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FEBBRAIO 2020 PAG. 20 - Brexit, una nuova stagione di collaborazione bilaterale


Il cammino comune procederà anche se non più a braccetto. Si avanzerà passo passo affiancati. In virtù di valori condivisi. E alla luce di una considerazione che, al di là, dei toni anche aspri dettati dalla contingenza politica viene ribadita senza tema di smentita: «Il Regno Unito ha deciso di lasciare le istituzioni europee, non l’Europa».

All’incontro “Italy and UK: moving towards a future partnership”, organizzato alla Stazione Marittima di Napoli dal Comitato Interpaese del Rotary in collaborazione con il Propeller Club, Jill Morris, Ambasciatore Britannico in Italia e San Marino, ha puntato soprattutto a rassicurare sui futuri rapporti tra UK e Italia dopo la ratifica dell’accordo sulla Brexit. Una nuova stagione di collaborazione bilaterale, caratterizzata da libertà di commercio, valori e traguardi comuni da far valere sui futuri tavoli internazionali.

Alla vigilia dello “Ukin Tour” che la porterà a girare la penisola, con l’obiettivo di rafforzare le relazioni bilaterali tra i due paesi la Morris non esclude il sorgere di ostacoli e difficoltà nel corso delle trattative che caratterizzeranno il “periodo di transizione” che terminerà alla fine del 2020. Senza però nemmeno drammatizzare, poiché «partiamo da una situazione di armonizzazione normativa più spinta rispetto ad altre esperienze».

«Apriamo una nuova fase nei nostri rapporti. Storia, tradizioni, geografia continuano a renderci vicini. Rappresentiamo una economia con standard elevati e impiegheremo la nostra “bussola morale” per la creazione di un rapporto solido tra due identità sovrane legate dal libero scambio».
Obiettivo principale della nuova UK è, un po’paradossalmente per chi ha rivendicato il legittimo diritto di definire da sé le regole del gioco, «ridare slancio al commercio mondiale rallentato dalle spinte mercantiliste e sovraniste». «I nostri obiettivi sono di costruire una nuova partnership con l’Ue, essere in prima linea nella promozione del libero commercio, difendere i valori della democrazia e i diritti umani, proteggere l’ambiente».

Un sentiero in cui è confermata la “special relationship” con l’Italia. I flussi commerciali tra i due Paesi sono cresciuti del 3,4% nel 2018: 44,5 miliardi di euro in beni e servizi vivificano l’asse Roma-Londra. Così come le presenze turistiche che registrano un +2%. Il Regno Unito, inoltre, è la prima destinazione europea per investimenti diretti esteri mentre l’Italia è stata il secondo Paese europeo a investire. Nessun timore neanche per la comunità di italiani che vive in UK, tra cui va annoverata «la più numerosa comunità accademica e scientifica europea presente nel paese».
«Saranno garantiti tutti i diritti,» sottolinea l’ambasciatrice. «In merito ai viaggi nel periodo di transizione non cambierà assolutamente nulla. Dal gennaio 2021 invece non è previsto alcun visto per le visite brevi».

La Brexit, questo in definitiva il messaggio, «non cambia la personalità del paese». Di certo quello stesso “sistema-paese” che «non punta a una concorrenza al ribasso» dovrà essere promosso, a maggior ragione dopo l’abbandono definitivo («non abbiamo intenzione di chiedere altre deroghe») dal mercato unico e dall’unione doganale.

«Rimaniamo una meta ideale per gli investimenti: siamo tra le cinque economie mondiali più avanzate, possiamo contare su una imposta sul reddito bassa, siamo uno dei poli tecnologici mondiali, abbiamo un piano infrastrutturale e di investimenti votato all’innovazione».
Senza dimenticare l’occasione offerta dalla “green economy” che potrebbe aprire una importante opportunità di rilancio e collaborazione bilaterale. «La presidenza congiunta del Cop26, il prossimo vertice sul clima che si terrà a Glasgow, è il primo banco di prova per sperimentare una partnership strategica su una materia fondamentale come l’ambiente».
                                                                                                                                                       G.G.
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