della sua passeggiata sul red carpet in occasione della mostra del Cinema del Lido di Venezia o sul suo trionfale ingresso al teatro La Fenice o alla podistica  Venice Maraton, ecc. E la risposta è: semplicemente perché si trattava di tentar di rendere sempre più stretto e quasi osmotico il rapporto tra il porto e la Città. Dunque quale miglior convinto e impegnato “ambasciatore” se non il vertice di quella che è considerata la più grande azienda del Veneto coi suoi oltre 20.000 addetti per far capire al mondo che a Venezia e a Chioggia c’è un porto? Certo è che questo giovane manager di Stato ha rotto vecchi schemi, probabilmente oggi anacronistiche icone, di alcuni suoi ben più navigati predecessori, senza far nomi, pesanti ma brillanti pietre miliari negli storici annali dei due porti. Oggi invece, in una dettagliata memoria di oltre 80 pagine consegnate brevi manu agli eroici giornalisti convocati nella sede dell’AdspMAS e inviata via mail a quanti ne hanno fatto richiesta, il “testamento” del Commissario riassume l’ieri, l’oggi e, in prospettiva, con progetti ed obiettivi, il domani del sistema lagunare. In sintesi alcuni punti salienti: una soluzione immediata per gli escavi dei canali portuali e per il conferimento dei sedimenti che permetta di ristabilire e mantenere una piena accessibilità nautica; una cabina di regia efficiente che consenta i traffici portuali anche quando gli scali di Venezia e Chioggia saranno ad accesso regolato per l’entrata in funzione del Sistema MOSE; una decisione politica che renda possibile la razionalizzazione del traffico crocieristico in Laguna e che permetta di dar seguito al decreto Clini-Passera secondo le proposte economicamente e ambientalmente sostenibili avanzate già a partire dal 2017 dall’Autorità; l’avvio dell’operatività della ZLS in modo tale da sfruttare anche la realizzazione dei primi lavori di infrastrutturazione del nuovo terminal container Montesyndial. 

Convinto sostegno dei trasporti intermodali su ferro a servizio della manifattura veneta con un necessario coinvolgimento finanziario della Regione e connettendo anche il porto di Chioggia via ferrovia alle aree produttive del Nordest. Contemporaneamente, andranno ricercati attivamente nuovi accordi commerciali con i principali hub portuali mediterranei per attivare servizi di feederaggio di container, dal momento che si è finalmente giunti ad uno sblocco degli escavi in laguna. Il terminal LNG di prossima costruzione andrà inoltre fortemente sostenuto, per rendere il sistema portuale veneto uno tra i primi al mondo per il ricorso ai carburanti transizionali. “La solidità dell’AdSP si misura anche sul fronte della capacità progettuale dell’Ente che, negli ultimi tre anni, si è visto approvare ben 23 progetti europei per oltre 35 milioni di euro di finanziamenti a beneficio delle attività portuali di Venezia e Chioggia – ha tra l’altro affermato Musolino - Interventi infrastrutturali mirati e sostenibili, solidità finanziaria e progettualità europea  hanno contribuito a fare negli ultimi anni del sistema portuale veneto un polo economico capace di sviluppare, grazie alle 1260 aziende insediate, una produzione diretta di 6,6 miliardi di euro, pesando per il 27% sull’economia comunale e per il 13% su quella metropolitana. Misurando anche l’indotto, l’impatto economico totale è quantificabile inoltre 92 mila posti di lavoro. Tra produzione diretta, indiretta e indotto il sistema portuale veneto vale 21 miliardi di euro, una grande realtà, dunque, che merita altrettante grandi attenzione e responsabilità da chi lo guiderà nei prossimi anni”. Per ovvi motivi di spazio tralasciamo altri importanti capitoli che tuttavia riassumiamo dall’indice: “E pluribus unum”, da Porto di Venezia a Sistema Portuale del Veneto; da Venezia a Chioggia, costruzione della nuova realtà demaniale; l’armonizzazione del sistema portuale integrato: il Piano Regolatore Portuale; l’armonizzazione dell’operatività portuale; sostenibilità e innovazione: il POT, i progetti, le strategie; la sostenibilità (ambientale) praticata; la sostenibilità (sociale) praticata; la sostenibilità (portuale) praticata; la sostenibilità (logistica) praticata; promozione a supporto della sostenibilità logistica e portuale; la sostenibilità (finanziaria) praticata; la sostenibilità culturale praticata; l’innovazione del sistema portuale; un sistema portuale esteso; un sistema portuale che si sviluppa anche grazie ai finanziamenti europei; un sistema portuale sicuro; un sistema portuale in formazione continua, professioni della logistica in prima linea; grandi eventi; le sfide future. 


Ma proprio sulle “sfide future” si gioca la sopravvivenza del porto, il suo sviluppo o il suo declassamento. Innanzi tutto bisognerà affrontare il problema MOSE che oggi per vari aspetti rappresenta l’impenetrabile cintura di castità per entrare dal mare o uscire dalle aree portuali (n.d.r. il porto sarà la prima vittima del Mose se non si realizzerà una “cabina di regia per un porto regolato” armonizzando e programmando il traffico marittimo con la chiusura delle  paratoie) e poi c’è l’affair della  riconversione delle grandi aree industriali di Porto Marghera, i tanti, forse troppi appetiti da soddisfare, ma, come detto, innanzi tutto urge che i porti di Venezia e Chioggia siano adeguatamente rappresentati non solo al vertice  dell’AdspMAS da  professionisti dai nomi altisonanti e rispettati nel cluster marittimo internazionale e non nell’ondivaga politica ma anche da un consistente nucleo di imprenditori veri, non “prenditori”, che siano realmente interessati alla crescita sociale, occupazionale ed economica del “sistema” piuttosto che a mere, alchemiche  speculazioni troppo spesso esercitate sulle spalle dei lavoratori. Ed è per tutti questi motivi, non ultimo la difesa della dignità del lavoro, che esplode con rabbia il grande sciopero per la prima volta proclamato congiuntamente dalle OO.SS nei porti di Venezia e Chioggia oggi fattisi sistema per condividere gli auspicabili positivi successi di una nuova stagione! Insomma, stavolta in Laguna, come recita l’antico adagio napoletano: “Adda passà ‘a nuttata”!

Massimo Bernardo

Immagini dei temi di Bim. Powered by Blogger.