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LUGLIO 2020 pag. 26 - Le spine di Confitarma: cambi equipaggi e autoproduzione







Già 13 paesi hanno adottato misure internazionali per consentire gli avvicendamenti degli equipaggi, riconoscendo i marittimi come key workers perché il trasporto via mare è strategico per la catena logistica mondiale, per l’approvvigionamento energetico e di beni di prima necessità.

Per tale ragione, i lavoratori marittimi, durante la pandemia, non si sono mai fermati, ma a tutt’oggi a causa delle restrizioni alla libera circolazione delle persone, imposte in quasi tutto il mondo dai singoli Paesi, è ancora impossibile procedere ai necessari avvicendamenti. In Italia, sul problema degli equipaggi ancora bloccati sulle navi a causa dell’emergenza COVID-19, l’industria armatoriale insieme alle Organizzazioni sindacali ha più volte richiamato l’attenzione, chiedendo al Governo e ai Ministeri competenti di convocare con la massima urgenza un tavolo di confronto per condividere le problematiche e individuare le soluzioni ma, fino ad oggi, non si è registrato nessun
segnale positivo in tal senso.

Questa situazione sta diventando assolutamente insostenibile, perché ormai da molti mesi migliaia di marittimi italiani sono in attesa di poter rientrare in Italia e sono allo stremo delle forze psico fisiche, mentre coloro che dovrebbero sostituirli a bordo non possono imbarcarsi e quindi lavorare.
“Da mesi – afferma Mario Mattioli, presidente di Confitarma – stiamo chiedendo un’azione umanitaria rapida e decisa da parte del Governo per garantire ai nostri marittimi corridoi di transito sicuro, per farli arrivare a bordo per lavorare e per farli tornare a casa una volta terminato il normale periodo di imbarco”.

“È urgente e prioritario – afferma Stefano Messina, presidente di Assarmatori - intervenire per la salvaguardia della vita umana in mare e per la sicurezza della navigazione e delle nostre navi. Non fare niente sarebbe un’ulteriore sottovalutazione dell’importanza strategica del trasporto marittimo e del lavoro di chi lo garantisce”.

“Armatori e marittimi hanno fatto e stanno facendo il loro dovere – afferma Gian Enzo Duci, presidente di Federagenti – attendiamo ora un segnale concreto”. Se non si riuscirà al più presto ad avvicendare i marittimi attualmente a bordo delle navi, molti di loro potrebbero nel futuro non essere più in grado di navigare.

Autoproduzione
Profonda delusione di Confitarma per l’inserimento nel Disegno di legge di conversione del Decreto Rilancio, approvato il 9 luglio scorso dalla Camera dei Deputati, della norma che renderà impossibile agli armatori svolgere le operazioni portuali in autoproduzione. “Fin dalla prima formulazione dell’emendamento – afferma Mario Mattioli, presidente Confitarma - abbiamo fatto presente, in tutte le sedi, che la modifica dell’articolo 16 della legge n. 84 del 1994 rappresenta un passo indietro di trent’anni per la portualità italiana”.

Il diritto all’autoproduzione delle operazioni portuali da parte degli armatori è stato riconosciuto più volte sia dall’Antitrust nazionale che dalla Corte di Giustizia europea, (quest’ultima emanò una sentenza già nel 1991).

“Negare ai vettori marittimi questo diritto rappresenta una violazione del principio di libera concorrenza. Non solo – prosegue Mattioli - nonostante l’emendamento e la proclamazione di uno sciopero nazionale marittimo-portuale, abbiamo manifestato, sia ai parlamentari sia alle Organizzazioni sindacali, l’immediata disponibilità ad un confronto su tale delicato tema - che nulla hanno a che vedere con la decretazione di urgenza per l’emergenza sanitaria che il Paese sta affrontando - al fine di trovare soluzioni condivise, senza forzature politiche”.

A nulla sono valsi anche i pareri contrari del Governo, della Ragioneria Generale dello Stato e del Ministero delle Finanze che si fondano sulle stesse motivazioni di Confitarma e nei quali si ravvisa anche il rischio di una procedura di infrazione comunitaria con un conseguente danno erariale.
“Invece, la determinazione ad approvare una norma così controversa e divisiva è stata più forte di ogni razionalità – sottolinea il presidente Mattioli - Durante questa emergenza sanitaria avremmo voluto vedere le Istituzioni dedicarsi con la stessa intensità e lo stesso coinvolgimento su altri temi che affliggono il trasporto marittimo come, ad esempio, la grande difficoltà nell’avvicendamento degli equipaggi italiani in tutto il mondo, anziché affossare l’autoproduzione”.

“Mi spiace invece dover rilevare che, a fronte del forte contributo che il settore marittimo in questi mesi ha dato al Paese, non solo al momento abbiamo ricevuto poco, per non dire nulla, visto che nessuna delle nostre richieste è stata ancora accolta, ma non avremmo mai immaginato che addirittura ci sarebbe stato tolto un diritto ormai acquisito da anni”.
“Ora la nostra speranza è rivolta al Senato anche se è difficile pensare che ci siano i tempi per cambiare ancora tale disposizione. Di certo – conclude Mario Mattioli - se la modifica all’articolo 16 della legge 84/1994 diverrà norma dello Stato, Confitarma continuerà la sua battaglia per dimostrare che si sta prendendo un grosso abbaglio.

Tribunale dell’Aja
“A nome di Confitarma e dei suoi associati, esprimo grande soddisfazione per la decisione del Tribunale internazionale dell’Aja di riconoscere che la giurisdizione sul caso dei due fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, spetta al nostro Paese – ha inoltre affermato Mario Mattioli, presidente di Confitarma.
“Finalmente dopo più di otto anni viene riconosciuto a questi militari lo status di funzionari dello Stato italiano, impegnati nell’esercizio delle loro funzioni e quindi immuni dalla giustizia straniera. Ribadisco la solidarietà e la gratitudine di tutto l’armamento italiano ai due fucilieri italiani – conclude Mario Mattioli – e auspico che l’intera vicenda possa concludersi al più presto, ricordando che la strategia italiana di contrasto alla pirateria, a suo tempo adottata con la legge n.130 del 2011,
si è rivelata positiva consentendo circa 550 viaggi in sicurezza di navi mercantili italiane e dei loro equipaggi in acque molto pericolose”.
                                                                                                                                        Red.Mar.

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