GIIUGNO 2020 PAG. 10 - Venezia, il porto resta estraneo alla piazza
Turbolenza in laguna: chi pagherà il conto di questa pessima, interminabile stagione?
Il sospetto è che si voglia chiudere anticipatamente una pessima stagione per un porto che ha in se tutte le risorse per polarizzare l’interesse di armatori e dell’import/export internazionale. A chiudere la partita potrebbe essere la bocciatura, in prima battuta, del bilancio dell’Adsp da parte dei due rappresentanti di Città Metropolitana e Regione così come, quasi in fotocopia, successe per il penultimo bilancio “salvato” in extremis, in seconda convocazione, per l’astensione del rappresentante di Città Metropolitana, Fabrizio Giri owner della Donelli e persona molto vicina al Sindaco Brugnaro. “La questione che ha portato al voto contrario al Rendiconto dell’esercizio finanziario 2019 nel Comitato di gestione del porto è nata il 27 luglio 2018. Proprio in quel giorno, durante il Comitato di Gestione, siamo stati informati della possibilità di rivedere la concessione con Ve.Ro.Port.MOS del Gruppo Mantovani e che ‘saremmo stati coinvolti’. Ma nel mese di ottobre 2018 siamo venuti a conoscenza, casualmente da terzi, che, a nostra totale insaputa, il Presidente Musolino aveva già siglato, proprio quel 27 luglio 2018, un accordo preliminare con la società Ve.Ro.Port.MOS con il quale l’Autorità di Sistema Portuale si impegnava a dare 9 milioni di euro a titolo di contributo pubblico, allungava la concessione di 10 anni e consentiva un diverso sviluppo progettuale rispetto a quello previsto dalla concessione iniziale - spiega in un comunicato Giri - Non solo, a seguito di successive verifiche è emerso come il Presidente Musolino, senza mai dare l’informativa al Comitato, abbia dapprima erogato 2 milioni di euro il 7 agosto 2018 e poi impegnato altri 7 milioni di euro il 15 aprile 2019. In questi due anni abbiamo rappresentato al Presidente Musolino, in forma dettagliata e per iscritto, le perplessità sull’iter procedurale, proprio per tutelare tutta la comunità portuale, senza mai avere alcuna minima apertura. Quando poi abbiamo chiesto degli approfondimenti su quanto, fino a quel momento, la società del Gruppo Mantovani avesse effettivamente realizzato, le risposte sono state insoddisfacenti. La fotografia di questa controversa gestione è data dal bilancio che oggi abbiamo bocciato.
“Le argomentazioni prodotte da entrambi i componenti per esprimere il loro voto contrario al rendiconto finanziario 2019 sono assolutamente prive di fondamento» per il presidente Musolino. L’intera documentazione della procedura del riequilibrio della società Venice Ro Port MoS è stata messa a disposizione dei membri del Comitato, dice Musolino. «I componenti Giri e Campitelli potrebbero aver avuto ragione ad esprimersi negativamente, qualora il Bilancio avesse presentato sofferenze o disequilibri. Allo sconforto di non poter sostenere lavoratori e imprese si unisce la mia personale amarezza nel vedere riportate nero su bianco presunte ‘difficoltà nel ricevere le informazioni essenziali per le decisioni sottoposte all’attenzione dei componenti del Comitato’. Un’affermazione non veritiera. L’operazione che ha garantito la continuità della concessione a Venice-Ro Port che opera a Fusina - secondo il presidente Musolino - era già stata approvata a gennaio di quest’anno”.
“La proposta ha ricevuto i pareri favorevoli del dipartimento interministeriale di programmazione economica e dell’avvocatura distrettuale dello Stato” dichiarò Musolino, dicendo che la bontà dell’operazione da 9 milioni fatta dal Porto aveva avuto la sua certificazione. Tanto più che se non fosse stata approvata la variazione, il mancato avvio dei lavori nella darsena sud a Fusina avrebbe comportato l’obbligo di restituire all’Unione europea 7,9 milioni di euro del progetto Adriamos, di cui il terminalista aveva beneficiato per costruire la struttura dal 2014, considerata strategica. E si sarebbe incorsi nel rischio di dover pagare un risarcimento e di perdere il canone demaniale, quantificato in oltre 40 milioni. Una querelle che certamente non aiuta lo sviluppo del porto e se a Trieste si è mossa la piazza a favore di Zeno D’Agostino a Piazza San Marco tutto tace mentre in altri palazzi politicamente si vocifera attendendo gli sviluppi di questo pericoloso “busillis” che secondo alcuni potrebbe sfociare con il commissariamento del presidente dell’Apds che da parte sua, forte dei numeri positivi del bilancio, non ha dubbi sul destino della “sua poltrona” e sulla sua eventuale riconferma. Ma il “gioco” sembra farsi di giorno in giorno più duro anche per quelle voci che auspicherebbero l’immediato cambio al vertice del non più serenissimo emporio lagunare con Zeno D’Agostino al quale è coralmente riconosciuto il successo della sua presidenza a Trieste mentre nel sistema lagunare veneto restano porti in secca per la mancanza dei necessari escavi, banchine deserte alla Venezia Terminal Passeggeri per il dirottamento di importanti compagnie crocieristiche su scali viciniori e un “manifesto di tante buone intenzioni” sottoscritto da chi più ne ha più ne metta il 13 febbraio scorso alla VTP nell’ambito dell’iniziativa pubblica promossa da Federagenti “E se rovesciamo Venezia ?” Ora, tra i tanti consensi e gli altrettanti distinguo, non ci resta che attendere le prossime mosse dell’una e dell’altra parte. Ovviamente auspicando ed augurandoci che sulle banchine del Ro-MOS non naufraghi tutta la portualità lagunare veneta ...a volte basterebbe fare un passo indietro o di lato, come ama recitare oggi la partitocrazia, e tutto potrebbe risolversi salvando – come si suol dire - capra e cavoli ben sapendo che qui sono in gioco migliaia di posti di lavoro che chiedono certezze per il proprio futuro. Forse per la portualità alto adriatica italiana è giunto il momento di un profondo ripensamento e di nuova, innovativa progettualità per riposizionarla, al di sopra delle “beghe locali” e di più o meno protagonismi di sorta, in quella più vasta portualità sud europea sempre più animata da quella grande liquida autostrada, l’Adriatico, strategicamente posizionato nelle nuove rotte del Far East. Se così fosse perché non pensare alla realizzazione di un’unica regia di sistema fatta di tecnici e di esperti e non di “yes men” in rappresentanza di quel vasto mondo di interessi che concretamente giustificano o meno la vita o la morte di un porto?
Massimo Bernardo