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MARZO 2020 PAG. 30 - “1 , 1 e 7” la “cabala” del sistema portuale veneto







Col brillante format mediatico non si  risolve la crisi dei porti veneti

“La migliore difesa è l’attacco” recita un antico adagio, oggi attualissimo quando ad adottarlo come strategia per togliere il porto dalle secche in cui si è arenato è il presidente dell’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico settentrionale Pino Musolino. Un’abile mossa per dare una scossa e rilanciare una vibrante accusa ad un governo che sembra non tenere in considerazione lo stato di incertezza occupazionale per migliaia di lavoratori direttamente o indirettamente coinvolti nelle attività portuali: escavi, traffico crocieristico, ZES ecc. ma soprattutto il dover dare al sistema portuale veneto una propria identità. Questi gli obiettivi perseguiti con due dei più importanti momenti di confronto con un cluster marittimo - trasportistico su tutti i fronti in  caduta libera.

Il primo round lo si affida ai numeri di quell’indagine di Smart land e del Centro Studi Sintesi della CGIA di Mestre che per rispondere ai vari: “ Noi non capiamo perché il sistema portuale lagunare coi suoi porti di Venezia e Chioggia stia rischiando il declassamento per l’abbandono di primarie compagnie di navigazione, per la cessazione di agenzie marittime o, peggio, di imprese di spedizione”. Dunque, a colpi di slides, nell’affollata sala dell’Heritage Tower di Marghera, bell’esempio di recupero di archeologia industriale nel retro banchina di via dell’Azoto, si illustrano  “risorse” e “primati” dei due porti, quello di Venezia e quello di Chioggia, mentre nessun accenno viene dato sulle criticità, sui “colli di bottiglia”, non solo infrastrutturali, che mettono in crisi la portualità veneta. Ovvio direte voi oculati lettori , “ma come si fa in questo complesso teorema commissionato da Autorità Portuale, Camera di Commercio e Unioncamere smentire quella rosea  dimostrazione che dai postulati deve giungere per forza all’agognata, concordata brillante tesi del teorema porto”? Peccato che, a parte le presenze del Sottosegretario alle Finanze, il veneziano Pierpaolo Baretta che, evitando inutili polemiche, assicura sull’attenzione del Governo ai problemi di Venezia, porto compreso, e del deputato Nicola Pellicani, mancassero tutti i deputati eletti nell’area veneta, indispensabile task force per sensibilizzare il Governo. Dall’interessante speech di Pino Musolino che ha anticipato le conclusioni del Sottosegretario, anche la proposta di un’unica gestione tra il sistema portuale veneto e il porto di Ravenna! Ohibò … chissà cosa avranno pensato i rappresentanti del porto di Trieste presenti in sala?! Se la tesi di Musolino è quella di “proporre” ai mercati  la portualità lagunare con l’immagine di un grande sistema con portualità diffusa con banchine specializzate e alimentato dal nuovo progetto offshore collegato a terra di  Alessandro  Santi in  contrapposizione all’offhore-on shore di Paolo Costa scollegato dalla terraferma, potrebbe anche andare ma pensare oggi di chiedere a Ravenna e/o anche a Trieste e perché no alla stessa Venezia  di rinunciare a qualche kg di merce per cederlo a porti comunque concorrenti, di questi tempi di magra in cui l’unico elemento discriminante nell’acquisizione del lavoro è il ribasso tariffario, mi sembra veramente un’utopia. Ma in questo mondo, leggendo i titoli dei quotidiani locali del giorno dopo c’è anche chi vive di sogni, di illusioni e di speranze. Ne citiamo alcuni: “Porto, realtà polifunzionale Musolino ‘chiama’ Ravenna”; “Porto, atto d’accusa al Governo”; “Governo sotto attacco sul Porto”; “L’orgoglio di essere un grande terminal – Primi per le crociere, settimi nel settore”; “Porto, pressing sul governo - Promessi scavi e Comitatone” . “Uno, uno, sette” sono i numeri indicati dal simpaticissimo Musolino, stavolta però in attesa di concrete strategie di rilancio, da giocare al lotto, numeri che vogliono rappresentare che il terminal VTP è come home port primo nelle crociere, il porto fluviomarittimo di Chioggia primo nella pesca e il 7 rappresenta la posizione del sistema lagunare tra gli altri italiani. Ma mentre il colorato flash mob di protesta organizzato dai sindacati ai piedi dell’Heritage tower ha urlato che senza indugi si passi dalle tante parole ai fatti, l’attesa, un po’ per tutti, è stata breve quando, a qualche giorno di distanza, un secondo partecipato flashmob galleggiante con decine di mezzi nella darsena della Marittima e il successivo partecipatissimo talkshow, stavolta il secondo round nella grande sala dell’attiguo centro congressi della Venezia Terminal Passeggeri, ha registrato la presenza oltre che di un folto pubblico, quella dei massimi rappresentanti del cluster marittimo e, tra gli altri, dei vertici di Fedespedi, Confetra triveneto, Federagenti, associazioni di categorie, sindacati, Camera di Commercio, comune di Venezia con Sindaco e assessore, Capitaneria di Porto, associazione industriale, esperti ecc.ecc. Un bel parterre per tentare, con la firma di un “manifesto” di  esorcizzare la crisi latente, oggi ancor più pesante per il corona virus che sta già portando anche a Venezia – come ha recentemente affermato lo stesso Musolino - ad una considerevole diminuzione dei traffici. Una bella e concreta sintesi di questo plateale tentativo mirato a sostenere la sopravvivenza dei due  porti veneti mirabilmente e principalmente organizzato da Federagenti nella persona del suo vicepresidente Alessandro Santi in stretta collaborazione con l’Adsp e altri soggetti, la si legge in un volantino sindacale di FILT CGIL-FIT CISL-UILT UIL e lavoratori portuali il quale senza tante chiacchiere a nome di oltre 20.000 lavoratori rivendicano prioritariamente l’escavo dei canali di grande navigazione a quota di progetto; l’accurata analisi del costo dei servizi tecnico-nautici, una verifica alle agevolazioni che regioni limitrofe al Veneto concedono al trasporto ferroviario e infine, ma non ultimo dopo il problema delle grandi navi e del traffico crocieristico, si auspica chiarezza sul rilascio delle concessioni in scadenza dei terminals allo scopo di agevolare gli eventuali investimenti garantiti da adeguati tempi di scadenza propri delle concessioni. Ma, come detto, se impegnativi convegni e affollati flashmob dovrebbero attirare l’attenzione di chi dovrebbe decidere, in questo contesto mancano concrete strategiche e terapie per una situazione che per certi aspetti sta diventando drammatica - come afferma il sindacato -  soprattutto sul livello occupazionale. Riteniamo concluso il tempo di convegni, flashmob e di associazioni locali e nazionali che ancora chiedono confronti sul tema delle grandi navi. Oggi ci si deve rendere conto che qualcosa nell’ingranaggio non gira a dovere e che certamente non si può continuare ad applaudire chi con la cabala dell’1, 1, 7 o ipotizzando alleanze sistemiche con porti concorrenti chiede credibilità ai mercati internazionali. Quindi se come in più occasioni il sindaco Brugnaro afferma che il Corona virus potrebbe rappresentare per la Città e l’economia del suo hinterland un importante momento per ripartire un invito va fatto a tutta la comunità portuale: facciamoci tutti, dai privati agli enti pubblici, una bella introspezione per verificare con lealtà e grande umiltà dove stia realmente il “busillis” prima che del porto, per i suoi tanti “colli di bottiglia” sia dichiarato il suo naufragio a favore di altri  malcelati interessi. Solo così si potrebbe spiegare la lunga latitanza di chi non vuol o non può decidere per il futuro della portualità lagunare.

                                                                                                                                Massimo Bernardo
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