MARZO 2020 PAG. 12 - Per l’economia del mare inizierà il conto dei danni
La dimensione della crisi in atto e la totale incertezza circa i tempi in cui il Paese riuscirà a uscire dall’emergenza rendono obsoleta e superata nel giro di 24 ore ogni presa di posizione e ogni richiesta. Lo stesso decreto Cura Italia contiene al suo interno le premesse per essere in tempi brevissimi superato dai fatti, dai numeri, dalle esigenze cogenti di un sistema, in primis quello sanitario, quindi economico nella sua globalità, che scricchiola in ogni sua componente.
I porti e l’economia del mare non fanno eccezione. Fermo restando il dato positivo delle tre associazioni imprenditoriali che si sono presentate congiuntamente al confronto con il governo e i ministeri competenti, i risultati sembrano essere nella contingenza, e altrimenti non potrebbe accadere, insoddisfacenti e inadeguati alle necessità di un comparto che specie per quanto riguarda i trasporti passeggeri via maree sta precipitando a picco e rischia di subire l’onda di risacca dell’emergenza anche per i mesi a venire.
La situazione è in costante evoluzione e i comportamenti degli operatori di un comparto di frontiera come è quello marittimo inevitabilmente devono essere ispirati alla massima flessibilità e rapidità di reazione.
Attendersi anche dalle istituzioni e dalla politica una identica e parallela rapidità decisionale è probabilmente utopico, ma il nostro dovere è comunque quello di evidenziare quotidianamente un quadro di riferimento, anche proiettato a livello internazionale, che si basi su dati concreti, su numeri certi e rilevati.
Mi rendo conto che per un magazine periodico, questa situazione generi difficoltà su difficoltà, ma quello che era vero e valido due giorni addietro, in un quadro emergenziale come quello attuale, oggi è già storia, neppure più cronaca.
E’ una situazione mondiale che non ha precedenti per le nostre generazioni e quindi ogni parola, come hanno dimostrato in queste settimane i troppi interventi a sproposito di politici ma anche di tecnici del settore sanitario, va tarata con prudenza, con grande moderazione.
Per l’economia italiana del mare il conto dei danni e delle difficoltà è solo alla fase iniziale.
Gian Enzo Duci Presidente Federagenti