APRILE 2020 PAG. 26 - In discussione i fondamentali delle modalità dei trasporti
di Guido Nicolini Presidente di Confetra
In queste settimane tanto concitate, fatte di preoccupazione per gli aspetti sanitari connessi all’emergenza coronavirus e alle ricadute economiche, ai tanti che mi chiedono cosa mi preoccupa maggiormente, rispondo che mi allarma il fatto che si stanno mettendo in discussione i fondamentali che regolano ciascuna delle diverse modalità del settore dei trasporti e della logistica. Anche se questa sorta di incubo in cui siamo precipitati dovesse, come ci auguriamo, finire presto, ci troveremo comunque a subire un colpo durissimo o, nella migliore delle ipotesi, un grave rallentamento della produzione e del commercio internazionale con conseguenze oltremodo negative sul trasporto che ci accompagneranno per parecchio tempo. Molto, se non tutto, dipenderà da come e in quanto tempo riusciranno i due colossi mondiali, Usa e Cina, a tirarsi fuori dall’attuale crisi globale. Noi stiamo nel mezzo.
Per affrontare questa situazione chiediamo al Governo di ascoltarci, memori del fatto che dalla collaborazione, come quella con il Mit, sono venute soluzioni ai problemi. Penso alla riapertura dei magazzini delle aziende non in produzione, decisione strategica per non bloccare tutti gli hub logistici, oltre che danneggiare le aziende. Anzitutto occorre assicurare alle imprese una liquidità immediata, cosa che, malgrado i proclami, non si sta attuando o non sta avvenendo nel modo auspicato a causa dell’eccessiva lentezza delle procedure. Ciò è insostenibile poiché molte imprese, specialmente quelle piccole o piccolissime, sono allo stremo e non ce la faranno. Al Governo, quindi, oltre che un decisivo superamento della burocrazia che incancrenisce il sistema, domandiamo con forza di ridurre significativamente il cuneo fiscale e i costi del lavoro.
Al sistema produttivo le risorse servono subito; sappiamo che le istruttorie relative ai prestiti - perché di questo si tratta, si badi bene, non di erogazioni a fondo perduto - possono durare anche due o tre mesi, ma, nella situazione attuale, ciò è improponibile o si rischia davvero un’ecatombe sociale. Ai primi di aprile abbiamo sottoscritto un protocollo con l’Associazione bancaria italiana per ottenere un’anticipazione della cassa integrazione guadagni e abbiamo in corso una trattativa con la cassa depositi e prestiti riguardante i ritardati pagamenti, infine abbiamo stipulato un accordo con il Mediocredito centrale, ma oggi quel che più conta è agire il più in fretta possibile, sperando che sia sufficiente. Al Governo chiediamo anche di istituire un fondo nazionale finalizzato ad anticipare i crediti non riscossi vantati dalle imprese.
Sicuramente la pandemia ci ha messo difronte a scelte non più rinviabili: digitalizzazione, taglio della burocrazia, nuove forme di lavoro non sono più rinviabili, immediate scelte infrattrutturali. Penso ai porti. Per la ripresa, piuttosto che concentrarsi su nuove grandi opere nei porti italiani, bisognerebbe completare o realizzare tutti quegli interventi che sono già programmati e finanziati da anni. Questo sarebbe un punto di svolta fondamentale, a cominciare da tutti i raccordi e i collegamenti ferroviari e stradali di ultimo miglio.