GENNAIO 2020 PAG. 33 - In Italia mancano i progetti Il problema non sono le risorse
Investimenti, per Dario Scannapieco (BEI) c’è una carenza di competenze tecniche, soprattutto nel settore pubblico
Prima operazione che rientra nel perimetro del Piano Juncker per un’azienda di trasporto del Mezzogiorno l’accordo siglato tra EAV e BEI incarna a pieno le finalità dell’Istituto. Per il vicepresidente Dario Scannapieco l’iniziativa ha una valenza strategica, con ricadute sociali a favore di pendolari e turisti (la Circumvesuviana non serve solo l’area metropolitana di Napoli ma fa da “collante” tra il capoluogo e alcuni dei più rinomati poli turistici della regione, come Pompei ed Ercolano) e un impatto notevole sulla riduzione dell’inquinamento. “L’operazione permetterà una notevole riduzione delle emissioni di CO2, e consentirà alla BEI di far crescere ulteriormente il proprio impegno per il raggiungimento degli obbiettivi di lotta al cambiamento climatico,” sottolinea. “Sotto il profilo occupazionale, durante la fase di costruzione saranno generati 1.347 posti di lavoro, mentre 46 saranno i nuovi posti permanenti in fase di gestione”. Tutti aspetti positivi cui fa da contraltare una sorta di carenza per quanto concerne la progettualità del sistema – Italia su cui Scannapieco si è soffermato a margine dell’evento.
Si può trarre un primo bilancio del Piano Juncker?
Quest’anno si chiuderà la finestra prevista dal Piano e possiamo dire di essere in linea con gli obiettivi prefissati: mobilizzeremo i 500 milioni aggiuntivi messi a disposizione, con l’Italia che è ai primi due posti come paese beneficiario. Nonostante questo va segnalata una problematica importante: nel nostro Paese il tema non riguarda le risorse ma i progetti. Sotto questo aspetto un elemento positivo è stata costituito dalla forte azione di advisory prevista dal Piano che ha aiutato i promotori pubblici e privati a realizzare progetti realmente bancabili.
Come si muove la BEI sotto questo aspetto?
L’Istituto è dotato di una forte struttura composta da 450-500 tra ingegneri ed economisti che valutano la bontà tecnica dei progetti. Passaggio necessario considerando che i nostri sono prestiti a lungo termine. In Italia c’è un buon livello di attività ma si potrebbe fare di più, soprattutto nel settore statale. I dati confermano che i livelli di spesa pubblica per investimenti sono ai minimi storici dagli anni Novanta. E per invertire la tendenza non bastano più le strutture tecniche esistenti che a causa della crisi hanno visto la perdita di molte competenze. Dal nostro punto di vista non possiamo che mettere a disposizione tutte le risorse di consulenza a disposizione.
Il settore delle infrastrutture?
BEI gioca un ruolo strategico nello sviluppo delle reti transeuropee. In Italia siamo coinvolti nello sviluppo dell’AV e abbiamo aperto una consistente linea di finanziamento a sostegno dei porti (l’ultimo, da 45 milioni, a favore dello scalo di Trieste, ndr) e di tutta la filiera logistica che ad essi fa riferimento. Un impegno che ci vede particolarmente coinvolti nel Nord del Paese non solo per scelta nostra. Nel Mezzogiorno purtroppo riscontriamo maggiori difficoltà nella presentazione di progetti adeguatamente rispondenti ai criteri fissati dalla banca.
Giovanni Grande