SETTEMBRE 2020 PAG. 43 - Lockdown, l’impatto sull’economia italiana
Confetra in prima linea per il rilancio
A partire da fine febbraio, il dilagare dell’epidemia di COVID-19 e i conseguenti provvedimenti di contenimento decisi dal Governo, hanno profondamente influenzato l’economia. La pandemia ha determinato una drastica riduzione degli scambi internazionali e quindi delle esportazioni italiane. L’Italia è, tra i Paesi Europei, quello che si è ripreso con maggior inerzia dai cicli di crisi del 2008 e del 2012. A fronte di una sostanziale stagnazione del Prodotto Interno Lordo (+2,4% a livello nazionale tra 2009 e 2019), le esportazioni sono cresciute in valore del 43,5% e le importazioni del 26,1%. Nello stesso decennio, il saldo della bilancia dei pagamenti turistici ha fatto segnare un +83,5%, passando da 8,84 miliardi di euro nel 2009 a 16,23 miliardi di euro nel 2019. In sintesi, la debole ripresa dell’ultimo decennio è stata quasi interamente guidata da esportazioni e turismo, proprio i settori ora più colpiti dall’emergenza COVID-19.
Le stime a disposizione sulle conseguenze di medio periodo della crisi COVID-19 mostrano uno scenario preoccupante. La Commissione europea ha rivisto al ribasso le sue stime economiche evidenziando una situazione di “recessione più profonda con più ampie divergenze”, rispetto alle previsioni di primavera, sia geografiche che settoriali. In particolare, si rileva una contrazione dell’attività economica nell’area euro, durante il confinamento più rigoroso, tra il 25% e il 30%. Nella zona euro, l’economia dovrebbe calare dell’8,7% nel 2020 (7,7% stimato in maggio). E’ prevista una ripresa del 6,1% nel 2021 (la precedente previsione era del 6,3%). Sebbene le perturbazioni economiche siano state generalizzate, i dati del primo trimestre confermano la natura altamente asimmetrica dell’impatto nei vari paesi e settori. Per il secondo trimestre, tutti gli indicatori vagliati suggeriscono un’accelerazione della contrazione dell’attività economica con differenze persistenti tra paesi e settori a causa della maggiore durata del blocco. Con la revoca delle misure di segregazione, la spesa dei consumatori è destinata a rimbalzare nella seconda metà del 2020. Infatti, il risparmio delle famiglie è aumentato notevolmente e si prevede che i trasferimenti delle varie forme di sostegno al reddito insieme a schemi di lavoro a breve termine possano in parte compensare l’impatto negativo delle misure anti-pandemia sull’occupazione e sui redditi disponibili. Per contro, data l’elevata incertezza della domanda e la necessità delle imprese di aumentare la liquidità, si prevede che gli investimenti delle imprese quest’anno rimangano in profonda contrazione,
Sul fronte italiano, il crollo dovrebbe essere dell’11,2% quest’anno, con una ripresa del 6,1% l’anno prossimo. Anche l’OCSE ipotizza un esito analogo per il nostro Paese, in assenza di un aumento del numero dei contagi e della conseguente imposizione di nuove quarantene, si stima una contrazione del Pil del -11,3% nel 2020 e un crollo del -14% in caso contrario. Secondo l’Istat l’indice destagionalizzato della produzione industriale italiana a maggio è diminuito del 20,2% su scala tendenziale. Nella media dei primi cinque mesi dell’anno, il livello della produzione cala del 19,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tutti i principali settori di attività economica registrano diminuzioni tendenziali. Le più accentuate sono quelle della fabbricazione di mezzi di trasporto (-37,3%), delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-34,1%), della fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (-24,8%). Dato che la domanda di logistica e di trasporto merci è una domanda derivata, il crollo della produzione industriale, accertato dall’Istat, ha e avrà effetti dirompenti sui flussi di trasporto merci.
I primi dati degli effetti del COVID-19 sul traffico merci sono impietosi: ChinaDesk ha stimato gli Impatti su scambi e saldo di bilancia per il 2020 sulla base delle proiezioni OCSE sulla contrazione del PIL mondiale. L’esito è una contrazione degli scambi nel 2020 tra Italia e resto del mondo di 149,1 Miliardi di Euro (-18%) così ripartiti: beni di consumo (-80,6 Mld€), beni industriali (-32,4 Mld€) e beni consumo/industriali (-36,1 Mld€).
Il crollo degli scambi internazionali si riflette, naturalmente, sul traffico container che ancora a maggio ha registrato una flessione a livello globale del -11,4%. Per quanto riguarda il traffico marittimo rileva il Centro Studi Fedespedi, i principali porti italiani hanno registrato una flessione del -8,2% nel periodo gennaio-maggio 2020. Il risultato negativo è imputabile in particolare ai mesi di aprile e maggio, in cui si sono registrati valori intorno al -30%, come nel caso di Genova. La riduzione del prezzo del carburante e le relative previsioni ribassiste per il 2020 stanno comportando modifiche alle rotte, già da aprile tutte le alliances su alcuni servizi Far East-Europa hanno preferito passare da Capo di Buona Speranza piuttosto che pagare il transito del Canale di Suez.
Il settore del cargo aereo è stato profondamente colpito in Italia nei primi 5 mesi del 2020 Assaeroporti rileva un calo delle tonnellate movimentate del -27,9% con punte del -53,0% a Roma FCO e del -41,3% a Bergamo Orio al Serio. A partire dal mese di maggio è cominciata una rilevante inversione di tendenza. Infatti, pur rimanendo ben al di sotto dei valori raggiunti nel maggio 2019 (-40,1%), rispetto al mese di aprile ha registrato una crescita del +31,8%.
Globalmente le rilevazioni indicano una contrazione complessiva dei volumi trasportati quantificabile tra il -30% e il -40% nella fase di lockdown che sta lentamente diminuendo in questi mesi di riapertura e che ci si augura possa, nella seconda parte dell’anno, almeno parzialmente compensare la contrazione. Si rileva una maggior tenuta del cargo ferroviario sulle relazioni internazionali che si è rivelato, in questa crisi, un elemento in grado di accrescere la resilienza complessiva del sistema.
Discorso a parte merita l’eCommerce. Nonostante nel 2019 in Italia ci sia stata una crescita degli acquisti da consumatori italiani del +15%, l’eCommerce rappresenta ancora una componente contenuta dei consumi, appena il 7,3% rispetto a mercati più maturi quali Regno Unito (20%), Germania (16%) e Francia (14%). Secondo le stime Netcomm, gli eShoppers in Italia sono ad oggi 29 milioni e l’emergenza sanitaria ha spinto 1,3 milioni di persone ad utilizzare le piattaforme di acquisto digitale (+186% rispetto agli stessi mesi del 2019). Dal 17 febbraio al 3 maggio le vendite di prodotti di largo consumo online sono cresciute del +144,6%. Sebbene i tempi non siano maturi per trarre conclusioni su questi dati, la pressione sulle reti distributive è evidente. Il crescente peso degli acquisti online sta iniziando ad avere ripercussioni su tutta la filiera logistica: beni come abbigliamento, prodotti per la casa e mobili richiedono spazi dedicati per il deposito, l’imballaggio e il trasporto, con conseguente richiesta di magazzini in prossimità delle aree di consumo.
Guardando al mercato dei magazzini, appare ragionevole aspettarsi, nei prossimi anni, un forte aumento della domanda di immobili per la logistica, che possano rispondere alla crescita dei volumi eCommerce ma anche alla probabile accelerazione del reshoring. Avvicinare le catene di fornitura, diversificando territorialmente ma riducendo le distanze, può essere una soluzione per ridurre i rischi. Il reshoring, diminuendo la vulnerabilità della catena distributiva, grazie alla maggiore sicurezza nella connettività, sarà probabilmente applicato ai beni considerati “indispensabili”.
La Ricognizione flash dell’impatto del COVID-19 sulla logistica italiana svolta dal Centro Studi Confetra nei primi mesi della pandemia ha chiesto ad un campione di imprese quali sono stati gli aspetti che maggiormente hanno ostacolato l’attività delle imprese di logistica. Gli intervistati hanno sottolineato la difficoltà nel reperire dispositivi di protezione individuale quali mascherine e guanti (oltre il 45% degli intervistati), il mancato bilanciamento dei carichi con conseguenti viaggi in perdita e la chiusura dei magazzini di destinazione delle merci. Tra le imprese intervistate gli Spedizionieri denunciano anche l’incertezza dei tempi di percorrenza, la congestione e i blocchi alle frontiere e la crisi di liquidità legata ai crediti insoluti. Per quanto riguarda le iniziative più utili in questa fase, l’89% del campione suggerisce di prevedere sgravi contributivi per le imprese che post emergenza mantengano i livelli occupazionali precedenti. Le imprese di autotrasporto ritengono utile la sospensione dei divieti di circolazione domenicali e festivi per la movimentazione nazionale e la sospensione dei pedaggi autostradali. Gli spedizionieri sottolineano l’importanza della riduzione dei controlli sulla merce (fatte salve le specifiche esigenze investigative e sanitarie) e l’accelerazione nel processo di digitalizzazione.