LUGLIO 2020 pag. 64 - LIBRI
Io sono il potere
Anonimo, Giuseppe Salvaggiulo - Feltrinelli
“Io sono un’ombra. L’ombra del potere. Talvolta più potente del potere. Io sono il capo di gabinetto”.
“La burocrazia è la maggiore azienda del Paese, impiega un italiano che lavora su cinque”.
Nel tempo delle dirette social, dei leader iperconnessi, della comunicazione come sostituzione dell’ideologia, c’è un angolo del potere che resta sconosciuto, evocato talvolta ma inaccessibile nei suoi meccanismi. La giuntura che lega le grandi burocrazie pubbliche alla classe politica. I politici vorrebbero e provano, in ogni stagione, a farne a meno. Ma non riescono a emanciparsene perché non possono. Una burocrazia ostile, o semplicemente non collaborativa, è in grado di impedire, confondere, rallentare qualsiasi decisione. In Italia la selezione dei capi di gabinetto avviene attraverso canali diversi di cooptazione. Ci sono i magistrati del Consiglio di Stato. Quelli della Corte dei conti. I professori universitari. I funzionari parlamentari. I burocrati di carriera, che agivano per decenni nelle pubbliche amministrazioni. Ciascuna categoria ha un suo codice di comportamento, regole di affiliazione, baronie, gelosie, ritualità , scandali, ricatti, mele marce, figure leggendarie. Ogni stagione segna una diversa forma di convivenza tra politica e burocrazia. Dalla Prima Repubblica a Berlusconi, da Renzi ai grillini. La connivenza e la lusinga si alternano alle epurazioni e alle minacce. Ma questo accade sulla scena pubblica. Sotto traccia va in scena uno spettacolo diverso. Fatto di relazioni, alleanze, trasversalismi, compromessi. E continuità . Questo libro raccoglie sotto forma di diario-confessione la testimonianza di un ‘grand commis’ che ha lavorato per diversi ministri di diverso colore politico. Le sue parole sono molto più esplosive di qualsiasi tweet, perché violano la regola aurea del potere: essere libero di agire all’ombra di se stesso.
Amazon dietro le quinte
Martin Angioni -Raffaele CortinaIn meno di venticinque anni Amazon è diventata una delle tre aziende con la più alta capitalizzazione di Borsa. Supera i duecentottanta miliardi di dollari di fatturato, gli ottocentomila dipendenti, i tre milioni di venditori attivi sulla piattaforma di vendita.
Qual è la ricetta di un così straordinario successo? La cultura aziendale fondata sull’innovazione, l’organizzazione del lavoro, l’ideologia imposta ai dipendenti e il carattere carismatico del fondatore Jeff Bezos sono gli ingredienti fondamentali. Ma fondamentale è risultata anche la carenza di regolamentazione da parte degli Stati nazionali.
Martin Angioni, che è stato un top manager di Amazon, conosce bene questa multinazionale, che resta misteriosa per chi la osservi da fuori, e analizza luci e ombre della sua storia, da dietro le quinte. Ed è una storia che interessa tutti, perché Amazon è oggi un impero e in quanto tale pone seri problemi per la concorrenza di mercato, l’autonomia di scelta dei consumatori, la possibilità di controllo da parte dei cittadini.
Dalla prefazione: “…Angioni pensa che Amazon, al pari delle altre piattaforme, abbia rotto un argine quando ha invaso la sfera dei dati personali che appartengono a ciascuno di noi per appropriarsene e farne un nuovo ambito di business…non si tratta di una condizione che possa essere corretta instaurando più stringenti regole antimonopolistiche o di accesso al mercato o mediante un’imposizione fiscale molto più gravosa di quella troppo leggera in vigore adesso. Siamo davanti a qualcosa che richiede un intervento legislativo ben più cospicuo”.