APRILE 2020 PAG. 27 - Cura Italia, risposte incisive ma serve liquidità alle aziende
Circa 300mila posti di lavoro a rischio. È il conto salato che il comparto della logistica pagherà all’emergenza seguita alla pandemia da Coronavirus. Sono le previsioni messe a punto dal Centro studi di Confetra. «Le stime si basano su un calo del 20% di volumi e fatturati delle aziende, ma ad aprile abbiamo toccato il -40% rispetto all’anno scorso» conferma Ivano Russo, direttore di Confetra. «Significa che perderemo 90 milioni di tonnellate di merci trasportate e quasi 17 miliardi di fatturato».
Ci sono settori che ne risentiranno più di altri?
Ovviamente il calo non è omogeneo per tutta la filiera. Registriamo il 20-25% nei porti, il 60% nel cargo aereo, il 30% nel ferroviario, il 40% nelle spedizioni, 70% per i corrieri b2b e siamo oltre il 50% per l’autotrasporto. Sono cifre che tengono conto anche di un eventuale rimbalzo dovuto alla ripartenza ma che rimangono, ovviamente al netto della politica.
Il cargo aereo sembra però uno degli anelli della filiera logistica a essere maggiormente colpito.
“Sicuramente. Con i voli a terra, i noli per quel poco di offerta rimasta sono schizzati in alto”.
A questo punto è decisivo il decreto che prima si chiamava Aprile, ora Maggio, con misure per trasporti e logistica. E’ così?
“Il governo, fino al decreto Cura Italia ha dato risposte incisive. Tutta la logistica è stata inserita nel provvedimento, come una delle 16 filiere produttive più colpite, e ciò ha portato importanti benefici: ammortizzatori in deroga, sospensione dei versamenti fiscali e contributivi, differito doga doganale. Tutti i nostri codici Ateco sono rimasti aperti, abbiamo ottenuto la ripresa dei voli full cargo con la Cina ed anche l’apertura dei magazzini delle imprese produttrici. La ministra Paola De Micheli si è spesa per il settore”.
Il giudizio non è così positivo se si parla del DL Liquidità.
“Non funziona. Meno dell’1% delle imprese ha fatto domanda di prestiti. Parliamo di 45 mila aziende per la tranche sino a 25 mila euro, altre 20 mila per gli importi superiori.
Circa 65 mila domande su 5 milioni di aziende italiane. Le imprese non vogliono e non possono indebitarsi ulteriormente con le banche, i tassi si negoziano caso per caso, i soldi non arriveranno prima di luglio. Ad oggi gli importi erogati sono a zero. Non è così che si affronta un’emergenza. Ora il pericolo è che vengano messi in campo altri provvedimenti inefficaci”.
Con il Mit, Confetra ha un dialogo positivo. Non sembra così con la presidenza del Consiglio e il ministero dell’Economia. Cosa vi aspettate?
“Sui canoni demaniali dei terminal operator abbiamo chiesto al Mit che la misura venga tarata in rapporto ai volumi e ai fatturati effettivamente persi. Ai ministri dico che non si possono ripetere gli errori del passato: gli 8 miliardi di euro per indennizzi a fondo perduto alle imprese fino a 10 dipendenti, sarebbero vissuti come una provocazione. Quella cifra, divisa per 1,6 milioni di imprese, dà come risultato 5 mila euro a impresa. Noi calcoliamo che ogni singola imprese perderà quest’anno in media oltre 200 mila euro di fatturato”.
Cosa chiede, invece, Confetra?
“La nostra contro proposta prevede che quei soldi vengano destinati ad un taglio del 20/25% del cuneo fiscale per tutto il 2020, per gli 8 milioni di lavoratori che non hanno fatto lockdown. Le imprese logistiche, come altre, non si sono fermate e quindi non hanno potuto neanche accedere agli ammortizzatori sociali. Serve un sostegno pubblico per mantenere i livelli occupazionali. Seconda proposta: dei 12 miliardi destinati ai pagamenti delle pubbliche amministrazioni, almeno la metà chiediamo venga dirottata per l’anticipo delle fatture tra privati.
E’ diventato molto difficile per le imprese farsi pagare. Con questa mossa si darebbe ossigeno, soprattutto alle imprese dell’autotrasporto. Non chiediamo di aumentare la dotazione finanziaria del provvedimento oltre i 55 miliardi, ma di utilizzarli per fare cose davvero utili alle imprese”.