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FEBBRAIO 2020 PAG 34 - NEWS OBOR




 

Accordo Italia – Cina per lo sviluppo del trasporto aereo


Nell’ambito del negoziato aereo bilaterale tra Italia e Repubblica Popolare Cinese tenutosi a Pechino è stato siglato un Mou finalizzato ad ampliare i collegamenti aerei tra i due Stati, a favore dello sviluppo reciproco del turismo e del business. L’intesa è stata raggiunta proprio nell’anno in cui si celebrano i cinquant’anni dall’inizio delle relazioni diplomatiche con Pechino, anno dedicato anche allo sviluppo della cultura e del turismo tra l’Italia e la Cina. Il Memorandum prevede un considerevole ampliamento degli accordi precedenti risalenti al 2015 e in particolare: incremento della capacità in termini di frequenze passeggeri fino a 164 voli settimanali per parte, di cui 108 con decorrenza immediata, con un incremento di 28 a partire dalla stagione estiva 2021 e di ulteriori 28 a partire dalla stagione estiva 2022; punti di destinazione liberi nei rispettivi territori; code sharing domestico su tutti i collegamenti nel territorio dell’altra nazione; co-terminalizzazione (possibilità di servire con lo stesso volo più scali dell’altro Paese), ad eccezione delle principali rotte (Pechino-Shanghai, Pechino-Guangzhou e Shanghai-Guangzhou per i vettori italiani; Roma e Milano per le compagnie cinesi); per il trasporto cargo 14 frequenze a settimana con possibilità di operare diritti di traffico di quinta libertà su 4 punti ‘intermedi’ e su 4 punti ‘oltre’.


In servizio il satellite oceanografico sino-francese


Dopo aver completato tutti i test in orbita è entrato ufficialmente in servizio il satellite oceanografico sino-francese CFOSat (China-France Oceanography Satellite) il cui compito ufficiale consiste nel monitoraggio di uragani e tifoni e nella misurazione delle variazioni delle masse glaciali artiche ed antartiche.
Negli otto mesi di test, fa sapere il governo  di Pechino, il dispositivo ha acquisito dati di telerilevamento ad alta precisione mentre le stazioni a terra hanno soddisfatto i requisiti per l’elaborazione delle informazioni.
CFOSat è in grado di effettuare osservazioni ad alta risoluzione dei campi di vento sulla superficie dell’oceano fornendo dati utili nel monitoraggio dell’ambiente marino globale, nella prevenzione dei disastri e nella lotta ai cambiamenti climatici.
Nella prima fase di sperimentazione sono già stati generati oltre 20 terabyte di dati, che sono stati utilizzati da oltre 40 utenti in Cina. Sviluppato congiuntamente da Cina e Francia, il satellite è stato lanciato nell’ottobre 2018.


Rhenus punta a consolidare la presenza in Kazakistan


Rhenus sta pianificando l’espansione delle sue attività in Kazakistan e ha intenzione di stabilire un sito commerciale e un deposito di container nella città industriale di Karaganda. Già sono partiti i colloqui tra i vertici del gruppo tedesco e le istituzioni del paese centroasiatico. L’obiettivo di Rhenus è quello di valorizzare ulteriormente la sua presenza sul territorio e di sfruttare la modernizzazione in atto del sistema trasportistico kazako che punta a diventare hub di riferimento nell’ambito della BRI. Fanno gola, in particolare, i collegamenti tra la provincia cinese di Jiangsu e Rotterdam nei Paesi Bassi e lungo il corridoio dello Xinjiang, dell’Iran e della Turchia. Più della metà di tutti i treni merci che operano tra la Cina e l’Europa, infatti, passano attraverso il Kazakistan. Il gruppo logistico – un fatturato di 5,1 miliardi di euro, 31mila persone impiegate in 660 sedi commerciali – ha finora operato nella capitale Nur-Sultan e ad Almaty, la città più grande del paese, attraverso la sua filiale Rhenus Intermodal Systems, specializzata nella logistica globale dei container. Karaganda ha circa 500.000 abitanti ed è la quarta città più grande del Kazakistan; è particolarmente importante per le industrie del carbone, del ferro, dell’acciaio e del cemento.


Cresce il peso delle imprese cinesi nei contratti BRI


Il progetto BRI ha ripreso fiato nel 2019 dopo un periodo di appannamento dovuto sostanzialmente alle polemiche alimentate sulla sostenibilità dei prestiti cinesi (la famosa “trappola del debito”) per le grandi opere infrastrutturali previste nel sud est asiatico. A confermarlo i dati divulgati dal ministero del Commercio cinese secondo cui i nuovi contratti siglati dalle imprese cinesi hanno raggiunto un valore di 128 miliardi di dollari. Una crescita del 41% rispetto allo stesso periodo del 2018 frutto anche di una maggiore attenzione all’ambiente e alla tenuta finanziaria. Ad avvantaggiarsi di questo slancio sono state tuttavia le stesse imprese cinesi. Secondo Eurochambres solo 20 imprese su 132 interpellate si sono candidate a  progetti lungo la Bri e di queste soltanto la metà ha ottenuto commesse.

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