GIUGNO 2020 PAG. 27 - Acciaro, un passo indietro per proporne due avanti
“Le sfide che dovrà affrontare il Paese nel prossimo futuro sono dure. Si tratta di una vera ricostruzione. Il rallentamento delle attività e dei contatti richiamano al senso di responsabilità , alla necessità di rispondere in modo compatto ai nuovi scenari che si affacciano. Faccio un passo indietro per proporne due in avanti”. Così Gianfranco Acciaro, Presidente degli Agenti Marittimi della Sardegna commenta la lettera con cui rinuncia a correre per la presidenza nazionale di Federagenti. “Una decisione presa riflettendo attentamente nel periodo di lockdown su quale sia il bene della categoria e il ruolo che può svolgere per la ripresa del cluster marittimo e dell’economia italiana tutta”.
Un appello all’unità che non significa appiattimento delle posizioni…
Credo sia necessaria una forte unità di intenti che non significa affatto uniformità di pensiero. La discussione interna è il motore stesso della nostra credibilità : non si può prescindere da una differenza a livello territoriale che riflette le diverse caratteristiche dei porti della penisola. Una ricchezza dialettica che la governance associativa deve mediare e mettere a frutto, specie in un momento in cui la portualità è davvero poco considerata nelle misure prese dal governo.
È deluso dalla scarsa attenzione posta al settore?
Non esiste economia italiana senza i traffici marittimi e i servizi ad essi connessi. Un concetto che forse non è pienamente passato a livello istituzionale. Proprio per questo ho rinunciato a concorrere alla presidenza di Federagenti, convinto che vada fatto uno sforzo comune verso una candidatura condivisa. Più il cluster marittimo, nella sua interezza, si divide, più diventa debole. In questo contesto la categoria gioca un ruolo, oserei dire, strategico: svolgiamo una funzione che fa da collante tra tutte le filiere della blue economy. Dobbiamo costituire una rappresentanza esterna forte, capace di fare sintesi da tutte le esigenze che arrivano dai territori.
Quali sono le priorità per il settore?
Il primo punto, lo ripeto a furia di sembrare noioso, riguarda la rappresentatività nei confronti delle istituzioni: non solo quelle politiche ma anche per quanto concerne tutti i rapporti operativi, a cominciare dalla Capitanerie. Ogni scelta strategica che viene presa è il risultato di un puzzle che va ricomposto continuamente, non possiamo non presentarci con posizioni chiare e definite. Si consideri il tema centrale della sburocratizzazione. Il modello Genova è positivo ma andare in quella direzione comporta un’idea di fondo precisa: non si può pensare di operare senza regole ma nemmeno che queste ultime diventino la scusa per bloccare tutto.
Rinuncia alla sua piattaforma programmatica in nome dell’unità ?
Assolutamente no. Sono pronto a dare il mio contributo al futuro associativo nei modi in cui il futuro presidente riterrà opportuno. Ma senza abdicare a proporre quelle azioni che reputo essenziali per il rafforzamento del comparto. A cominciare dalla costituzione di gruppi di studio snelli e con mandato predeterminato su specifici temi o argomenti.
Quali, in particolare?
La messa in “rete” del nostro sistema portuale mi sembra prioritaria: è l’unica via per fronteggiare la concorrenza dei porti del Nord Africa e dei paesi europei che si affacciano nel Mar Mediterraneo. Così come puntare sull’elettrificazione delle banchine e del rispetto dell’ambiente, evitando le emissioni di Co2 in atmosfera con le navi ferme in porto con i motori accesi. Bisognerebbe, inoltre, ragionare sulla pianificazione territoriale delle aree retro portuali interessate dalle ZES; proporre spazi di semplificazione di normative e burocrazia, pensando ad un Testo Unico delle leggi del mare; lanciare una “Conferenza Nazionale del Mare”, come momento di confronto tra tutti gli attori che intervengono nelle politiche marittime. Senza dimenticare gli sforzi per mettere in campo una piattaforma formativa per l’aggiornamento e la formazione costante dei nostri associati e il proseguimento del confronto sulla riforma della Legge 135/77, adeguando la stessa alle nuove esigenze della nostra categoria. C’è molto da fare, bisogna rimboccarsi le maniche. Tutti insieme.
G.G.