FEBBRAIO 2020 PAG 35 - Greater Bay Area da Hong Kong verso il mondo
Prendere un tè al mattino a Guagzhou, concludere affari a Hong Kong nel pomeriggio e poi godersi la vita notturna a Macao. Da meno di un anno, da quando è partito ufficialmente il piano generale per sviluppare la baia meridionale tra la provincia del Guangdong e le due regioni amministrative speciali della Cina, è possibile compiere questo “giro dei cantoni”. E nonostante, a quanto dichiarato in un recente speciale di Xinhua da vari esperti, sia ancora necessario migliorare i collegamenti infrastrutturali per sbloccare ulteriormente il potenziale economico di tutto il territorio compreso tra questi tre poli, cominciano a registrarsi i primi risultati positivi del progetto Greater Bay Area.
L’obiettivo di Pechino è trasformare la zona in un polo urbano di livello mondiale, in grado di reggere il confronto con conurbazioni simili, come San Francisco, New York o Tokyo, e incentrato su tecnologia, innovazione, un clima favorevole alle imprese. Per Gianluca Mirante, Direttore per l’Italia di HKDC, si tratta del vero e proprio «pilastro della via della Seta, poiché, a differenza di molti altri progetti, è già sviluppato e in grado di fornire molte opportunità ».
Con una superficie di 56mila chilometri quadrati, una popolazione di 70 milioni di persone e un’economia pari a 1.430 miliardi di dollari, ulteriormente oliata da una serie di agevolazioni fiscali, i presupposti non mancano. Anche alla luce dei poderosi interventi infrastrutturali di cui il famoso ponte da 55 chilometri compreso tra Hong Kong, Zhuhai e Macao e la linea ferroviaria diretta ad alta velocità , tra Guangzhou, Shenzhen e Hong Kong, sono solo gli esempi più vistosi. Le gemme di una strategia che mira a connettere il più strettamente possibile la GBA con il resto del paese e il resto del mondo.
Da fabbrica generica ad «area di servizi e tecnologia avanzata». «Solo quindici anni fa la ZES di Shenzhen produceva batterie per pc e tastiere,» ha sottolineato Mirante alla recente SFLMI 2020. «Oggi si sperimenta il 5G e la guida autonoma. Pechino, con il suo piano ambizioso, vuole spingere al massimo lo sviluppo in questa direzione e usa Hong Kong come veicolo per raggiungere ogni angolo del globo».
Per centrare il traguardo sono previsti interventi di breve termine, entro il 2022, e di lungo periodo, entro il 2035, articolati su alcuni punti base: rispetto del sistema “Two system, one country”, sviluppo green e rispetto dell’ambiente, miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, afflusso di nuove professionalità , beni e capitali.
A meno di un anno dalla partenza del piano GBA secondo un sondaggio condotto a gennaio da KPMG China, HSBC e Hong Kong General Chamber of Commerce (HKGCC), 747 dirigenti di aziende attive nell’area si sono detti ottimisti sulle prospettive delle proprie imprese e dell’intera regione, mentre la maggior parte di queste società ha rivelato l’intenzione di espandere le proprie attività in altre città della zona. Secondo un altro sondaggio, a dispetto delle difficoltà politiche degli ultimi mesi, nella sola Hong Kong, il 96% delle aziende contattate si è detta fiduciosa nelle prospettive di sviluppo e si attende una crescita dei propri ricavi generati dalle attività correlate. Per trarre vantaggio dalle opportunità offerte, oltre la metà delle imprese presenti nella zona ha elaborato o sta elaborando un apposito piano strategico.
È in quest’ottica che fervono, oltre alle opere infrastrutturali, le iniziative per far conoscere le opportunità della GBA agli imprenditori esteri. Durante lo scorso anno, la Hong Kong General Chamber of Commerce (HKGCC) ha organizzato una serie di seminari e tour aziendali per discutere e valutare le opportunità offerte. Tra le varie iniziative da segnalare anche la missione di fine 2019 nel corso del quale una delegazione del cluster marittimo genovese ha presentato il piano di rilancio della Polcevera.
Ma l’Italia deve combattere con un suo limite culturale. «La presenza italiana è indebolita dalla incapacità di fare sistema. A Hong Kong ci si confronta con colossi cinesi e internazionali: si va per presentare progetti concreti, non per fare politica».
Giovanni Grande