GIUGNO 2020 PAG. 24 - Nanismo delle imprese e fisco così la logistica è senza futuro
Portare la logistica italiana nel XXI secolo lavorando sulle problematiche strutturali del settore con soluzioni innovative e adeguate ai tempi. No, dunque, a discussioni sui “costi minimi, sovvenzioni, sconti o altre proposte di sapore novecentesco. Si, invece, a un pacchetto di Servizi 4.0 incentrato su abbattimento del cuneo fiscale, sostegno agli investimenti in innovazione e digitalizzazione, capitalizzazione adeguata delle imprese. O ancora sull’implementazione dei contratti “franco destino”, l’agevolazione del life long learning, il passaggio generazionale, l’integrazione delle filiere. Un piano insomma che guardi al futuro del comparto per i prossimi venti anni.
È questa, in sintesi, la posizione di Confetra emersa all’indomani degli Stati Generali tenuti a Villa Pamphilj dal Governo. “Abbiamo avuto modo di esprimere al Presidente del Consiglio Conte ed ai Ministri De Micheli e Patuanelli il nostro apprezzamento per aver posto la Logistica al centro dell’agenda economico istituzionale del Paese,” ha commentato il presidente della Confederazione, Guido Nicolini. “Già con l’art.61 del DL Cura Italia, il nostro Settore è stato inserito tra le filiere produttive più strategiche per la tenuta del Paese. Anche nel Documento di Programmazione infrastrutturale Italia Veloce, la Logistica compare tra le priorità, fin dal titolo, così come ad essa sarà dedicato spazio specifico nel Piano Nazionale di Riforme richiestoci da Bruxelles. Lo stesso Piano Colao parla di intermodalità, porti, ferrovia, green logistic. Tutto ciò non era scontato, e rappresenta il riconoscimento ad un comparto che – durante il lockdown ed al costo di enormi sacrifici economici – ha garantito gli approvvigionamenti del Paese”.
Dalle parole ora bisognerà passare ai fatti. E per Confetra le azioni concrete dovranno riguardare tre assi principali.
“C’è anzitutto un’emergenza infrastrutturale non più tollerabile: opere al rallentatore, cantieri bloccati, Genova e la Liguria paralizzate e isolate, il Mezzogiorno disconnesso, troppi porti ed aeroporti con gravi problemi di accessibilità stradale e ferroviaria”.
Non meno grave i ritardi in tema di semplificazioni. “Abbiamo avanzato 20 proposte normative specifiche per rendere più fluido il flusso delle merci e più facile la vita ai vettori. Basti pensare che in tema di spedizioni, il cuore pulsante della logistica moderna, si fa ancora riferimento al Regio Decreto del 1942. Ma le nostre proposte riguardano l’autotrasporto, i corrieri, il cargo aereo, il cargo ferroviario. Oltre 400 procedimenti amministrativi in capo a 30 pubbliche amministrazioni e che generano circa 30 miliardi di oneri burocratici in capo alle aziende ed alle merci”.
Infine, la politica industriale. “Abbiamo 95 mila imprese, il 90% delle quali ha meno di 5 milioni di fatturato e meno di 9 addetti. La prevalenza dei contratti di trasporto è franco destino, non abbiamo né “campioni nazionali” di dimensioni globali né un tessuto vasto e solido di PMI capaci di essere leader continentali. Si investe poco in trasferimento tecnologico ed innovazione, anche perchè il costo fiscale del lavoro divora i nostri bilanci”.
In questo quadro il trasporto fisico della merce sconta “ribassi di tariffe insostenibili”, complice una capacità di penetrazione (70% dei volumi complessivi) pari a 3mila chilometro (praticamente due volte la distanza tra Milano e Catania).
“Con questo nanismo dimensionale delle imprese, con questa pressione fiscale e con questo ecosistema logistico e degli scambi tanto asfittico, il nostro Settore rischia di non avere un futuro. E paradossalmente proprio mentre il Mondo – dalla Via della Seta alla Guerra dei Dazi, passando per la Brexit, la Rotta Artica, il dibattito sulle reti 5G – si riorganizza attorno alla Logistica quale pilastro dei nuovi rapporti di forza geoeconomici”.
Cosimo Brudetti