OTTOBRE 2020 PAG. 26 - MOSE, per il cluster marittimo una cabina di comunicazione
Nei giorni scorsi i giornali di tutto il mondo hanno dedicato articoli e foto al primo, vero, intervento del MOSE per proteggere Venezia e la sua laguna dalle acque alte. Un giorno storico certamente per la città , ma anche per il Porto, che, da adesso, deve fare davvero i conti con le chiusure delle tre bocche di porto che danno accesso alla laguna: da nord a sud, la bocca di porto di Lido, quella di Malamocco, la principale per l’accesso al Porto di Venezia e quella del Porto di Chioggia. Il tre ottobre scorso, le complessive 78 paratoie tra loro indipendenti, sono state alzate in previsione di una marea di 130 cm con forte scirocco, la condizione peggiore per l’acqua alta in città . Tutto è andato come previsto: le paratoie si sono sollevate, la marea ha raggiunto i 130 cm lato mare mentre il livello della laguna misurato, alla Punta della Dogana, ha oscillato tra i 70 e i 75 cm e tutta la città , Piazza San Marco compresa è rimasta all’asciutto. Tutto bene dunque? Tralasciando che i lavori sono stati avviati ufficialmente il lontano 14 maggio 2003, che il costo è lievitato in modo spaventoso, che la magistratura ha accertato episodi di corruzione e mala gestione che hanno convolto politici di primo piano, funzionari pubblici e imprenditori, tralasciando tutto ciò, dicevamo – e non è poco - da un punto di vista tecnico tutto è andato bene e, davvero, oggi possiamo essere ragionevolmente certi che Venezia sarà finalmente protetta dalle acque alte. Per il Porto, però, si aprono degli interrogativi fondamentali, ai quali gli operatori non hanno ancora ricevuto risposta e che si sommano alle tante incertezze che in questi ultimi anni hanno messo in difficoltà il più importante porto del Veneto e uno dei principali scali nazionali. Alessandro Santi, vicepresidente di Federagenti nazionale, presidente di Assoagenti di Venezia e portavoce della neocostituita Venezia Port Community (il protocollo di intesa che la istituisce è stato firmato nella sede di Confindustria Venezia lo scorso 8 ottobre) spiega: “Da veneziani e da operatori che lavorano nel Porto, abbiamo con piacere visto che il Mose funziona davvero e, pur consapevoli dei danni e dei problemi che la sua presenza comporterà per il Porto stesso, abbiamo sempre sostenuto l’opera, che è necessaria a salvaguardare la città . Siamo però consapevoli che il MOSE, se non gestito propriamente, potrà generare dei problemi notevoli”. Il tre ottobre, ad esempio, le attività portuali sono rimaste bloccate per circa 9 ore interessando14 navi. “Noi, in un incontro con la Commissaria del Governo per il MOSE Elisabetta Spitz, abbiamo chiesto tre cose – sottolinea Santi - Gestire assieme a noi una cabina di comunicazione verso tutto il cluster marittimo sugli avvisi di chiusura delle paratie, per evitare informazioni imprecise o premature, visto che alle previsioni di possibile sollevamento, non sempre poi seguirà una reale chiusura delle bocche di porto; poter capire come sarà attivato il meccanismo che porta alla previsione e poi alla decisione di sollevare le paratie, ed essere parte di questo processo, perché è fondamentale poter dire a tutti agli operatori se le attività rimarranno ferme 9 ore o l’intera giornata. Questo ci permetterebbe di organizzare al meglio le attività minimizzando i danni del fermo. Terzo punto, sapere quando la conca di navigazione, alla bocca di Malamocco, pur con tutti i limiti che ha, sarà funzionante, visto che adesso ha una porta lato mare fuori servizio. Tutto questo per trovare un punto di equilibrio tra due temi fondamentali, la salvaguardia della città e la salvaguardia del Porto”.
Un punto sul quale bisogna far chiarezza è quello dell’altezza di marea prevista dalla quale si alzerà il MOSE, perché come è logico, in città , chi dopo anni di promesse si trova finalmente con negozi e abitazioni all’asciutto, chiede che il MOSE sia alzato sempre in modo che nessuna parte del centro storico sia più allagata. Alessandro Santi sorride e spiega: “Adesso come adesso, il progetto del MOSE prevede che le paratoie si alzino quando la marea supera i 110 cm. Il motivo è semplice: il MOSE è parte di un sistema più articolato di difesa della città dalle acque alte che deve intervenire quando la marea è inferiore ai 110 cm per proteggere tutte quelle zone dell’area marciana e del centro storico che sarebbero allagate. Un intervento particolare riguarda poi la Basilica di San Marco che è il punto più basso della città . Con le acque alte intermedie l’area marciana ad esempio si allaga non solo per il superamento delle rive, ma anche per la risalita dell’acqua dai cunicoli di scolo e scarico sotterranei. Si prevede quindi di alzare le rive e di impedire con appositi interventi questi flussi di risalita. Del resto con la frequenza attuale delle alte maree, se si alzassero sempre le barriere le bocche di porto sarebbero, nel periodo autunnale e invernale, praticamente quasi sempre chiuse cosa impensabile non solo per le attività portuali, ma anche per il normale scambio di acqua tra la laguna e il mare. Sono opere in gran parte già progettate e anche finanziate, che adesso devono essere fatte o terminate”.
Venezia Port Community si pone come voce unitaria credibile e fortemente rappresentativa di tutti gli interessi che ruotano attorno al Porto, ed è particolarmente significativo che tra i firmatari siano presenti Confindustria di Venezia e Rovigo, Camera di Commercio, Confcommercio così come l’Ente della Zona Industriale di Porto Marghera accanto alle tradizionali sigle del mondo portuale. Del resto il Porto genera, direttamente 6,6 miliardi di fatturato annuo, occupa 21.175 persone, e movimenta oltre 26 milioni di tonnellate di merci e 1,5 milioni di passeggeri. La consapevolezza dell’importanza economica del Porto e della logistica ad esso collegato è finalmente adesso più diffusa e il momento è favorevole per costruire davvero un futuro per lo scalo veneziano. Anche grazie all’approvazione, in via straordinaria, del bilancio della Adsp dell’Adriatico Settentrionale, che a breve avrà il nuovo presidente, sono partiti i fondamentali escavi dei canali portuali, la ministra De Micheli, in un recente incontro con gli operatori, ha assicurato che Venezia rimarrà un porto fondamentale per le crociere, la recentissima conferma di Luigi Brugnaro a sindaco e il varo della nuova Giunta Regionale, sono tutti indicatori di una situazione che può favorire, finalmente, una azione concertata per costruire un futuro credibile, sostenibile economicamente e socialmente per il Porto. Un punto di partenza potrebbe essere proprio la necessaria compartecipazione della comunità portuale alla cabina di regia per gestire il MOSE, che non solo libera la città dalle acque, ma, proprio come la figura biblica di Mosè, divide la storia del porto in due: fino ad oggi scalo di libero accesso nautico, dallo storico 3 ottobre e per il futuro, porto regolato.
Franco Tanel