SETTEMBRE 2020 PAG. 16 - Dalla crisi un’epoca di grandi opportunità di business
Anche lo shipping mondiale, la portualità, il comparto dei trasporti e della logistica, si avviano a tirare il bilancio di un anno terribilmente complesso caratterizzato da incertezze senza precedenti. La pandemia di Covid19 ha segnato una linea di demarcazione netta fra passato e futuro interrompendo cicli e percorsi che sembravano consolidati o comunque destinati a una crescita costante.
L’esempio più eclatante è rappresentato senza ombra di dubbi dal mercato delle crociere e più in generale dal trasporto dei passeggeri via mare, cabotaggio e collegamenti con le isole inclusi, che con l’epidemia di Covid19 non hanno subito solo l’azzeramento di una intera stagione e del relativo fatturato atteso. Ci troviamo oggi ad affrontare una ridiscussione globale che riguarda anche le tipologie e le dimensioni delle navi e quindi le caratteristiche di una domanda che rischia, anche a pandemia finita, di presentarsi con forme profondamente differenti. E lo stesso discorso vale, ovviamente, anche per il comparto della cantieristica che proprio sullo sviluppo a crescita infinita della domanda di navi passeggeri aveva costruito le sue prospettive di sviluppo.
Ciò non significa che il settore del trasporto passeggeri e le crociere in particolare non si riprenderanno. Ma indubbiamente nessuno oggi può scommettere né sui tempi né sulla magnitudo dell’impatto psicologico che la pandemia ha avuto e ha sul mercato di riferimento e più in generale su quello dei viaggi, del turismo e della società.
Probabilmente saranno necessari molti mesi se non anni, per valutare quale sarà stata realmente l’incidenza psicologica e sociale del Covid oltre che quella, purtroppo ben più prevedibile, sul potere di acquisto e quindi sulla propensione alla spesa di larghe fasce della popolazione mondiale.
Ma sarebbe comunque sbagliato focalizzare l’attenzione solo sul settore passeggeri. Come tutti gli operatori del comparto marittimo sanno ormai bene si sta assistendo a un profondo rimescolamento delle carte anche sulle tipologie, sulle direttrici e sulle caratteristiche dei traffici di merce. La recessione che sta incombendo sulle economie di tutto il mondo, di fatto sta provocando una “rinegoziazione” profonda di tutte le previsioni economiche di crescita. Ciò vale per settori trainanti come quello dell’automotive, per il settore dell’energia e quindi dei trasporti petroliferi.
A voler essere ottimisti e di certo questo è un dovere non un’opzione per categorie come quella degli agenti marittimi che hanno dimostrato sul campo una notevole capacità di adattamento ai cambiamenti, ci troviamo di fronte all’inizio di un’era nuova. Non siamo fra quelli che affermano che saremo tutti più buoni e più felici. Forse è vero il contrario. Ci troviamo di fronte alla necessità, in minima parte, di costruire, in massima parte, di adattarci a nuove regole di ingaggio e a nuovi equilibri. Di certo nei prossimi mesi gli equilibri consolidati della geopolitica mondiale subiranno importanti trasformazioni, anche in conseguenza del Covid che comunque ha messo drammaticamente a nudo, la fragilità di una globalizzazione non gestita, ma salutata solo come una grande opportunità.
Aree del pianeta considerate non particolarmente rilevanti per il commercio mondiale, lo diventeranno e nuovi protagonisti, in primis, l’India (vera alternativa prospettica alla Cina) si stanno affacciando sullo scenario internazionale quali big players degli anni a venire. Ci troveremo inevitabilmente anche ad affrontare il rischio di conflitti locali con incidenza sui traffici marittimi.
Di certo tutto questo non consentirà a nessuno, men che meno alle categorie come la nostra, di sedersi comodamente su risultati acquisiti, perché tali non saranno più. E sarà anche un’epoca di grandi opportunità di business che richiederanno flessibilità, capacità immediata di reazione e forse anche di invenzione.
E’ sbagliato affermare che il Covid avrà le conseguenze di un evento bellico, perché la pace ha sempre avuto un effetto rilancio, frutto di una voglia di riprendersi diffusa nelle grandi comunità, specie in Europa o negli Stati Uniti. I fantasmi con i quali ci troveremo a combattere sono molti e non chiaramente individuabili persino nelle nostre menti. Ma dalla nostra generazione dipenderà quel ridisegno dell’economia globale che per troppo tempo abbiamo subito e di cui non siamo stati mai protagonisti veri.
Gian Enzo Duci
Presidente Federagenti