GENNAIO 2020 PAG. 23 - Mezzogiorno in frenata rischia spirale recessiva
Si ferma a fine 2019 l’economia del Mezzogiorno. Dopo 4 anni di crescita, l’Indice Sintetico dell’Economia Meridionale torna a calare, attestandosi 30 punti al di sotto dei livelli pre-crisi.
Pesa innanzitutto l’andamento del PIL, che evidenza un indebolimento più intenso proprio al Sud: le previsioni indicano una mini-recessione (-0,2% secondo Svimez).
In deterioramento anche il clima di fiducia delle imprese, specie manifatturiere, che torna a calare; come si ferma la nascita di nuove imprese.
Segnali di rallentamento anche per gli investimenti che si attestano ad un -32,3% dal picco del 2008; positivo il trend del Credito d’imposta Sud che ha però solo contribuito a limitare i danni.
Decelerazione anche sul versante occupazionale. L’andamento resta stagnante, si riducono le ore pro capite e aumenta la cassa integrazione. 1/3 dei nuovi assunti al sud sono a tempo parziale e con titoli di studio inferiori, l’occupazione si riduce tra i laureati. L’emergenza occupazione giovanile non accenna a ridursi, lavora meno di 1 giovane su 4.
Anche per l’export, che negli anni scorsi era l’indicatore che aveva tenuto a galla l’economia meridionale, si assiste ad una inversione di tendenza con un andamento altalenante (-2,8% nei primi nove mesi del 2019 rispetto allo stesso periodo del 2018). Resta positivo l’export turistico con una spesa dei viaggiatori stranieri che cresce dell’1,8%.
Il pacchetto di misure dedicate al Mezzogiorno contenuto nella Legge di Bilancio costituisce una prima importante risposta al rischio di avvitare l’economia meridionale in una spirale recessiva difficilmente sostenibile. Ma il rafforzamento strutturale della capacità competitiva dei territori resta un obiettivo imprescindibile: da perseguire mediante l’irrobustimento del tessuto produttivo, il rilancio degli investimenti pubblici e privati, un potenziamento della PA a supporto delle imprese.
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