GIUGNO 2020 PAG. 22 - Filiera italiana del GNL e revisione della Dafi
La revisione della Direttiva europea sui combustibili alternativi (Dafi) dovrebbe contemplare due aspetti: la neutralità tecnologica, per evitare discriminazioni a danni della filiera del GNL; un processo di semplificazione normativa in grado di supportare lo sforzo delle aziende italiane impegnate nel mercato dei combustibili alternativi. È quanto emerso nel corso del webinar “Filiera italiana GNL nella revisione della Dafi”, organizzato da Conferenza GNL. Nell’ottica della “diversificazioni delle fonti” Dario Soria, direttore generale di Assocostieri, ha sottolineato come il GNL riveste un ruolo di primo piano nel processo di transizione verso l’obiettivo di decarbonizzazione. Quest’ultima rappresenterà la grande sfida da affrontare in Italia anche in funzione del Green deal europeo e dello stesso piano di rilancio Next Generation Eu. “Ciononostante – ha osservato Soria – la questione dell’autorizzazione unica resta tra i nodi cruciali da sciogliere”. Da Andrea Arzà, presidente di Federchimica Assogasliquidi, è arrivato un giudizio sostanzialmente positivo alla direttiva che fornisce a tutta la filiera industriale “un quadro di riferimento chiaro che ha consentito di fare molti investimenti privati a sostengo di questo mercato che all’inizio era solo potenziale”. Proprio per questo la revisione della Dafi potrà dare “maggiore impulso” alle prospettive future del comparto. “Contiamo di avere il sostegno sia delle industrie importanti che delle istituzioni italiane affinchè venga evitato il rischio da parte dell’Unione europea di fissare obiettivi legati alle emissioni che siano cogenti per ogni singolo paese. Ogni paese ha le sue caratteristiche che non offrono lo spazio per ricever dei diktat”. Per Calogero Burgio, presidente di MEDports Association Sustainability Committee, serve costruire una filiera del GNL stabile date le conseguenze dovute alla crisi di Covid-19 che ha prodotto un generale “riposizionamento” di tutte le consegne a medio o breve termine nel settore navale in generale, come confermato ad esempio dello stop a nuove costruzioni da parte della compagnia di navigazione Norwegian Cruise Line. Mentre Valeria Mangiarotti, delegata europea per l’ambiente di Medcruise, ha sottolineato come a livello di crocieristica solo la Spagna sarebbe veramente pronta ad “accogliere” le navi nei propri porti in questo ambito su cui Medcruise ha sempre riposto grande interesse.
Navigare ad emissioni zero. I sistemi ibridi di propulsione nautica
“Una grande nave può emettere emissioni pari a 70 mila automobili, gli ossidi di azoto pari a due milioni di automobili e il particolato cancerogeno pari a 2,5 milioni di automobili”. Ma come sarà il futuro della navigazione? Sempre più green, con emissioni zero e alte prestazioni. Sono le conclusioni emerse dal digitalk “Navigare ad emissioni zero – I sistemi ibridi di propulsione nautica”. I dati recenti sulla navigazione a emissioni zero parlano di una realtà non solo in crescita, ma che nei prossimi anni rappresenterà un business da ben 20 miliardi di euro. Una fetta di mercato importantissima che pone al centro l’attenzione per l’ambiente, la salvaguardia del mare senza dimenticare le prestazioni. Come spiega Massimo Labruna, delegato Confindustria Bari e Bat all’economia del mare: “Il periodo che abbiamo passato e che ci vede ancora coinvolti ci ha insegnato che l’uomo non può essere il centro del mondo, ma un valore aggiunto per il pianeta. È necessario quindi, passare da un modello di business antropocentrico ad uno funzionale che preservi le risorse nel tempo. Discutendo di economia del mare dobbiamo passare al blue thinking, con un approccio che mira a favorire la crescita economica ma con un minore impiego di capitali, grazie alle innovazioni tecnologiche”. A confermarlo anche il presidente di Confindustria Bari BAT Sergio Fontana: “L’industria meccanica di Bari e della Puglia può dar vita a un polo innovativo delle tecnologie ibride nella nautica da diporto, professionale e nella pesca. Abbiamo infatti la fortuna di avere sul territorio sia grandi aziende sia pmi innovative in grado di creare una filiera del motore nautico a impatto zero. Questo polo andrebbe a rafforzare ulteriormente un’economia del mare che, secondo i dati di Unioncamere, in Puglia conta già circa 14mila imprese ed occupa 65mila lavoratori. Del resto, il Mezzogiorno e il Centro Italia sono le due macro-ripartizioni a più alta concentrazione di imprese della blue economy in Italia”.
Red.Mar.